E Uriel chiuse KEIN PFUSCH, BITTE!




Uno degli avatar di Uriel Fanelli, editato in una ipotetica tessera del New World Order.




I post di Uriel sul dominio keinpfusch.net sono ancóra leggibili nel formato per dispositivi mobili ( ?m=1 ).


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Periodicamente – ed anche l'altro ieri – arrivano naviganti in questa mia piccola baia che sono spinti dalle chiavi-di-ricerca “Kein Pfusch” oppure “Uriel Fanelli”; precisamente, attraccano a questo post del 2014 : [ 1 ].

Al tempo, leggevo ogni tanto il diario on-line di questo ieratico ed inquieto tuttologo – pare un professionista dell'informatica “italiano” emigrato in Germania – che scelse il nickname “Uriel Fanelli” da un personaggio di suo conio per la sceneggiatura di un fumetto di fantascienza, e poi usato come pseudonimo genitore delle storie pubblicate in cartaceo ed e-book che sono acquistabili su Amazon : [ 2 ].
Poi, sono passato a Un Uomo In Cammino [ 3 ] ed ecosistema associato, divertendomi parecchio a leggere → intervenire, e talvolta scazzandomi ( anche pesantemente ) con i commentatori. Era da un pezzo che non andavo a trovare Uriel.
Anni.

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Uno dei motivi per cui smisi di leggere KEIN PFUSCH, BITTE! fu l'impossibilità di interagire con l'autore e gli altri lettori : i commenti al blog erano disabilitati e spostati ad un gruppo di discussione Google – se ricordo bene – cui era possibile accedere dopo l'ostentazione di non si sa bene quali requisiti all'autore stesso.
Una chiesa personale – in altre parole – con tanto di dress code anzi verifica del pedigree all'ingresso, che però, come già il Popolo, deluse profondamente il messia.
La proibizione del commento – a priori di un comportamento molesto dell'utente – è un atto arrogantee sterile, quindi deprecabile nella rete, che potrebbe essere tradotto in linguaggio umano verbale con un perentorio : “Ascolta, e sta' zitto !”.
Il messia informatico de' noartri comunque mi era simpatico, come mi sono sempre stati un po' simpatici i singolari creativi ed inquieti, le teste-di-diamante irrisolubili pienamente in questo mondo ma anche in sé, gente ostinatamente in contro-tendenza anche alla contro-tendenza : atteggiamento che alla lunga è stucchevole, e, tendendo al paradosso, scema il significato della struttura narrativa che diventa mera estetica compiaciuta e narcisista.
Ma diverse pensate erano interessanti, almeno tratti dei percorsi proposti dal verboso bloggatore.

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Dopo una prima interruzione del servizio – pare dovuta a una pagina satirica a lui dedicata nella Nonciclopedia [ 4 , 5 ] che non fu presa benissimo dallo scrittore, siccome a suo dire metteva in mezzo i familiari – e il ri-direzionamento ad una pagina GitHub [ 6 ] per qualche mese, Uriel chiuse definitivamente il blog.

I post pubblicati a suo tempo sul dominio keinpfusch.net [ 7 ] sono ancóra fruibili nella versione per dispositivi mobili : [ 8 ]. E anche qui : [ 9 ]. E' letteratura internettiana significativa, che secondo me andrebbe citata in una Antologia Social in lingua italiana.
Alcuni post sono stati ri-pubblicati in altri blog.
In questo mio spazio propongo alla curiosità di chi non lo conoscesse l'ultimo post di Uriel Fanelli, ri-pubblicato dal blog Gigi Picazio il 1° luglio 2015 e che ritengo utile a capire la persona, oltre che a conoscere le ragioni del silenzio social intrapreso :



Si e’ fatta una certa.

di Uriel Fanelli

Era un pochino che notavo qualche difficolta’, ma ho sempre rimandato una riflessione profonda. Forse perche’ motivi di orgoglio – troppi aspettavano questo momento con gioia – mi spingevano a continuare. Ora pero’ me ne frega pochissimo di quelle persone – l’indifferenza ha superato, finalmente, il fastidio – e allora mi sono trovato in un silenzio, che mi ha aiutato a prendere la decisione.

