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Carezze


Il progetto – Al lavoro nel centro profughi

Impiegati Novartis
Una giornata da volontari pagati dall'azienda


Quaranta dipendenti della multinazionale farmaceutica Novartis, una giornata lavorativa diversa dal solito. Si sono rimboccati le maniche per dare una mano nei due centri di accoglienza del Progetto Arca, in via Sammartini e in via Aldini a Milano. Otto ore di volontariato al servizio degli immigrati.

Da Origgio a Milano, manager e impiegati volontari per un giorno

Il personale della Novartis al lavoro nel centro migranti

La brand manager e l'assistente strategica si occupano dei pacchi viveri. Il direttore della divisione, invece, fa parte della squadra in tuta bianca che sta imbiancando lo stanzone accanto.

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Non è la prima volta che la multinazionale svizzera propone ai dipendenti di lasciare le scrivanie per un giorno e di andare a fare volontariato. Li chiamano Comunity partnership day e a livello mondiale sono arrivati all'edizione numero 23.

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Perché? «Sono qui innanzitutto per capire io stesso», risponde Francesco Barbieri, appoggiando il rullo con cui stava imbiancando. Alla Novartis riveste il ruolo di responsabile della divisione Respiratory Franchise, il che significa che a lui fanno capo 200 persone. Ma oggi, in via Sammartini, è un volontario tra gli altri della squadra di imbianchini che risponde alle direttive di un rappresentante di Progetto Arca. «Mi sto rendendo conto che la rete che si occupa dei migranti è una macchina complessa, in cui si lavora tanto e bene. Sto osservando un interessante modello organizzativo che si occupa di queste persone». Si ferma e lo ripete: «Persone». Poi conclude: «E se prima avevo un po' di orgoglio nazionale, ora sono proprio contento di essere italiano».

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Corriere della Sera – Milano, 9 maggio 2018, pagg. 1, 13


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Che una multinazionale si prodighi nelle carezze ai migranti, non è certo una novità.

Il marketing di tale iniziativa è poi tessuto da uno dei quotidiani “italiani” meno peggio cioè il Corriere, che evidenzia il supporto dato su consiglio dell'azienda alla mass-migrazione mentre, leggendo l'articolo a pag. 13, si scopre che solo 40 dipendenti sui 200 che hanno aderito alla giornata di “volontariato”, si sono prodigati per le “risorse” che arrivano dal mare.
Ma un migrante, per la stampa “italiana” ed i suoi Padroni, vale più di un cieco dell'Unione italiana ciechi a Milano, di un disabile della cooperativa il Granello Don Luigi Monza a Cislago, di un giovane in difficoltà del Villaggio Sos a Saronno.
Opere caritatevoli che, sicuramente, non distinguono tra “italiani” e stranieri ed assistono anche questi ultimi, ma la notizia andava fatta evidenziando un'attività che si occupa esplicitamente di migranti con tanto di dipendente molto carina usata come testimonial in prima pagina dell'inserto locale milanese, che dipinge una parete con un sorriso splendido, ed ancóra all'interno.
Innovazione ed accoglienza senza limiti, il binomio tipico della globalizzazione, è il nocciolo di questo spot cartaceo dissimulato come articolo giornalistico ma palese velina del regime.

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Alla chiosa parrocchiale-pseudo-umanistica del manager che, pure, complimenta l'organizzazione di questo nodo dell'accoglienza ( e non è quello terminale ) seguono altre dichiarazioni di entusiaste dipendenti alla ricerca di empatia con il prossimo :



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Nello stanzone accanto, senza smettere di riempire e sigillare i pacchi viveri destinati alle famiglie in difficoltà, anche Anna Zaghi, ventottenne brand manager, e la trentenne Marta Girardelli (assistente strategica) si dicono convinte della necessità di fare qualcosa per «abbattere i pregiudizi» sugli immigrati. «Venite a vedere», mandano a dire a chi è spaventato e incattivito. E tengono a precisare: «Non siamo “buoniste”, vorremmo soltanto contribuire a dare un segnale di empatia».
Tutti soddisfatti, dunque.

