Dalla Controinformazione al Controfuturo #1



Riflessione


Secondo Riccardo Paccosi [1][2] e altri intellettuali dissidenti, il progresso evolutivo dell'area oppositiva consterebbe del passaggio dalla cosiddetta ''controinformazione'' ( alcuni operatori del settore preferiscono ''informazione alternativa'' ) alla visione di un ''controfuturo'' alternativo a quello imposto dal mainstream nella forma di uno scenario di oppressione ipertecnologica delle masse e depauperazione dei diritti individuali e collettivi, ma green ( ''eco-sostenibile'' ) e sicuro ( o, meglio, securitario ).

Dissento dall'amico nella parte in cui imputa ai rapporti di forza internazionali ( cioè alla contrapposizione tra Occidente e BRICS, per meglio dire : Occidente esteso e BRICS+ ) l'apparente, momentanea difficoltà di OMS e WEF sull'imporre nuovamente le restrizioni emergenziali di tipo psico-pandemico, siccome non credo che i soggetti presentati come antagonisti dell'Élite atlantica siano completamente autonomi da essa : a mio avviso, la cessione di potere economico e geopolitico tra le due parti è una transizione programmata ai massimi livelli, realizzata in modo abbastanza pacifico ( con aree perimetrate che sono affette da infiammazione cruenta come la Piccola Russia detta ''Ucraina'', kindergarten per le teste più calde ) e ineludibile, stante lo scarto demografico e gli spazi costruibili ( sia quelli del territorio fisico che economici ) del tutto a vantaggio del consorzio di Paesi emergenti che venne ideato dall'onnipotente banca d'affari Goldman Sachs { [3] ... [4] ... }.
Come ricordava l'amico Stanis Vlad, per giunta i BRICS non hanno intenzione di abrogare le strutture amministrative e politiche sovranazionali ( ONU, OMS, WB, WTO ... )[5].
Oltretutto, come sappiamo, l'Élite sta usando anche altre emergenze – quella ecologica, anzitutto [6] – per portare avanti l'agenda del Grande Reset verso un comunismo ipertecnologico per le masse, e un Sistema assoluto di sole due caste : l'Élite e i popolani pezzenti.

Concordo, invece, su tutto il resto : la supposta e falsa neutralità della tecnica che è strumento del neo-assolutismo in avanzata definizione, il negazionismo della politica dilagante, il necessario superamento del cosiddetto ''pensiero debole'', e altro.

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Riproduco il primo post sull'argomento [7]:


Creare e organizzare controfuturo

Parte prima: Lo scontro tra mito della neutralità tecnica e attribuzione di primato alla politica, è la madre di tutte le battaglie ideologiche

Non esiste, oggi, una visione del mondo e del futuro che sia alternativa a quella dominante.
Sappiamo, ormai, che dall'inizio dell'attuale millennio l'ideologia che domina il mondo si alimenta attraverso la produzione di stati d'emergenza continui che, sommati fra loro, hanno condotto a uno stato d'eccezione dove le decisioni si sono accentrate attorno al potere esecutivo - e ai suoi finanziatori privati - facendo progressivamente venire meno la vigenza delle leggi e del diritto, il potere delle istituzioni elettive e le norme costituzionali.
Questa dinamica - assai più neo-assolutista che neo-totalitaria - è strettamente connessa ai processi d'innovazione tecnologica (digitalizzazione, Internet delle cose, tracciamento biometrico, AI e via dicendo) e abbraccia il mondo intero bypassando in parte le pur mortali fratture geopolitiche che sussistono tra gli stati nazionali.
Questo processo può essere analizzato sotto molteplici punti di vista ma, visto che in questi giorni si sta accendendo un evidente scontro politico in merito al ritorno o meno di alcune delle norme di emergenza pandemica degli anni 2020-2021, è necessario chiarire che il cuore dello scontro suddetto è innanzitutto uno: quello fra principio di neutralità tecnica e principio attribuente primato alla volontà politica.

Molti di coloro che, nei primi anni duemila, avevano denunciato come l'emergenza sull'innalzamento dello spread fosse una narrazione costruita a tavolino per giustificare e considerare ineluttabile l'attacco ai diritti del lavoro e la demolizione del welfare state nei paesi euro-mediterranei, trovandosi di fronte al fatto nuovo della pandemia, immediatamente e pedissequamemente accolsero la favola d'una vicenda neutralmente tecnica, da affrontare secondo scelte meramente pragmatiche. E tutto questo malgrado i plateali conflitti d'interesse degli attori coinvolti e le reiterate dichiarazioni dall'alto enuncianti esplicitamente come la cosiddetta "emergenza" fosse in realtà un nuovo paradigma sociale e istituzionale.