Stavolta e’ vero, per una ragione. L’ho deciso io solo. Non ho un gruppo di psicopatici addosso (o meglio, non me ne frega niente), non ho emergenze particolari, non ho altre ragioni che non siano ragioni interiori.

La prima ragione interiore e’ l’esaurimento del mio rapporto con l’ Italia. Dopo qualche anno ho interiorizzato l’idea di non tornare mai piu’ a vivere in Italia, ho interiorizzato la Germania come nuova patria, e quindi rimaneva in piedi un rapporto che non era piu’ affettivo ne’ nostalgico. Era solo un residuo di vecchie abitudini. Ma onestamente, oggi leggo notizie dall’italia dicendo “ma chi se ne frega, in fondo”, e poi passo a leggere notizie su giornali tedeschi. Forse anche il mio studio del tedesco ha contribuito a proiettare diversamente il mio centro degli interessi.

Tuttavia, l’Italia appare sempre piu’ come una ex fidanzata: piano piano interiorizzi il fatto che non c’e’ piu’.

Ormai sono arrivato ad un punto nel quale leggo i giornali italiani e dico “vabe’, ma se non ci tengono loro a quel paese, io ormai che c’entro?” .

L’amore e’ un fenomeno onirico. Amare qualcosa, anche un paese, significa sognare la cosa e rivestire col sogno la cosa reale, che appare speciale perche’ e’ ricoperta dal sogno. Ma se ti svegli, il sogno finisce, dunque l’amore. E non e’ possibile che torni: anche se ti riaddormenti, difficilmente rifarai lo stesso sogno.

Ovviamente questo toglie, diciamo, la spinta a scrivere un blog in italiano, un blog letto prevalentemente da italiani. Ne apriro’ uno in tedesco? Non lo so.

Un altro punto e’, ancora una volta, l’irrequietezza. Internet e’ completamente livellata, cosi’ come lo e’ la societa’ esterna. Non ha senso essere irrequieti su internet, dal momento che oggi su internet c’e’ esattamente la gente che c’e’ fuori. E fa esattamente le cose che fa fuori. E’ come andare in vacanza a Formentera o Sharm: arrivi, fai l’appello e conti i vicini di casa che mancano.

E non e’ nemmeno una questione di “tipo di persone”.

In questi 13 anni di blogging, ho scambiato opinioni con politici, religiosi, scienziati, gente “comune”, insomma un pochino di tutto. Rimarreste stupiti nel vedere con chi ho scambiato email: chiunque sia “lui” per voi, probabilmente ci ho scambiato delle mail. In tutto questo bailamme, mi sono reso conto di quanto poco le persone vogliano comunicare tra loro. Le persone non cercano speculazioni affascinanti, ma tradizionalissime conferme. Non cercano una crescita, ma cercano la mummificazione. Non cercano la rinascita, ma il sarcofago.

Ho raggiunto cifre enormi di lettori, rendendomi conto di quanto sia orrendo il “popolo”, o se preferite “la massa”. Tanti di loro parlano di rivoluzione, ma tutto quello che ho visto e’ una massa di cani rabbiosi , che collidono a casaccio, formando un effetto di agitazione termica, la cui media e’ nulla. “La cui media e’ nulla” significa che, onestamente, non ne uscira’ mai nulla di buono se non una globale immobilita’ contrassegnata da una microscopica, quanto inutile, frenesia individualista. Sognano la rivoluzione perche’ sognano di uccidere il vicino di casa, o giu’ di li’. Niente di piu’ di un sonno malvagio e malato.

Non ha senso essere irrequieti in un dormitorio. E tutto quello che le persone cercano e’ il sonno. Della ragione, dei sentimenti, della vita.

