C'era una volta l'URSS






- «Slava, che strana idea parlare in continuazione anche del lavoro, della pace nel lavoro, della gioia nel lavoro, dell'amore nel lavoro, dell'abbondanza nel lavoro ...
Erano solo i nazisti a proclamare, all'ingresso dei campi di sterminio che “il lavoro rende liberi”. Il lavoro è la punizione dell'uomo, è la piaga dell'umanità ...
Con l'automazione, l'uomo potrà liberarsi dell'obbligo di lavorare. Fra cinque, dieci anni, non si lavorerà più di tre giorni alla settimana e sarà un fantastico passo verso la felicità ...»

- «Dominique, la base della costruzione socialista che sta liberando il mondo è il lavoro.
Qui le crisi capitaliste non possono esistere. Noi abbiamo continuamente bisogno di lavoratori sempre più numerosi. Non c'è disoccupazione.
Abbiamo posto fine allo sfruttamento dell'uomo da parte dell'uomo, ed è per questo che il lavoro, anzichè essere una schiavitù come da voi, è un piacere [ ... ]
Dominique, l'Unione Sovietica durerà mille anni !»



Due utopie
 

La Rivoluzione sovietica è fallita, l'organismo statale che ne era il più notevole risultato nonchè il faro non è durato un millennio ( è crollato dopo poco più di 70 anni ), ma pure la Terza Rivoluzione Industriale non ha gratificato i lavoratori come si auspicava il francese : la robotizzazione delle linee di produzione ha sì sgravato gli operai dalla fatica fisica brutale, ma non ha affatto liberato il loro tempo ... anzi, siccome i robot potevano svolgere il lavoro di un multiplo di uomini e donne, l'eccedenza di braccia è stata risolta con il licenziamento, incrementando esponenzialmente il guadagno del Padrone.
Innovazione e abbattimento dei costi sono necessari per restare competitivi sul mercato globale, altrimenti è il fallimento : questa è stata la favola raccontata dagli industriali nordamericani, europei, giapponesi ( e rimboccata dai sindacati nazionali, pienamente correi della svolta verso il profitto ad ogni costo ) mentre fingevano di accusarsi l'uno con l'altro di concorrenza spietata, talvolta sleale.
Per rispondere alla quale, erano pertanto necessarie misure drastiche e dolorose ( per i sottoposti ). L'economia è Guerra perpetuata con altri mezzi, lo sappiamo, e la Fanteria paga sempre il tributo più alto.
E intanto i Padroni si arricchivano a dismisura, oppure fallivano con il sorriso sulle labbra ( dovuto a congrui conti correnti bancari ) o meno ( gli imbecilli che non avevano capito il gioco, nè le convenienze, ce ne sono in ogni categoria umana ), mentre le famiglie degli operai si dovevano arrangiare un'altra entrata per mettere assieme il pranzo con la cena, fino al 30 del mese.
E andava ancòra bene, quando era possibile trovare un altro impiego a tempo indeterminato, nel giro di poche settimane. La lira girava, la gente continuava a comprare beni di ogni genere necessario e superfluo, sedotta da un costante assalto mediatico induttivo di desideri congetturati dai professionisti del marketing.
OH.
La Crisi profetizzata dal russo è infine arrivata, unica previsione azzeccata dai due soggetti ebbri dei propri convincimenti, anche se lui non ha potuto assistere alla fase acuta dei nostri giorni perchè scomparso prematuramente.
La Crisi economica globale di questi anni ha una stretta relazione con il crollo dell'opzione socialista : deceduta l'ideologia antagonista, non v'è stato più alcun freno per l'ingordigia degli investitori, che non hanno avuto più altro termine di paragone, più alcun dovere di dimostrare che il benessere è maggiore e ben distribuito nel mondo occidentale capitalista.

Ma ...
Magari, quello che ho tenuto tra le mani per 3 ore fosse un libello politico, un confronto dialettico degno del peggiore bar del quartiere, schietto fino all'asprezza, tra due pensieri unici contrapposti !
La lettura sarebbe stata più interessante !
Lo scambio che ho citato in apertura è, purtroppo, una rarità nel flusso del diario di viaggio ...