E' cambiato qualcosa da allora?
Io direi di no.
Se OMS e WEF oggi arrancano molto di più che nel 2020, è per ragioni di rapporti di forza internazionali che nulla hanno a che vedere con un aumento del dissenso sociale o con un'avvenuta comprensione storica di massa della vicenda pandemica. OMS e WEF, infatti, faticano e devono procedere con sparate sempre più roboanti (come quella di alcuni mesi fa in cui l'OMS esortava gli stati a mantenere il distanziamento sociale anche in assenza di pandemia) perché il mondo, in seguito alla crisi russo-ucraina, è meno unito di prima e perché la situazione di potere interna agli Stati Uniti non potrebbe essere più incerta. Di conseguenza affinché i loro auspici - rivolti non già alle masse, ma esclusivamente alle classi dirigenti - possano innescare il meccanismo della profezia auto-avverante, la strada risulta molto più impervia di un tempo.

Ma al di fuori di questi macro-fattori, nell'opinione pubblica ancora prevale - oggi come nel 2020 - il NEGAZIONISMO DELLA POLITICA, ovvero l'idea che durante le emergenze i rapporti di potere e gli interessi economici e le strategie a questi collegate, cessino di sussistere: secondo i negazionisti della politica, cioè, lo stato d'emergenza è un fatto neutralmente tecnico che va affrontato sulla base di valutazioni, per l'appunto, tecnico-pragmatiche e dunque aventi nulla a che fare con interessi economici, di classe o nazionali.

Il mito della neutralità della tecnica solleva la testa sulla superficie della storia più o meno da sempre, ma è soprattutto negli ultimi decenni, con la teoria filosofica del New Realism, che esso trova forza argomentativa e diffusione egemonica: secondo tale lettura, se il XIX e il primo XX secolo furono l'epoca delle ideologie di massa, se la fine del XX fu l'epoca del postmoderno, ovvero un compiaciuto e nichilistico relativismo ai danni delle grandi narrazioni, il XXI secolo si apre col venire meno della necessità di qualsivoglia visione sistemica e con l'idea che - una volta chiarito che il mondo è quello che è e che non potrebbe essere null'altro da cio che è - esso necessiterrebbe solo ed esclusivamente di scelte improntate a un maggiore o minore grado di razionalità strumentale; insomma, scelte tecniche.

In Italia, a incarnare in politica questa visione ultra-ideologica mascherata da superamento delle ideologie, è stato soprattutto il Movimento 5 Stelle: fin dai primissimi tempi, Beppe Grillo spiegava come le soluzioni tecnologiche per ogni problema già potenzialmente sussistessero e, se esse non venivano messe in atto, ciò non fosse dovuto a rapporti di potere, vincoli ostativi inerenti alla struttura sociale, ma semplicemente perché non erano al potere persone "oneste".

A riprova del fatto che il negazionismo politico sia ancora diffuso tanto nell'opinione pubblica genericamente intesa quanto nella cosiddetta area del dissenso, riporto una breve discussione a cui ho assistito - pur senza parteciparvi direttamente - nella chat della rivista "Visione" durante il breve periodo in cui ne sono stato redattore.
Nelle settimane precedenti la manifestazione del primo maggio scorso contro la costruzione d'un biolaboratorio a Pesaro, il principale promotore - il giornalista Franco Fracassi - ripeteva la tesi per cui tale struttura avrebbe implicato pericoli di fuoriuscita di minacce virali incontrollabili e, a tale riguardo, citava il caso d'un focolaio pandemico accesosi in Africa proprio in seguito all'attivazione d'un biolaboratorio.
Un'argomentazione, forse, un po' tirata per i capelli.
Il punto, però, è che altri intellettuali d'area intervennero a criticare Fracassi non già per le scelte argomentative da questi adottate, bensì negando in toto la valenza politica dell'argomento. Essi sostenevano, cioè, che i biolaboratori militari esistono da sempre, che non si occupano solo di virus e che, dunque, la loro presenza nei territori sarebbe un fatto neutralmente tecnico, né più né meno di quella dei caseifici o dei mobilifici.
Peccato, però, che a differenza di caseifici e mobilifici, questi biolaboratori siano al momento programmati per sorgere in ogni regione italiana e che la loro costruzione sia promossa da un paese - gli Stati Uniti - che è di fatto in stato di guerra e che considera l'Italia come la propria portaerei. Qundi, se pure alla fine si scoprisse che dentro i biolab ci sono solo vecchie signore che giocano a canasta, il problema delle servitù militari a cui viene sottoposto il territorio italiano rimane comunque, oggi, del tutto inaggirabile.