Negli ultimi periodi, una certa concentrazione di accademici sul blog mi aveva fatto pensare/sperare che forse riunendo le persone piu’ colte si sarebbero potuti vedere scambi interessanti, ma anche in questo campo non vedo alcuna irrequietezza.

Quello che ho osservato e’ che si sono autosegregati per discipline e hanno iniziato a formare gruppetti che parlano solo tra loro. Ogni eclettismo (ed ogni sincretismo) e’ considerato da loro una specie di sfida a qualche ortodossia, ogni tentativo di mettere le cose sotto prospettive diverse viene visto come la riapertura di una polemica del passato.

Li vedo bene a collezionare farfalle. Morte. Come persona razionale devo credere agli esperti. Ma come essere umano ho la liberta’ di sperare in esperti migliori.

Ho partecipato per lavoro a diverse convention. Esci da quelle convention pieno di biglietti da visita e contatti, e ne nascono progetti e collaborazioni. E’ stato impressionante come una mailing list con molti accademici si sia divisa in corridoi, e nonostante ci siano una quindicina di universita’ diverse sparse per il mondo, e discipline contigue o analoghe, non sia nato praticamente nulla. Una differenza devastante. La mentalita’ accademica non e’ immobilista: e’ letteralmente sepolcrale.

Scoprire che dopo avermi mobbato la minchia dicendo che “questo non causa quello” e “quello non causa l’altro” poi non sapevano se stessero parlando di una causalita’ di Granger o di una di Neyman-Rubin mi ha fatto svegliare anche riguardo agli accademici: cercano “le cause” e non sanno cosa diavolo significhi “le cause”. E si fanno chiamare “ricercatori”.

Ho scritto un articolo sulla produzione di sottospecie umane , avendo in mente di effettuare un Forecast secondo Granger di un pool genetico, conoscendone la composizione attuale (i ricchi sono in gran parte bianchi, mediamente sani, le donne dei ricchi sono alte , etc ). Quello che ci hanno visto e’ un discorso “Lamarckiano”. Dire che mi siano cadute le braccia e’ dire poco.

Un filosofo del 700. Conoscono un filosofo del 700 e non sanno niente di Granger. E fanno le nostre medicine. Viene voglia di darsi all’omeopatia, almeno male non fa. Passi usare sempre e solo causalita’ di Neyman-Rubin per scelta, ma almeno sapere di farlo, cristiddio!

Una sveglia improvvisa, quanto brutale. A rude awakening. E un altro sogno, un altro amore che finisce.

Altra causa della decisione: Internet e i blog.

Internet, ultimanente, e’ diventato una TV con un sacco di pubblicita’ e una possibilita’ di interazione umana praticamente nulla. Per avere un milione di volte piu’ pubblicita’, hanno moltiplicato il numero di canali televisivi per un milione, tutto qui. E ognuno di questi canali non fa altro che essere una telecamera di quelle che vedete nelle strade: milioni e milioni di fotogrammi di un metro di terra. “Tele come faccio la cacca”, “radio ho un nuovo reggiseno”, “prima colazione in TV”, “Ceretta channel”, “United serata in Trattoria Broadcasting”: un milione, un miliardo di canali virtuali, ognuno rivolto ad un pezzetto di individualita’ reale che , onestamente, non vale un cazzo di niente.

Mai la specie umana ha usato mezzi cosi’ imponenti per comunicare cosi’ poco. In assenza di contenuti da comunicare, ma in presenza di banda passante enorme, si e’ scelto di prendere l’irrilevanza e farne contenuto.Non e’ cultura pop: e’ cultura da insetti.

Le sole forme di interazione consentite ricalcano assolutamente quelle della vita reale, e come tali sono noiose, malevole, idiosincratiche. Il social network dei mancini, il social network di quelli che si scaccolano, il microblogging degli starnuti, ascoltalamiatosse as a service, il social network di quelli che esistono gia', il social network per la cosa che si fa gia’.