In Unione Sovietica come nel traffico parigino
( o ad un caffè sugli Champs-Élysées )


A Dominique Lapierre, corrispondente del settimanale francese “Paris Match”, viene l'idea di un viaggio nell'URSS appena liberata dallo stalinismo, in cui Krushov ha liquidato Lavrentij Beria ( leggenda vuole che sia stato il maresciallo Zhukov in persona, ad arrestarlo e forse ad ammazzarlo ) e sta preparando un discorso-shock contro i crimini del satrapo di Gori.
Confida il proprio desiderio all'amico e collega Jean-Pierre Pedrazzini ( fotoreporter ) e grazie ad un caso fortuito i due possono illustrare il progetto al Segretario dei Soviet in persona. Dopoqualche mese, arriverà la risposta affermativa, assieme ai visti per l'ingresso dei giornalisti e consorti ( anch'elle giornaliste, del cartaceo femminile “Marie Claire” ) ...
Le due coppie verranno raggiunte da un giornalista sovietico coetaneo, Stanislav Petuchov della “Komsomol'skaja Pravda”, la cui moglie si unirà al gruppo a Mosca.
Il resoconto dell'esperienza è pubblicato in lingua italiana da Net ( il Saggiatore ).
Bene.
Entusiasmo, ed anche il lettore si aspetta grandi cose dal viaggio ... ma rimarrò fortemente deluso dal metodo d'indagine usato dai cugini d'Oltralpe.
Assisto alle misure metriche delle case dei lavoratori sovietici presi a campione, dello stipendio di un ferroviere e di un contadino ( ad esempio ) comparato a quello di un collega francese, delle bollette della luce e delle altre utenze domestiche, di quanti articoli si trovano nella profumeria più grande del GUM comparata con una analoga delle Galeries Lafayette ... e questa è la massima analisi di cui Lapierre è capace.
Pare l'inventario del magazziniere di un supermercato, anzichè il reportage di un giornalista professionista !
Le due coppie piccolo-borghesi si muovono impettite e un po' arroganti come fossero gli ambasciatori della Francia in suolo straniero, senza il minimo senso dell'auto-ironia e del ridicolo ( di cui i cugini notoriamente difettano )
, salgono sulla nave turistica Marseillaise nel Mar Nero a respirare aria pulita come fosse l'ultima àncora di salvezza, pretendono champagne su una equivalente nave locale che li porta nel Caucaso ... e via con altre sciocchezze.
Preferiscono proseguire il viaggio oltre Mosca con la propria station wagon adulata dalle folle russofone da cui sono circondati in tutte le città ( e fare così la figura dei fenomeni, dei “marziani”, testuale ) anzichè noleggiare all'Inturist una macchina locale, pur sapendo già dalla capitale che lungo la strada non troveranno più pompe di benzina super ( l'unica del Paese è quella dell'Hotel Metropol, avanguardia degli ottani nobili ) per poi lamentarsene ogni giorno, cioè in ogni pagina ...
è colpa del lettore, forse ?
Come veri stakanovisti della cronaca, allorchè verificano che la velocità di movimento sulle strade sovietiche sarà ( per vari motivi ) dimezzata o meno ancòra, non scelgono di accorciare il percorso per dedicare maggiore energia ed attenzione alle prime tappe, ma insistono a percorrere tutti i chilometri pianificati ( alla fine saranno 15.000, da Parigi e ritorno ).
La quantità che batte la qualità, e lo si capisce leggendo.
Quindi sto scrivendo anzitutto di un palloso rally automobilistico in cui sembra che ci sia un primo premio in palio da vincere assolutamente, ma quello che è peggio, in ogni pagina, è che non lesinano ( e specialmente l'autore che è il capocomitiva ed il più rigido, mentre gli altri sembrano adattarsi un po' meglio ) la puzza sotto il naso sempre militante del francese all'estero ( aggravata dall'ideologia antagonista di cui si sentono ambasciatori in pectore ) piuttosto che calarsi davvero nella realtà russa, cercando di riflettere con umiltà sulle peculiarità culturali degli ospitanti ...
Il piglio è quello del piccolo-borghese, patriottardo, pieno di pregiudizi contro il Sistema socialista, che affronta il percorso con l'atteggiamento dell'esploratore di una Frontiera che gli occidentali non avevano mai valicato, le bandierine francesi bene in vista sulle antenne dell'auto.
Un colonizzatore.
Sembra una parodia con protagonista Louis de Funès agli occhi del nostro tempo, ma purtroppo per loro, i francesotti ci credevano nella superiorità morale del proprio tronfio Paese, e ci credono ancòra ...
Pensate che non si sono mai ubriacati in compagnia con la vodka, nemmeno una volta ( oppure l'autore glissa ) : che gente ridicola, tutta di un pezzo !
( ho sempre diffidato di chi non s'abbandona agli alcoolici ).
La figura migliore, in fondo, è della Simca Vedette Marly, che riesce ad affrontare il viaggio su strade pure sterrate e sassose, guadando fiumi, bevendo benzina da trattori e aerei ed olio nero denso ... e tornare a casa integra, cavandosela solo con qualche revisione e pulizia del motore.





