Sono solo videogiochi



Sulla "faglia" di un mutamento epocale

Ho letto un articolo interessante sui videogiochi in "Game Republic" di febbraio ("La fine di un Impero ?", pp. 018 - 021) : è il punto della situazione dell'industria nel Regno Unito, ripercorrendone per sommi capi la storia dai mitici anni '80 con le piccole software house che producevano per gli home-computer a 8 e 16 bit (ricordo bene le serie dell'Ultimate-play-the-game, avendo avuto uno Spectrum 48k) fino alla crisi dei giorni nostri, con la "retrocessione" dal 3° al 4° posto nella classifica mondiale delle nazioni produttrici (dopo Giappone, Usa e Canada) e più del dimezzamento degli studi in pochi anni.
Ho sottolineato alcune informazioni :

1) "[ ... ] l'industria dei videogiochi, dal 2004 in poi, ha contribuito alla bilancia commerciale inglese per 2.680 milioni di sterline, coprendo da sola il 30% di tutte le esportazioni del Regno Unito".

2) Il Canada sta attirando risorse umane e investimenti da tutto il mondo, perchè ?
"[ ... ] il governo canadese rimborsa alle compagnie di videogiochi il 37% dei salari erogati e assicura una franchigia fiscale di cinque anni ai dipendenti stranieri di queste aziende. Altri rimborsi vengono destinati a quegli sviluppatori che promuovono iniziative di sviluppo e di ricerca, col risultato che le nuove Ip prodotte in Canada superano ormai di gran lunga quelle inglesi."

3) "[ ... ] dai corsi universitari di divertimento interattivo escono ogni anno molti laureati, ma solo il 25 o 30 per cento trova impiego nelle compagnie di sviluppo".
Male comune ... ma esistono in italia corsi siffatti ?

Il cartello delle società inglesi di sviluppo - la Tiga - sta facendo pressioni sul governo per ottenere agevolazioni fiscali e altri tipi di sostegno che potrebbero passare in sede europea come aiuti ai settori della cultura, secondo il quadro proposto dalla "testa d'ariete" francese in favore del proprio cinema.
E' singolare per me - come per qualunque altro videogiocatore - leggere della crisi di un industria che mi è familiare ed ha prodotto classici come la serie di "Tomb Raider" della Eidos e personaggi di fama mondiale come Lara Croft (nella foto il casting della testimonial cinese, da Gamesblog.it) ma la chiave della situazione è proprio questa : il videoludico merita di essere inserito tra i prodotti culturali, quando ciò avverrà anche per la legislazione europea sarà una svolta epocale.

E da noi ?

Ogni paese dà quello che può : tra il calcio (della defunta Simulmondo, etichetta bolognese) e i motori della Milestone (leggi l'intervista con il presidente Antonio Farina) i mondi virtuali complessi restano un sogno freudiano.
Segnalo però alcuni movimenti negli studi più piccoli : la romana Blacksheep Studios che ha un catalogo differenziato e qualche prodotto originale ... una "pecora nera", appunto !
Sempre a Roma c'è l'Aiv (Accademia italiana videogiochi) dove imparare i rudimenti e specializzarsi in quest'arte informatica.
La milanese Virtual Identity sta sviluppando il proprio progetto principale "the Black corsair" ispirato ai romanzi di Emilio Salgari, e la grafica è piacevolmente fumettistica (alla "XIII", per intenderci).
La barese Pm Studios sta sviluppando un rpg multiplayer on-line, dopo giochi in flash e alcuni interattivi didattici.
Anche nel mondo delle indies abbondano i simulatori sportivi e le cover bonelliane e d'altri classici seriali, con l'eccezione di qualche prodotto d'autore come la "Druuna" (del maestro Eleuteri Serpieri) edita dalla genovese Artematica.
Gli sviluppatori italiani in gamba spesso sono emigrati in paesi più evoluti o comunque lavorano per compagnie straniere : mi auguro che le società che ho elencato possano crescere, diventare un sicuro approdo per i giovani programmatori e disegnatori, nonchè un sicuro riferimento per i consumatori.