E no, nemmeno la selezione all’ingresso migliora il tuo divertimento. Al massimo ritarda la tua irritazione, ma cambia poco. Prima o poi arrivera’ qualcuno che dira’ “non ti azzardare a toccare la tale virgola della tale cosa in cui crediamo”. Ok, ok, avete ragione tutti: le vostre nuove scarpe sono un evento epocale.

Il guaio e’ che non me ne frega un cazzo.

Ho scritto per divertimento. Sempre. Adesso mi chiedo “mi diverte piu’ un’ora dedicata al blog o una a fare X?”. E scopro che diventa un sacrificio rinunciare a X. Insomma, il divertimento sta mancando. La domanda “ma chi te lo fa fare?” un tempo trovava come risposta “mi diverte”. Oggi no.

Internet e’ interessante, certo. Ma quasi mai ad essere interessanti sono le interazioni tra persone. Internet non introduce piu’ nuovi modi per interagire, ma si sta limitando a riprodurre digitalmente quelli vecchi. “Mantieni i contatti coi tuoi vecchi compagni di scuola”. Accidenti, ne avevo proprio bisogno: sai quante nuove emozioni che avro’ da gente che passera’ il tempo a parlare degli anni ‘80? “Ti aiuto a tenere i contatti con le persone cui tieni”: accidenti. Ci tengo un sacco ad essere amico di Marilyn Manson, che mi viene proposto come “persona che potrei conoscere”.

Internet, diciamolo, ha perso il requisito della novita’, che oggi viene confusa con l’innovazione.

Le cose interessanti di internet non sono mai interazioni tra persone. I forum sono scannatoi, i commenti dei blog sono scannatoi, i social media sono dei giganteschi manicomi dove tanti pazzi litigano per decidere chi sia il vero Napoleone Bonaparte: ma la cosa bella di internet, la promessa mai mantenuta, era di inventare nuove interazioni. Se e’ cosi’, ha fallito. Sta solo riproducendo vecchia merda gia’ vista.

Vecchia merda con un nuovo stilesheet: Internet = merda.css.

E su tutto questo gravita la sensazione di essere stato, per 13 anni, “una delle tante cose curiose che hai gratis quando sei su internet”.

Come avrete capito, questo e’ l’ultimo messaggio di questo blog.

Uriel Fanelli e’ il nome di un personaggio di un libro di fantascienza che scrissi, la sceneggiatura per una serie di fumetti. Sto per chiudere ogni account con questo nome, non mi interessa piu’. E’ sarcastico il fatto che siamo alla vigilia del momento nel quale il fumetto verra’ realizzato. Il caos ha momenti di incredibile precisione.

Gli account email, chat, ho intenzione di chiudere tutto. La stessa mailing list del blog verra’ chiusa. Nel caso specifico, credo sia vittima dell’incredibile capacita’ degli accademici di togliere il divertimento da qualsiasi forma di sapere, ma questo non cambia molto le cose.

Terro’ github per un pochino, per via di Tribes. L’unica cosa che continuero’ a tenere e’ lo sviluppo di Tribes. Lo terro’ perche’ mi interessa, mi piace, mi diverte. So benissimo che qualcuno si sente minacciato, ma se ne fara’ una ragione. Tra qualche settimana, questo sito diventera’ il sito di Tribes.

Perche’ alla fine, ho capito una cosa. L’irrequetezza e’ una ricerca di divertimento. E il divertimento e’ proprio la cosa che manca oggi, nei rapporti umani che si svolgono via internet.

Guardandomi attorno ho una quantita’ enorme di club ove mi piacerebbe iscrivermi. Il Chaos Computer Club di Düsseldorf e’ il primo tra questi, li ho contattari, e mi hanno dato il benvenuto. Poi c’e’ il Repair Cafe’ di Erkrath, altro bel club di smanettoni. Poi c’e’ il club tedesco della bici, altro posto ove girare per un paese che conosco poco. Un posto ove pedalare conta piu’ del parlare di biciclette.

