Lou Andreas Salomè





Fraternità e Russia. Per Lou erano sinonimi. Amava la Russia e l’anima semplice del popolo russo. Al contrario degli occidentali, i russi erano semplici e infantili e non avevano perduto il senso profondo della fraternità per tutte le creature, non si erano ancòra staccati dal grande ritmo della vita. Non avevano timore di mostrare i loro sentimenti, la loro pietà, l’umiltà del loro cuore e, sì, anche la loro crudeltà, in contrasto con la società raffinata e ipocrita di San Pietroburgo. Lou amava il tepore delle loro isbe, quelle primitive capanne dal pavimento di terra battuta che parevano scaturire dalla terra. Amava le chiesette rotonde con le cupole dorate, ma soprattutto amava la serenità dell’immensa distesa del Volga, con quella sua particolare atmosfera in cui si mescolavano distanza e raccoglimento. Tutto questo Lou lo sentiva suo, perchè era più che un popolo, più che un paesaggio: era una forza elementare come l’acqua, il vento, la pioggia, una forza che scaturiva dalle profondità dell’anima russa. Prima di morire rimpianse con profonda amarezza che l’Europa avesse perso questa forza: «L’Europa non ha più misteri, non ha più profondità, è veramente morta».

(da “Lou Andreas Salomè. Mia sorella, mia sposa”, di Heinz F. Peters)


Indomabile

Rampolla dell’entourage zarista a San Pietroburgo misconosciuta ai più, lasciò l’agiatezza della Prospettiva Nevskij per le metropoli europee, dove frequentò i maggiori intellettuali ed artisti del suo tempo (e non solo : da Friedrich Nietzsche a Lev Tolstoj, da Knut Hamsun a Richard Wagner e via discorrendo), Lou Andreas Salomè fu cardinale nella vita di alcuni di loro.
Donna avvenente e colta, di personalità forte e complessa, nacque in una famiglia di origini francesi ugonotte – baltiche – danesi nei giorni dell’affrancatura dei contadini russi dalla servitù della gleba (1861).
Discepola di Freud, fu una delle prime donne ad esercitare la psicanalisi, e per questo motivo il suo studio fu requisito dai nazisti alla morte (1937).
Una biografia scritta con eccellente prosa e senso narrativo, tanto da dovere essere considerata un’ottima opera assoluta, e non di genere …
Proprio per la densità (e qualità) della scrittura, può essere letta anche in luogo pubblico (il lettore viene rapito dai luoghi remoti, dai personaggi bene sfaccettati e dalle situazioni incardinate alla figura di Lou) e “a fascicoli”, ovvero senza seguire l’ordine cronologico dei capitoli.
Ottima l’edizione brossurata dell’Odoya (copertina resistente), incrementata da un’impaginazione e un corredo fotografico all’altezza del testo.



(questa la mia impressione, dopo le prime 50 pagine).

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1 commento:

  1. Post recuperato da “Kamchatka”, là pubblicato il 21 marzo.

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