Parafrasando Edoardo Bennato : sono solo videogiochi ... in italia siamo impegnati in cose ben più "serie", come - ad esempio - seguire le fregnacce dei politici ...

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Gamerepublic.it - sito della rivista

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7 commenti:

  1. Anche se non c'entra nulla col post,ma magari con la condizione dei giovani creativi,volevo segnalarti che a Bologna gli eCreativeLabs(di cui facci oparte anche io)hanno realizzato un motore di ricerca COOLOOGLE,utilizzando quello di Google ed aggiungendogli moltissime funzionalità in più,dai link ai social network alle maggiory community di condivisione di saperi,come Flickr e Deviantart o Wikipedia.
    Facci un salto e se ti piace...spargi voce!Lo trovi qui:
    http://www.ecreativelabs.com/cooloogle
    Lollo

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  2. eCreativeLabs ?

    Ragà, mi scrivete due note che vi faccio un post ?
    Sono in arretrato un casino, per cui non so quando proverò a fondo Cooloogle ... intanto faccio volentieri il lancio di una realtà bolognese.
    (sono disponibile anche per bere una birra assieme).

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  3. Ti ringrazio.
    di seguito il comunicato stampa.
    url: http://www.ecreativelabs.com/cooloogle
    descrizione: Cooloogle è un motore di ricerca che utilizza la tecnologia di Google Co-op.Ha una grafica accattivante ed è stato realizzato da due giovani creativi italiani a Bologna(facenti parti del team eCreativeLabs).
    Ha tante funzionalità aggiuntive oltre ad essere un browser:il perno di tutto è la semplicita e la portata di tutto ad un click di distanza:link tramite bottoni a mail,giornali di varie parti del mondo,social network come youtube e facebook,Wikipedia e foto e video community e ogni giorno presenta delle innovazioni,inquanto in crescita.

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  4. errore:sostituire alla parola browser Motore di ricerca
    Ciao e grazie ancora

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  5. Amico mio, non mi sono spiegato bene : ho bisogno di due note di presentazione della vostra factory ... partiamo dall'ABC insomma ...
    (poi la recensione di Cooloogle).

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  6. Sono rimasto fermo agli anni 80 e, incredibile, non riesco ad appassionarmi alla Playstation. MAh, però sfido chiunque a battermi al MAME 32. Non penso di aver rivali. Bravo Bufalo- come al solito- ad occuparti di questi argomenti, marginalizzati dalla stampa.

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  7. eCreativeLabs nasce nel Novembre 2006 in un appartamento in via Massarenti a Bologna.Sono 3 creativi ognuno dei quali svolge parallele manzioni non informatiche.Gabriele D'Uva è dottorando presso il Centro di Ricerca Biomedica avanzata di Bologna(Biotecnologo medico),artista(pittura),nonchè selecta musicale della scena bolognese(aka Dott.Kuba del Beat Club),Giacomo Maria è un giurista e oltre a collaborare con i Creative Commons Italia è un musicista professionista di istanza ora a Barcellona,Lorenzo D'Uva è laureando in Medicina,conosciuto anche come caffeinaliquida nell'arte della fotografia(vedi calendario su Repubblica.it) e anche lui selecta(aka MrCoffee del Beat Club).Collaborano da 2 anni alla realizzazione di un grosso portale con al centro le licenze Creative Commons,di cui ne promuovono la diffusione,e hanno realizzato nel Febbraio 2008 Cooloogle,quasi un'evoluzione naturale di Google,ora in versione BETA,e si accingono a lanciare un provocatorio sito a Marzo,con l'intento di finanziare il "principale portale".Sono convinti che la creatività sia svincolata da logiche di mercato e coltivano assieme la passione per la tecnologia e il web 2.0.

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