Malinconie preventive (1)



Sfumature di fine-autunno

Stamattina c'era la nebbia in centro ed ero felice.
"Una volta" era la regola delle giornate tardo-autunnali e invernali : in città - e non solo nella periferia "bassa" e nell'hinterland - respiravo nebbia e mi sembrava di mangiare pane.
"Oggi" è un fatto singolare : è proprio vero che il clima è cambiato.
Io adoro la nebbia, la cui sacralità cara anche ai celti è stata sfregiata da quella povera filastrocca che ci hanno fatto imparare a memoria : ricordo che una maestra ce la recitava battendo a tempo la matita sulla cattedra, come fossimo una banda di paese. O della vecchia rivista : tanto merita quel componimento e nulla più, io preferisco il rutilante rumoreggiare sporco del traffico a quei versi (e suoni) banalissimi. Perchè è l'eco della vita vera e non figlio del cazzeggio effimero di un intellettuale.
Ci ha pensato John Carpenter a ripristinare la soggezione ancestrale con "Fog" del 1980, che andrebbe fatto vedere nella scuola dell'obbligo al posto del ridicolo passo d'oca tarà-tarà-taràtta : gli alunni apprezzerebbero di più, ne sono sicuro.
Ma il cinema nelle scuole rimane un'utopia, i maestri italiani e stranieri devono cadere nell'oblìo : tutti a vedere l'ennesimo "Vacanze di Natale", che la classe dirigente vuole n generazioni di rimbambiti !
Sto per emigrare, ed una certa malinconia (
a tratti rabbiosa) mi prende le corde vocali e la scrittura.

Mi mancherà la nebbia padana, come i Genesis

In testa al post ho inserito la succedanea grafica delle sensazioni brumose qui espresse : la copertina del cd "Wind and wuthering" dei Genesis-a-4 (1976) bene raffigura le nebbiose brughiere d'ogni dove esterno e/o interiore e meglio di tante parole.
Album generoso e parecchio "suonato" che prelude già al cambiamento del gruppo : lo stile musicale è il "genesis classico", ma c'è più forza nel ritmo dei pezzi - talvolta fin troppo insistito e quasi fastidioso - con batteria, basso e tastiere accentuate.
A farne le spese è la trama delicata delle chitarre di Steve Hackett, che già non è il tipico guitarist incazzato ... poco dopo lascerà i compagni, che già avevano perso lungo la strada il genio assoluto di Peter Gabriel e non si riprenderanno più dall'ennesima defezione : un paio di album decenti, poi idee sparse ma non elaborate e la tanta merda che ci hanno dato negli anni '80 e '90.
Ascoltando bene, in questo disco Phil Collins - uno dei migliori drummers di sempre - inizia a trascurare la batteria (ancòra sontuosa ma inveìta, perde alcuni colori) e canta esattamente come l'arcangelo Gabriele : non è una sorpresa, anche nei pochi assoli e nei vocalizzi di supporto degli "studio" precedenti non s'avvertiva quasi la differenza timbrica nè interpretativa tra i due.
I fade-out non sono epifanici come in "The lamb lies down on Broadway" ma, al contrario, lasciano l'ascoltatore non completamente sazio al termine di portate copiose - 10 minuti per "One for the vine" (da lacrime il piano finale che riprende il tema principale) e altri 4 pezzi sopra i 6 - e preparate con ingredienti d'eccellenza, cucinàti con il sudore del tastierista Tony Banks (primo compositore dell'opera) ma senza l'ispirazione lisergica dell'arcangelo. La sua assenza è palpabile e fondamentale nell'atmosfera : i cambi di tempo e di sound tipici del progressive sono qui forzàti, innaturali, e non bastano scampoli di enossificazione ritagliàti da "the lamb" per recuperare l'incanto di un tempo.
"Blood on the rooftops" è - a mio avviso - il capolavoro tra questi 9 brani, e già si sente il "marchio" del Collins solista ed autore di hit banali - ahimé - e serializzate : carillon, voce fredda, ritmica regolare, romantici tappeti di violini ben arrangiàti.
Però è introdotto da un commovente arpeggio acustico di Hackett, e tutto il pezzo è coralmente assistito dagli altri strumentisti : insomma, si può parlare ancòra di musica e pure di gran classe.
E' un album sopravvalutato dalla critica, ma un ascolto obbligato e meritevole per chi ama il genere : un'alzata di testa virile ed orgogliosa prima del guadagnato riposo - sembrano dirci : "il mosto migliore è stato messo nelle botti, e adesso abbiamo il diritto di riposarci" - avendo la coscienza che all'alba del punk un'era straordinaria di rock raffinatissimo s'era ormai conclusa.
La tournée mondiale e il doppio-live "Seconds out" (1977, registrato durante la tappa parigina) sanciranno - pochi mesi dopo - la fine di una stagione di progressive rock indimenticabile e non ripetuta.

Che malinconia ...

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