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Corriere della Sera – Milano, 9 maggio 2018, pag. 13


Ma il prossimo dev'essere straniero : assistere lo “italiano” indigente è meno chic.
E, soprattutto, non lubrifica la filiera della mass-immigrazione che stipa all'inverosimile la classe subalterna, perché i manager suddetti possano sentirsi superiori alla plebe : ogni casta alta abbisogna di schiavi. Che vanno dapprima invitati con le promesse di un lauto banchetto, quindi accarezzati per uno spot sull'empatia che è un'azione squisitamente politica.

E' la bellezza della globalizzazione applicata alla “Italia”, e sono i giorni che stiamo vivendo.
Tutti soddisfatti, dunque ?

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8 commenti:

  1. I vertici della piramide sociale, le castalie parassitarie, sono interessate all'aumento del volume sottostante perché ciò significa poter rastrellare più risorse e potere.
    La stragrande maggioranza dei vertici liberal radical chic sono fortemente favorevoli alle immigrazioni di massa e ogni confine politico, statuale, culturale che limiti le loro mire.

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    1. > e ogni confine politico, statuale, culturale che limiti le loro mire.

      -> e contrari a ogni confine politico, statuale, culturale che limiti le loro mire.

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    2. Io non sono contrario, a priori, ad un cambiamento del paradigma sociale.
      Pertanto, non posso essere definito come “tradizionalista”.
      Ma tale cambiamento dovrebbe essere contrattato da entrambe le parti.
      La massa “italiana” è totalmente passiva oppure incondizionatamente aperta a qualunque cambiamento venga proposto. Il risultato operativo non muta, stante la pedissequa servitù degli amministratori di questo Stato : questa parte, la casta bassa ( se preferisci, il Popolo ) – di cui facciamo parte anche io e te – non agisce in tale senso e quando agisce supporta il macello sociale in corso d'opera, perché non ha alcuna coscienza di classe ma è un'accozzaglia di piccoli egoisti individualisti.

      In generale, nell'Occidente vige il contratto : neo-liberismo in cambio di diritti.
      Il diritto, ad esempio, di [ usare il ventre di una donna per una gravidanza surrogata in favore di ricchi gay ] che, appunto, fanno parte dell'élite.

      Ma se [ l'egoismo è connaturato all'essere umano ], esso dev'essere bilanciato da una coscienza di essere anche parte di una collettività, coscienza che negli “italiani” manca del tutto.
      { ed è uno dei motivi per cui includo quasi sempre le parole Italia ed italiani tra virgolette }.

      Siamo come una comitiva in totale balia di un autista pronto, nel caso, a farci scientemente schiantare.

      Ma “noi” “italiani” abbiamo tanto cuore, ed è questo l'importante, giusto ?

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    3. Marco, il tutto inizia quando, in chiesa, ti paragonano a pecora. C'è un pastore e poi le pecore.
      Io lo trovo insultante, ma ci sono milioni di persone che trovano giovamento in questo.
      Ora, nessuno dice mai una cazzo di volta, che il pastore le pecore le tosa, le munge, le vende, le macella.
      Ora, il fatto che i vertici facciano tutto questo rientra pure nel conflitto sociale.
      Il fatto che lo ammantino di moralismi per cretini (si pensi al martellamento H24 pro accoglienza senza se e senza ma, alle campagne asfissianti di razzismo anti, a strutture normative che sono ferocemente quanto indirettamente vessatorie con onesti, autoctoni e favorevoli ai criminali non solo nostrani ma im/deportati qui a centinaia di migliaia) è ributtante.
      Massimo Fini parlava di questa sorta di pappone postsessantottesco come de "metterlo nel culo al popolo con il suo consenso".

      Io non sono certo un amante del capitalismo ma non è certo il neo-liberismo che vige in Italia della deresponsabilizzazione collettiva, dell'assistenzialismo, dell'ugualismo antimeritocratico.
      Prova ad aprire un supermercato qui da noi.
      Senza essere di una cooperativa (giusta).
      Prova, prova!

      Insomma, qui trovano (nelle Marche) un dipendente delle poste che ruba, aspettano la sentenza per licenziarlo, poi una giudice (ci metto un comunistoide, ma secondo me le proabilità che io sbagli sono assai basse) interviene e afferma che deve essere reintegrato per decorrenza dei termini.
      Beh, non male come neo-liberismo.