La fantastica avventura di due giovani coppie occidentali sulle strade proibite del paese dei soviet.


[ dalla copertina ]



L'occhiello scelto dalla casa editrice italiana è fuorviante, per il possibile cliente che sta maneggiando il volume in libreria, e riflettendo sull'acquisto : questo diario di viaggio è sciatto come una lista della spesa, senza alcuna capacità di approfondimento nè di una scrittura che per struttura e lessico si scosti dalle brevi di cronaca dei quotidiani.
L'autore non riesce a sollevare minimamente l'interesse del lettore, sia per la struttura narrativa quasi del tutto lineare e noiosa, che per la totale mancanza di spirito d'osservazione individuale ( quasi totale assenza di dettagli e particolari delle scene, curiosi o rivelatori ) e di un serio corredo informativo e iconografico dell'URSS del tempo ( omesso per ragioni politiche ), che avrebbe aiutato.
I chilometri scorrono veloci fuori dal finestrino, troppo veloci ...
Altrochè “fantastica avventura” !

Conclusione

Il mio pessimo giudizio ( ignorante ) non viene mitigato dalla chiusura romantica, in cui vengono narrate le diverse sorti dei protagonisti : Pedra morirà dopo pochi giorni dal ritorno a Parigi, ucciso dalle mitragliate comuniste di fronte all'ambasciata sovietica a Budapest ... Slava pagherà la guasconeria del compagno di viaggio ( che ha pubblicato un servizio critico su “Paris Match” ) con tre anni di Siberia, non prima di una risposta a modo sulla “Komsomol'skaja Pravda”, per poi morire 67enne delle conseguenze di una brutta caduta ... un franco-armeno incontrato lungo la strada, riuscirà a tornare in Europa con l'aiuto dello stesso Lapierre.
Un po' poco, anche se il libro costa solo 8 € ( si può trovare facilmente a metà prezzo nelle bancarelle e negozi di seconda mano - io l'ho acquistato da MelOutlet - oppure on-line ) ed ha stimoltato la curiosità dei feticisti dell'Unione Sovietica. Solo se siete collezionisti di editoria sull'argomento, e ci tenete ad avere proprio tutto ciò che è stato stampato sul quel laboratorio sociale e politico, vi potrà interessare questo resoconto di cui terrò a mente poche note, sempre che non sia già accasato nella vostra libreria personale.
155 pagg. più l'inserto fotografico centrale ( nemmeno questo è meritevole di lode, a parte lo scatto di un corteo nuziale ucraino, che è la migliore cosa del volume e forse l'affiggerò ai muri della mia stanza ) stampato su alcune pagine in bella carta lucida, che però si fascicola alla lettura.
Poco male, se almeno il resto valesse qualcosa di più.

...

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