Questo piccolo esempio, mi serviva per ribadire un concetto molto semplice: entro una prospettiva di opposizione, resistenza e dissenso, tante e diverse idee possono avere sede, MA NON il negazionismo della politica.
Fra pandemie, crisi ecosistemiche reali e crisi climatiche presunte, guerre nucleari "delimitate", paventati blackout globali, nessuno di noi ha la sfera di cristallo per individuare con quale nuova emergenza verrà attuata la prossima stretta neo-assolutista sulle società post-democratiche.
Quello che possiamo fare, però, è almeno darci un metodo. Ovvero cominciare con l'escludere a priori e isolare quelle posizioni che reiterano gli errori commessi nel recente passato, ovvero le posizioni che attribuiscono ai fenomeni storici un valenza neutralmente tecnica anziché un'origine di volontà politica.

La sinistra antagonista degli anni '70 e '80 scandiva lo slogan "creare e organizzare contropotere". Ma oggi, nessun contropotere può essere immaginato se non sussiste alcuna visione di futuro alternativa a quella - forte e strutturata - promossa da World Economic Forum e dintorni.
Oggi, la priorità è creare e organizzare CONTROFUTURO.
E per farlo nulla, assolutamente nulla, può essere concesso a miti e superstizioni quali la valenza neutralmente tecnica del mondo.

Riccardo Paccosi


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Riproduco il secondo post sull'argomento [8]:


Creare e organizzare controfuturo

Parte seconda: cosa significa sbarazzarsi del pensiero debole e, più in generale, del postmodernismo? Significa, forse, ritorno a una società tradizionale e legata a un'unica e forte visione? O significa, invece, qualcosa di molto più complesso?

In morte di Gianni Vattimo, è doveroso spendere qualche parola sul lascito non tanto del pensiero debole da questi elaborato (e che onestamente ho approfondito poco), quanto della costellazione filosofica detta postmodernismo di cui Vattimo è stato certamente uno dei maggiori protagonisti e divulgatori.
Il futuro che il postmodernismo ha scritto e che risulta ancora oggi tracciato come nuova Tavola della Legge, consta dell'abbandono da parte dell'uomo di ogni Weltanschauung, di ogni ottimistica idea di modificare il proprio destino, per divenire un essere che quel destino invece lo accoglie, che sull'amor fati instaura la propria etica.

Orbene, se il concetto di AUTONOMIA indica filosoficamente e storicamente la facoltà dei singoli e delle collettività di scegliere il proprio destino malgrado il loro essere avviluppati nel ciclo di riproduzione strutturale dell'esistente, è chiaro che il pensiero debole di Vattimo - malgrado il costante impegno politico dell'autore - conduce alla negazione dell'autonomia e, per ciò stesso, alla negazione della politica.

Il frutto avvelenato dell'arrendevolezza postmodernista è situato nella conversione, proposta dall'ex-postmodernista Maurizio Ferraris e altri, identificabile nella filosofia detta New Realism, che pretende d'essere superamento del postmodernismo passando però dall'acquiescenza fatalistica all'oggettivizzazione del mondo così com'è.

Secondo questi Nuovi Realisti, infatti, il mondo è come dev'essere e come non potrebbe altro che essere: dunque, chiarito che non si può cambiare un mondo che coincide con l'essere ma che è anzi un dovere morale - dice Ferraris - accettare l'oggettività del reale così com'è, tutto quello che alla politica rimane da fare consta dell'individuare e gestire nel mondo più tecnico e pragmatico possibile questa datità ontologica di per sé invariabile e inscalfibile.

Le drammatiche conseguenze di questa filosofia le abbiamo viste materializzarsi negli ultimi tre anni di stato d'eccezione: se il mondo risponde a un criterio di reale e di oggettivo che è altresì principio morale, tutto ciò che dissente dagli indirizzi intrapresi dal mondo è anti-reale e anti-morale. Da questo, si è arrivati alla medicalizzazione para-nazista del dissenso politico che abbiamo visto negli anni 2020-2021 e, due decenni prima, a obbrobri come la teoria del “diritto penale del nemico” elaborata dal giurista Gunther Jacobs, secondo la quale non va attribuita identità giuridica (cioè condizione di latore di diritti) a coloro che non mostrano un sufficiente grado di razionalità e/o riconoscimento di realtà nei termini con cui l'apparato di potere qualifica tali categorie.

Di fronte a tutto questo, oggi, nell'area del dissenso prevale inevitabilmente un desiderio di rovesciamento re-attivo, un richiamo al ritorno del pensiero forte.
Il termine pensiero forte, però, oltre a richiamare al necessario principio d'autonomia volto a far sì che l'uomo possa scegliere il proprio destino, riconduce nella lingua parlata anche a un'idea di perfezione sociale che fu propria del XX secolo. Per esempio l'idea di una perfezione conseguita attraverso una presunta "armonia fra le classi" (nazismo e fascismo), oppure l'idea di un'abolizione delle medesime attraverso la dittatura del proletariato (marxismo-leninismo). In questo senso, il pensiero debole di Vattimo richiamava alla superiore maturità della democrazia in quanto, a differenza dei pensieri adolescenziali sopra menzionati, attestava l'imperfezione come precondizione per ogni miglioramento sociale e per ogni dinamica concretamene progressiva.