Quell’ora al giorno che spendevo nel blog e’ gia’ “overbooked”, a volerla dire tutta.

Ed era sempre piu’ difficile, negli ultimi tempi, spiegare a me stesso per quale ragione io stessi li’ a farmi correggere virgole ed apostrofi da gente che ha studiato nella speranza di poter, un giorno, dare il voto ad altri, anziche’ fare tutte queste cose.

Ho scritto una volta della libidine che alcuni provano a condannare altri. Ho scoperto che questa libidine e’ degli accademici: aspirano alla carriera per la libidine di dire agli altri che sbagliano, di correggergli il compito, di bocciarli. Contenti loro. A me questa psicologia da’ la nausea. E non ha senso.

Non aveva piu’ senso.

Rimarro’ sicuramente un fruitore di internet. Come rimarro’ un fruitore delle darknet. Ma stavolta lo faro’ senza un nome, semplicemente da fruitore.

In questi anni ho scritto molto. Adesso ho voglia di leggere quel che scrivono gli altri. Se scrivete voi qualcosa di bello, di divertente, magari ci rivedremo. Altrimenti no.

Essendo una decisione maturata nella mia interiorita’, non ho molto altro da dire. Non ci sono “colpevoli” di questa decisione, se non io stesso. Non che sia stato inutile. Ogni conclusione tratta da qualsiasi esperienza, per quanto amara, e’ preziosa.

Se dovessi fare un bilancio delle cose che ho capito del genere umano in 13 anni di blogging, tali cose si riassumono tutte in “quasi tutti cercano (solo e sempre) delle conferme a quanto pensano gia’”, o se preferite



Comunicare, ammesso sia possibile, e’ perfettamente inutile.



E credo che questa frase, la summa di quello che si impara “frequentando” telematicamente trecentomila persone, sia il giusto epitaffio per il blog.

Per il resto, io sono felice.

Spero sia lo stesso per voi.

Uriel Fanelli

---

{ post ri-pubblicato dal blog Gigi Picazio : [ 10 ] }.


12 – 31

C'è un po' di utenza che arriva regolarmente a questo blog cercando “KEIN PFUSCH, BITTE!” e oggi, per curiosità, sono andato alla pagina del blog di Uriel ...
e ho scoperto che ha ricominciato a pubblicare poco più di un mese fa, il 12 novembre, con il post “Ma anche si?” : [ 11 ].


{ la firma è Böse Büro ed i commenti sono disattivati, come di prassi }.

...

Aaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaah !
Cliccando il link che ho postato appena qua sopra – il # 11 – si arriva a questo simpatico avviso :






Si viene ridirezionati al FOAAS – Fuck Off As A Service che è un generatore di messaggi sgradevoli [ 12 ] programmato da tale Tom Dyonisus [ 13 ].
Se si punta da qui alla cartella principale nel dominio keinpfusch.net si ottiene un altro simpatico messaggio : [ 14 ].
{ e così via }.
Carino e puerile.

Qualcosa è andato storto, nell'infanzia di alcuni programmatori ?

^_____^


Per cui, se volete leggere la pagina principale e il post che ho linkato, dovete copiare questi indirizzi e incollarli nella barra del browser :


https://www.keinpfusch.net/


https://www.keinpfusch.net/post/2017-11-12-1837-bd1a9bb3564934270baaab34a7147538/


2018 – 01 – 01

Sfogliando pagine-web collegate in vario modo da siti di amici, ho appreso un'altra gag legata al personaggio discusso.
Giusto ieri e sul blog Buseca, Raphael Pallavicini ha risposto esplicitamente a chi lo ha accusato di essersi spacciato per Uriel Fanelli : “No, non sono Uriel Fanelli” [ 15 ].
{ Raphael cura anche due blog dedicati : Niente stronzate – lo stabile specchio di un evanescente diario [ 16 ] e Le Solenni Corbellerie dell'Eminentissimo Mutante – Il diario che si sarebbe dovuto chiamare S.C.E.M.F – la Solenni Corbellerie di Uriel Fanelli [ 17 ] }.