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    4. Da quando ero piccolo - 40 anni fa - quasi sotto casa mia ci sono un supermercato [ PAM ], ed un altro che era GS ed oggi è un Carrefour Express. Più alcune botteghe a conduzione familiare, che poi sono state sterminate dal giro-di-vite della concorrenza a grande distribuzione.
      Non abbiamo, cioè, mai avuto necessità di andare alla Coop.

      Ti è sfuggita la precarizzazione del lavoro ( imposta anche attraverso i magnificenti iper-mercati, altro elemento iper-capitalista importato con tanti "Ooooooooooooooooooooh!" dei sottomessi ).

      Oppure la precarizzazione endemica non esiste, ed è solo una fantasia dei "comunisti" ?

      E, come dimostrato dal declassamento delle maestre e maestri da ma postato successivamente, anche le posizioni pubbliche sono in erosione.

      Poi, ci sono sentenze idiote partorite da una macchina della Giustizia che volutamente viene mantenuta farraginosa, quindi generativa mostri.
      Ricordo un dato che uscì ai tempi di Mani Pulite, cioè che Monaco di Baviera aveva un numero di magistrati inquirenti ( sostituti procuratori della Repubblica ) ch'erano 10 volte tanto quelli situati a Milano : 120 contro una dozzina.
      Poi, chissà com'è, oggi nella Politica si ruba come e più di ieri.
      E i procedimenti sono, in genere, lentissimi.
      D'altronde, meno sono le poltrone che contano, maggiore è il Potere di chi le occupa.
      Più sotto, una pletora di impiegati.
      Ma il tenere tutto assieme con i vecchi metodi non è più funzionale ... la macchina si sta sfasciando.

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    5. La progressione dalla bottega famigliare all'iper-mercato è fisiologica nel Capitalismo, cioè in un sistema basato sull'accumulo del Capitale, e, come nello [ schema Ponzi ], chi arriva primo e fonda l'impresa si siede bene a tavola cioè ne diventa il Padrone, i pochi secondi raccattano gli avanzi e la massa dei terzi, trascorso il momento della ricostruzione e crescita economica in cui vengono blanditi e sedotti dall'idea di potere diventare Numeri 1 - basta impegnarsi e desiderare fortemente il proprio obiettivo, no ? - si attaccano al cazzo.

      In particolare, sarebbe assurdo e ridicolo ... anzi è normale che i dipendenti di un'azienda ad alta tecnologia come quella spottata sul Corriere di Milano supportino la mass-immigrazione in un Paese e in un Occidente nel quale l'iniezione di tecnologia nelle filiere produttive continuerà a cancellare posti di lavoro, giungendo allo sfascio sociale e alla possibile guerra tra poveri permanente.
      Ma questi criceti da corsa sono stati educati all'individualismo più sfrenato, nel culto dell'agonismo competitivo individuale, tanto quando le cose butteranno troppo male in quest'area emigreranno in un altro distretto dell'[ Unica Metropoli ] e chissenefrega degli altri.

      Perché se il Capitalismo è idoneo alla fase di ri-costruzione e crescita, poi, saturata l'area antropizzata con i beni di base, comincia la produzione di ciarpame che viene proposto-venduto col 3x2. Produzione di merda - come Moravia ha reso bene con l'esempio intestinale, nello stralcio che ho riprodotto in un [ post precedente ] - per bambinoni bulimici e viziosi tossici di una dipendenza da nuovo gadget.
      { vedi l'impronta biologica degli Usa, il Paese epicentrale dell'Impero Amerikano, e la ''Italia'' sta su quella strada }.

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    6. La progressione capitalista e la fase di declino dovrebbero essere contrattate e mitigate dalla classe politica, che dovrebbe farsi carico della volontà popolare.
      Ma nella "Italia", siccome dal boom è mancato ed ancora manca totalmente un senso collettivo, gli effetti del declino sono più disastrosi che altrove.
      Bisognerebbe anzitutto discutere su cosa dovrebbe essere tale volontà cioè su dovrebbe essere il bene collettivo ma la discussione "politica" è quella che è.

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