Quello che Vattimo tendeva a dimenticare, però, è che se nell'Europa occidentale della seconda metà del XX secolo un pochettino di democrazia sostanziale è effettivamente esistita, ciò è stato dovuto ad almeno due fattori: a) la minaccia costante di un rovesciamento rivoluzionario dovuta all'esistenza dell'URSS e ai pariti comunisti di massa; b) l'attestazione, nell'imperfezione, della permanenza del conflitto di classe e, addirittura, la sua normazione e regolamentazione.
Venuti meno i due fattori a) e b) sopra citati, l'ideologia neoliberale oggi vigente nei sistemi occidentali punta alla perfezione (seppure d'altro tipo, ovvero tramite assoggettamento del corpo sociale alla tecnica) esattamente come i tanto vituperati pensieri forti. E in questo, sono proprio i discepoli di Vattimo come Ferraris a creare le precondizioni teoriche: affermando che il mondo così com'è coincide con la realtà e con l'essere, si gettano le fondamenta filosofiche di una nuova deriva assolutista.

Questo significa, per noi costruttori di controfuturo, che il superamento del lascito postmodernista non può darsi nella solita, vetusta, opzione "rossobruna" del ritorno alla società tradizionale; né può darsi nei termini di una visione "oggettiva" del mondo uguale e contraria a quella dominante. Il nuovo pensiero forte, quantunque assuma come storicamente compresa l'importanza coesiva e comunitaria delle tradizioni, sarà quello che invece saprà nuovamente assumere l'imperfezione e la conflittualità sociale come assi fondativi e ordinativi della struttura sociale.

Riccardo Paccosi


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Note

[1] : Riccardo Paccosi, bacheca, Facebook, [ https://www.facebook.com/riccardo.paccosi ];
su Telegram : [ https://t.me/riccardopaccosi ].
[2] : Amorevole Compagnia Pneumatica, sito-web, [ http://www.amorevolecompagniapneumatica.it/ ];
su Facebook : [ https://www.facebook.com/amorevolecompagniapneumatica/ ].
[3] : ''With GS Research Report, “BRICs” Are Born'', Goldman Sachs, 2019, [ https://www.goldmansachs.com/our-firm/history/moments/2001-brics.html ];
vedi : ''Building Better Global Economic BRICs'', novembre 2001, [ https://www.goldmansachs.com/intelligence/archive/building-better.html ];
vedi : Jim O'Neill, Global Economics Paper No. 66, 30 novembre 2001, { PDF }, [ https://www.almendron.com/tribuna/wp-content/uploads/2013/04/build-better-brics.pdf ].
[4] : ''Dreaming with BRICs: The Path to 2050'', Goldman Sachs, ottobre 2003, [ https://www.goldmansachs.com/intelligence/archive/brics-dream.html ];
vedi : Dominic Wilson e Roopa Purushothaman, Global Economics Paper No. 99, 1° ottobre 2003, { PDF }, [ http://projects.mcrit.com/foresightlibrary/docs/scenarios/brics_dream.pdf ].
[5] : post, Stanis Vlad, Facebook, 18 settembre 2023, [ https://www.facebook.com/story.php?story_fbid=pfbid0urRTZAryhKmnwoaCu8CpUXNKmxqaD5YNX3iXiq3AK6NWT6fRqqjdFn8M73QMJfUil&id=100000447129285 ].
[6] : ''Why the BRICs Dream Should Be Green'', AA. VV., Goldman Sachs, 13 febbraio 2007 ( copia salvata nell'Internet Archive il 17 ottobre 2008 ), { PDF }, [ https://web.archive.org/web/20081017190910/http://www.goldman-sachs.co.nz/ideas/brics/book/BRICs-Chapter8.pdf ];
vedi anche : ''Introducing GS SUSTAIN'', AA. VV., Goldman Sachs, 22 giugno 2007, { PDF }, [ https://d306pr3pise04h.cloudfront.net/docs/summit2007%2Fgs_esg_embargoed_until030707pdf.pdf ].
[7] : ''Creare e organizzare controfuturo'', prima parte, Riccardo Paccosi, Facebook, 18 settembre 2023, [ https://www.facebook.com/riccardo.paccosi/posts/10231495407638913 ].
[8] : ''Creare e organizzare controfuturo'', seconda parte, Riccardo Paccosi, Facebook, 20 settembre 2023, [ https://www.facebook.com/riccardo.paccosi/posts/10231509326466875 ].

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{ prima pubblicazione del post su VK, il 27 settembre 2023 [9]; su FB : [10] }.

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