2020 – 01 – 24

Tornando su quel blog dopo un po' di tempo e usando uno dei collegamenti ipertestuali di questo mio post, stavolta sono stato bloccato niente meno che da Zardoz [ 18 ] !
Il codice del “simpatico” firewall è disponibile su una repository sita nel terzo livello del sito [ 19 ] e creata con Gogs [ 20 ].





Il nuovo avviso di ingresso bloccato.


2022 – 01 – 18

Sono tornato stasera in quel sito – per caso, e per staccare dai fumi tossici di FB – e sono capitato nelle vicinanze del 20° anniversario di blogging dell'autore [ 21 ].
Per me, ne sono passati circa 17 dal primo post in questo blog – poco convinto – che pubblicai nel 2005. Ricordo che nei primi anni frequentavo assiduamente la piattaforma Splinder [ 22 ] ch'è stata chiusa nel 2012 [ 23 ] ma ancora si possono navigare alcune pagine nell'Internet Archive [ 24 ]. Là, era accampata una comunità di blogger bolognesi piuttosto attiva, che si ritrovava ne Lo Spettro della Bolognesità ... ci siamo divertiti, ci siamo arrabbiati, ci siamo conosciuti nel Mondo Concreto ... è stato quel qualcosa in più nella routine quotidiana.
Quanti appartamenti, computer, amici, storie ... sono passate da allora. Sì, sembra una enormità e lo è.

Tornando al soggetto bello carico protagonista di questa pagina, cosa ci racconta ?

Dichiara di avere inventato la notizia dell'olio di colza nei motori diesel che venne ripresa dal blog di Beppe Grillo e poi dalle testate ''giornalistiche'', spiega il motivo per cui non ha mai attivato i commenti all'interno del suo spazio (non ha voglia mezza di controllare e moderare, che si arrangino i fan altrove), quindi inizia una lunga storia dei diari on-line partendo dai primordi della rete informatica estesa ... quant'è verboso ... a metà della pagina mollo, e vado a leggere altro.

Che vi sia lieta la notte.

[ ... ]

9 commenti:

  1. Tutti i luoghi di pensiero dogmatico, fondamentalista, di seguaci di qualche oppio religioso o neo religioso, i luoghi di pensiero fortemente trombonato e deboli, vacui, isterici, sono tutti chiusi ai commenti o lo divengono, in brevissimo tempo, per coloro che non incensano.

    Sono vetrine.
    I diari senza commenti sono come altri siti luoghi di esposizione di merce fittizia, dozzinale, spesso contraffatta.

    Certamente la rete non e'esente dalla cafoneria e malaeducazione che caratterizzano, da sempre, il mondo reale.
    Io raccolgo rifiuti ogni giorno di merde che lo gettano ovuqnue e cosi' e' anche in rete: devi impedire, sul nascere, il degrado, devi avere un codice civile e farlo rispettare.
    Cosi' e' anche nella rete: pulizia, un buon ordine complessivo, manutenzione, autopulizia e autodisciplina, il silenzio, la lotta al rumore, la dignita', l'ecologia, sono merce preziosa e rara e ci deve essere impegno per ottenerli e mantenerli.
    Altrimenti, appunto, uno fa una vetrina, ci mette qualsiari robba e poi finisce li': una vetrina con della robba dentro.

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    1. Ma ...
      come detto, non è che Uriel non accettasse i commenti, per quelli aprì un club privé = gruppo Google con ingressi selezionati.
      E fu deluso anche dalla selezionata “clientela”, da lui ritenuta troppo specializzata e dedita al proprio orticello.
      Bisogna anche dire che, nei vari post che ho letto sul suo blog, non è che brillasse una chissà quale strategia, chissà quale pensiero alto : un gran parolaio capace di offrire, sì, parecchi spunti di riflessione, ma anche strapieno di sé.

