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Prendo spunto da un articolo linkato sul wall faccialibresco dall'amica Elisabeth Bennet [ 1 ], pubblicato il 5 aprile 2013 sul sito della casa editrice :due punti Edizioni [ 2 ].
Sulla crisi delle librerie ( botteghe ) italiane, spottando la protesta di una libreria indipendente di Venezia, la Marco Polo [ 3 ] ...
La tenzone filosofica su e-books contro libri di carta è infatti parallela a quella sulla distribuzione dei testi : sito-web contro luogo fisico.
La libreria è un luogo fisico in cui relazionare con altre persone.
Un negoziante competente del genere che commercia, che sa offrire soluzioni interpretando il desiderio del cliente, è un'interfaccia intelligente e utile al prodotto.
Si ha il vantaggio di potere manipolare il prodotto prima dell'acquisto, usando i cinque sensi ... valutandone l'effettiva ergonomia e altre caratteristiche materiali ed effimere.
Può anche capitare di scambiare opinioni e discutere con altri utenti-clienti.
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Certo - mi potrete immediatamente rispondere - al netto dell'approccio sensuale a tutto tondo ( è davvero così insignificante, per alcuni esseri umani ? ) puoi muoverti anche nella rete e interfacciarti a migliaia di opinioni sedimentate in luoghi informatici come i blog, i forum, le pagine dei social net ... per discutere di quello che ti pare, guardare la copertina, leggere un breve estratto dal testo ... ( etc. ).
E qui, c'è un'altra decurtazione dei sensi e dell'approccio informale al medium : in una libreria fisica, posso spizzicare il testo come mi pare, partendo dalla pagina [ x1 ] e finendo alla pagina [ x2 ].
( se ho abbastanza faccia tosta, me lo posso leggere anche per intero ).
Allargando, tale facoltà rientra nell'area più vasta della serendipità, che nel www non è sufficientemente sviluppabile :
C'è un problema di diritti d'autore, che impedisce lo spizzicare a random un numero di pagine on-line presettato : anche se si può legare l'esperienza singola alla macchina che si sta usando ( con un cookie [ 4 ] ) non vi sono ostacoli pratici per un gruppo di amici-lettori che vogliano assemblare un testo ( anche lungo ) con lo scarico delle pagine parziali visualizzate da ciascun utente.
E la maggioranza dei siti di commercio on-line assomigliano poco alle scaffalature delle librerie fisiche ( mi viene da sospettare che siano stati programmati da umani che hanno frequentato solo i manuali tecnici ) e sono poco appetibili.
Poco personalizzati e accoglienti, nella forma e nelle funzionalità. I libri, nelle vetrine virtuali generaliste come Amazon, e-Bay e altre, vengono trattati alla stregua di una merce qualunque ... dell'articolo da ferramenta ( è nobile anch'esso, ma credo necessiti d'altra trattazione ). Poco o nulla invogliano a navigare.
In generale, chi si rivolge al negozio on-line sa già cosa cercare, l'articolo da acquistare.
E va dritto al carrello.
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A chi - come me - è grande appassionato di informatica, alzare il culo ogni tanto ( magari spesso ) per spostarsi ad un altro luogo materiale ed approcciare persone materiali ...
può fare soltanto bene.
Ma la questione della fisicità è strettamente connessa all'aspetto economico.
Gli ultrà degli acquisti furbi on-line, i fenomeni del massimo ribasso e massimo risparmio, mi devono spiegare come potrebbero mandare avanti un'economia di individui incapsulati nel proprio monolocale, che lavorano in remoto e acquistano le merci di cui abbisognano in rete, facendosele portare fino alla porta di casa dai penultimi migranti che sono arrivati a Lampedusa con il barcone che verrà sequestrato per l'ennesima volta dalla Guardia Costiera, per essere conservato in magazzino e rivenduto poche settimane dopo a un prestanome della stessa mafia che s'è occupata di traghettare gli schiavi nell'ultima parte del tragitto, con un'asta organizzata dal Tribunale competente e “legale” al 100%.
Ma soprattutto : che razza di “vita” è, una vita biologica spesa nella propria capsula a-sensoriale ( e implicitamente misantropa ) ?
Io non nego che il desiderio venga anche a me, e credo che la tentazione di staccarsi dalla bolgia metropolitana prenda molti ...
ma insomma.
Abbiamo assistito al downgrade dalla bottega a conduzione familiare o sociale, al franchise ( magari nel centro commerciale “galattico” ) in cui i dipendenti sono in maggioranza precari con il contratto di 6 mesi.
Vogliamo arrivare a un rapporto diretto con il produttore ( allocato fisicamente in Cina o India ) cancellando tutti i passaggi intermedi ?
( siamo vicini alla purezza e manca poco ... già tanti manufatti che giacciono nelle nostre case sono “Made in China” ).
E lo stesso, nell'editoria : vogliamo passare dall'acquisto di libri stampati negli Usa o in Cina, allo scaricare tutto dalla casa editrice on-line o dal sito dello scrittore ?
Chi pagherà il costo sociale ?
Come dovrebbe essere trasformato tale costo, e il gap occupazionale ed economico di una filiera che crolla ?
