Cpe / Cielo d'acciaio

Oggi ho fatto una buona giornata di lavoro ed ho pure trovato gli interstizi di tempo per curare il blog ed il sito maggiore : la buona produttività è sempre una fonte di buon umore per me e scrivo leggero queste righe (ancòra devo elaborare un preventivo, farò tardi).
Ho risposto all'amico di anARca
sull'argomento sinuoso e intrigante della partecipazione popolare ad una democrazia viva : il punto di partenza è la mobilitazione francese contro la cpe ...
Sono stato nella "ville lumière" la settimana scorsa - proprio nei giorni più caldi della protesta - ma ad una partecipazione fuori-contesto e ruolo (era comunque un problema loro, il nostro l'abbiamo ingoiato a suo tempo : siamo tutti colpevoli) ho preferito "scivolare" nell'esplorazione della città con la mia amica
Vera , studentessa di lingua e letteratura francese : gli avvenimenti di piazza ci hanno appena sfiorato - abbiamo solo visto 4 pullman delle forze speciali di polizia sfrecciare verso la Sorbona - e sotto un cielo di acciaio cupo che bene rifletteva i tempi duri che stiamo vivendo (ed ancòra peggio saranno) ho preferito stringermi al braccio del mio personale angelo - bellissimo con quella luce immortalata dalle foto che pubblicherò presto - e perdermi nel suo sguardo ... voi non avreste fatto altrettanto ?
Leggevo su "Le Parisien" del 29 marzo il bel gesto del ministro degli interni Sarkozy, sceso in strada a mediare con studenti e poliziotti mentre Villepin continuava a scegliere di non ascoltare ... al di là di ciò che posso pensare del contratto di lavoro con la facoltà del licenziamento senza rendere nota la giusta causa entro i primi due anni di impiego e per i minori di 26, un governo non può decidere leggi contro milioni di suoi amministrati che vigorosamente protestano (quello ch'è mancato nell'italietta), nel bene o nel male ...
Personalmente penso che uno "scapaccione" da parte del datore di lavoro sia comunque una lezione di vita (molti fighetti viziati che hanno strascicato parecchi anni nelle facoltà universitarie ne avrebbero davvero bisogno, in Francia come in Italia) e può essere utile se configurato all'interno di un quadro di ammortizzazione sociale del periodo di disoccupazione (magari utilizzabile per la formazione-lavoro) che da noi non esiste ... meglio tenere i ragazzi fuori dal lavoro e dalle problematiche della vita fino a 35 - 40 anni, lasciarli sfogare in manifestazioni di confusa ideologia e macerare rimbambiti dalla maria e dall'alcool ! Questa la politica italiota preparata per i giovani ed assistita da milioni di famiglie "mammiste" (i cocci saranno della comunità).

In attesa di fissare gli appunti di viaggio, ri-pubblico qui il pezzo di cui sottoscrivo ogni parola ma con un distinguo : io a votare ci andrò.

Un paese civile

di Furio Detti (28 marzo)

"Oggi non posso tacere.

non oggi, quando un paese intero si muove per dire no.

per dire no alla precarietà, per dire no allo sfruttamento, al neoliberismo, all'inganno, agli squali. questo è un giorno da non dimenticare.

oggi la Francia è scesa nelle strade e ha proclamato la sua volontà. oggi la gioventù di una nazione, in questa Europa troppo malata di banche centrali, efficientismo e burocrazie, anzi un'intera nazione si è svegliata e ha gridato "io non ci sto". perché riprendersi il futuro è possibile.

fermando le proprie attività, il proprio lavoro, mai paese è stato così mobile. una mobilità nobile, sana, vera. una mobilità che è movimento.

perché reclamare la dignità è un dovere sacro.

perché recuperare la sovranità è il primo obbligo di un popolo.

quella sovranità che ci è tolta da politicanti e cialtroni, da profeti dell'economia, dai tiranni del mercato, da padroni mai sazi di "sacrifici", "flessibilità", "mobilità", "efficienze", "competitività", "im-pren-di-to-ria-li-tà". lo stillicidio delle vite frantumate nel tempo del lavoro sottopagato, malpagato, spartito, atipico, irregolare, interinale, intermittente, a comando, a chiamata, a cottimo, a progetto...

....temporaneo. precario.

un futuro rubato in partenza, morto alla nascita.

poco importa che sia un milione (stime del Governo d'oltralpe), due o tre (stime dei manifestanti), a scendere dalle banlieues nelle strade.

una nazione si è svegliata e ha marciato per gridare NO.

il popolo si è levato per urlare NO.

la Francia ha detto NO.

forse non sarà un paese perfetto, e avrà in seguito moltissimi gravi peccati da farsi perdonare.

ma oggi NO.

oggi la Francia è quel paese civile che qui manca.

quest'Italia di coglioni ipnotizzati dai VIP in TV, da lustrini, puttanate e show

quest'Italia addormentata e cretina

quest'Italia in cui l'ennesima torta sta per spartirsi col voto dei soliti scemi (ogni voto vale per un partito 5 euro di rimborso e finanziamento, lo sapevate? io l'ho scoperto leggendo Lerner su Vanity Fair del 23 feb.) e in cui ognuno fa a gara per leccare i padroni e conquistare il loro "SI".

destra o sinistra non importa, niente più che due nomi diversi per la stessa triste orchestra.

Italia, un paese in cui è facile capire l'aria che tira per giovani lavoratori sempre più precari - leggetevi cosa dice Roberto Ichino sul Corriere del 27 marzo, lunedì scorso, per giunta nel nome dell'opposizione vicina ai lavoratori, vista la presa di posizione della testata.

quest'Italia che mi fa senso.

quest'Italia pronta a votare lo stesso sistema che odia, a ballare alla stessa musica che odia. quest'italia che sarà tradita ancora e che tornerà a votare un'opposizione uguale all'avversario, tra altri cinque anni, illudendosi di cambiare. come fece quando Berlusconi è salito al potere. quest'Italia che vota e voterà sempre tiranneggiata dalla paura del peggio....

quest'Italia rincretinita, anestetizzata e incivile.

è per quest'Italia che grido:

bonjour France!"

(segue)

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