      { ne hai anche tu uno, domiciliato a casa tua }.

      Poi ...
      il fatto mio personale è che se non posso scambiare qualche opinione direttamente con lo scrivano informatico padrone di casa, oppure se l'ambito discorsivo sottostante i post non mi attrae, la mia attenzione verso un blog cala progressivamente nel tempo.

      ===

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    2. Ho scoperto ieri che Uriel Fanelli ha riaperto keinpfusch.net.

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    3. Io ho un ego migliore di quello di Uriel Fanelli :).
      Sono anch'io misantropo e lo sono anche nella rete, non ho mail coltivato l'illusione che l'umanita' in rete (o in milonga, o in ...) sia migliore di quella nelle strade, in un supermercato o su un aereo.
      Quindi ho sempre tenuto aperto e discriminato i commenti, tra il ciarpame/rumore, il medio/neutro e il buono. Altrimenti non serve a nulla, e' una vetrina ma il tuo ego non puo' migliorare perche' non sei messo alla prova, non hai occasione di prendere qualcosa di buono, di testare la tua resilienza, quella del tuo ego. Per questo io sono migliore di Uriel Fanelli. Ahahaha

      Egli mi potrebbe ribattere: siamo in una discarica, non c'e' nulla di buono da pigliar su. E non potrei neppure dargli tutti i torti. Ma allora che ci vai a fare in discarica, sia pur con il tuo bobcat pressurizzato e chiuso per tener fuori il merdame?

      Comunque, visto che il luogo e' ancora chiuso, io ho deciso di non collegarlo nel mio diario.
      Il suo pensiero e' interessante ma pecca di vetrinismo, allora.

      Egli ha la liberta' di come porsi in rete. Noi possiamo scegliere come porci con lui.

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    4. Vero.
      Ti quoto, e, sebbene qualche volta l'abbia criticata, sai che apprezzo la tua coatteria oppure coattaggine telematica.
      Anche per me, un luogo chiuso come quello perde in attrattività, e pure io non l'ho inserito nel blogroll aggiornato automaticamente qui a lato.
      Continuo a reputare ch'egli scriva testi personali, non allineati, validi e meritevoli di una lettura ... ma non ho né abbiamo un tempo illimitato da dedicare alle nostre vite digitali, pertanto anche io ho scelto di seguire anzitutto i luoghi interattivi.
      E ho scelto di non dare ulteriore risalto alla vetrina della primadonna Uriel.

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  2. Ho dato una sbirciata al luogo di Rapahael su wordpress.
    Ovvero, leggendo, e' un archivio (uno specchio) di alcuni scritti di Uriel Fanelli.
    Non sono ammessi commenti: anch'esso una vetrina?

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    1. Credo che qui riattiverò anche i commenti. Oppure, meglio ancora modificherò il mio fantomagico fornello per fare un commentario ad ogni sua elargizione di sicumera.

      Chissà.

      E ...
      bella topa bionda !

      Ma ...
      facendo la ricerca inversa dell'immagine per conoscere l'identità della fanciulla, ottengo :

      Impossibile trovare questa immagine con altre dimensioni.

      Aò.

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  3. Uriel Fanelli e' sbroccato di nuovo.

    https://boseburo.ddns.net/notice/9suWNjvblh6dlDQZRA

    Osservo la presenza costante di "paura" (terrore) nei suo scritti. Ad un osservatore laico/ignorante (conosco poco o nulla di lui) parrebbe una persona che ha sofferto molto di "paura" nella sua vita.

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    1. Questo in particolare, potrebbe essere semplicemente uno sfogo della sua insopportazione dell'atteggiamento italico.
      E lo capirei, alla grande.

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