( fate pure, intanto la gente in strada senza un lavoro aumenta ... e saranno cazzi anche vostri ).
Mica asserisco che bisogna tornare al passato ( credo sia sostanzialmente impossibile, senza generare traumi peggiorativi della situazione ) ma occorrerebbe ridiscutere con lucida razionalità un modello economico e sociale che è allo stato terminale.
Prima di collaborare alacremente al suo crollo finale. Senza cedere alla misantropia asettica di coloro che si sono già stancati dell'umanità intera e bramano il reset.
Ragionando su chi trarrà vantaggio di questa trasformazione ( dell'abbattimento dei costi di produzione ) ... gli autori ?
I consumatori ?
O solo i gestori del Sistema ( più qualche eccezione a mo' di specchietto per le allodole ), come abbiamo visto in casi analoghi ?
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Una ricerca del Censis pubblicata a gennaio 2013 [ 5 ] fotografa il trend discendente della carta nel Belpaese, con il “vecchio libro” di materiale rilegato che viene percepito come un oggetto di valore da trasmettere ai propri figli e nipoti.
Destinato al collezionismo ?
Questa è una piccola lista di punti di vista che provengono da target differenti :
1 | Libro o ebook? Che fine farà l’odore dei libri? | Voices from the Blogs |
2 | E-book and e-reader | Spectos |
3 | Libraries are Forever: E-books and Print Books Can Coexist | TeachingDegree.org |
4 | Il valore del libro | Censis |
5 | Istat, la produzione e la lettura di libri in Italia - Fidae | Istat |
Come esplicitato dall'infografica di TeachingDegree.org del 26 novembre 2012 [ 6 ] l'e-book e il “vecchio libro di carta” possono coesistere.
E infatti non nego ( nè ho mai negato ) che il primo possieda alcune palesi convenienze d'uso.
Il vantaggio economico immediato, è indubbio ( ma nel Belpaese, spesso i libri digitali costano sensibilmente più che altrove ... e si potrebbe aprire un paragrafo fiscale ) e fare ricorso anche alla vetrina digitale, per chi legge molto, è talvolta una necessità.
Per i professionisti che tutti i giorni debbono potere consultare una manualistica di migliaia di pagine ( e rapidamente ) impossibile da essere trasportata fisicamente, è una comodità notevole.
L'e-book può essere uno strumento utile alla diffusione della cultura ( e alla cultura di nicchia ) in un Paese in cui si legge ancòra troppo poco [ 7 ] ( ovvero sotto la media occidentale ) ?
( vedi la scelta delle Edizioni Scudo, di vendere i libri digitali senza la protezione DRM [ 8 ] ).
Possibile.
Ma c'è anzitutto un lavoro pedagogico da fare a monte ( sanare un cattivo rapporto tra i ragazzi e le parole, che a mio avviso nasce proprio a scuola ) e questo necessiterebbe un post a parte.
Il libro di bit è utile al lettore forte [ 9 ] che si sposta in viaggio, offrendo un indubbio vantaggio in termini di peso e costi ( all'imbarco aeroportuale ) nonchè di reperibilità ovunque ci sia segnale di rete ( penso alle pubblicazioni periodiche in lingua nativa ).
Per gli studenti, può agevolare uno zaino meno pesante sulla groppa ... anzi addio zaino. Una spesa più leggera per le famiglie ( i dispositivi mobili sono comunque già diffusi ) e una interconnessione didattica con strumenti come le lavagne digitali e sensibili al tocco ...
Fatto sta che nell'ultima settimana di marzo, nella coda di un Governo Monti uscente ( in attesa che i parlamentari eletti concertassero una maggioranza ) il Ministro dell'dell'istruzione, dell'università e della ricerca Francesco Profumo [ 10 ] ha firmato un decreto Legge sull'adozione graduale dei testi scolastici digitali, a partire dall'anno 2014-15 [ 11 ].
Due mesi dopo, gli editori italiani hanno presentato il ricorso contro tale decreto, sostanzialmente perchè tagliati fuori dalla decisione [ 12 ] : la globalizzazione non ragionata - discussa - costruita dalle parti in causa, ma eseguita a colpi di decreto Legge.
( la centralizzazione delle informazioni ha a che fare con i dispositivi connessi in rete, teniamo presente il caso Prism [ 13 ] ).
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Infine.
Voglio ribaltare l'obiezione generica dello spreco ecologico ( al netto del commento scontato che comunque, per alimentare i dispositivi mobili per la lettura, è necessario produrre energia elettrica : ogni gesto umano ha un impatto ambientale, le idee eteree si sporcano appena toccano terra ) : è proprio il valore aggiunto del sacrificio, a rendere il libro più pesante = più importante e da maneggiare con responsabilità.
E' in sè un legame con la natura che impone un memento critico ( ed autocritico ).
La proprietà di un bene come una condizione di responsabilità ( che non include l'obbligo di conservazione allo stato originale intonso, cioè il divieto di trasformazione ... ) da trasmettere a chi ci sopravviverà.
Il prestito come un dono temporaneo, in cui due mani si possono anche accidentalmente sfiorare. Possibile con il libro cartaceo, e non con quello digitale, a meno di non crackare le protezioni commerciali e abbattere il mercato.
( continua )
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