L'intellettuale americano Noam Chomsky [ 1 , 2 , 3 , 4 ], ritratto da John Soares [ 5 ].
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Traggo dal mio archivio su disco uno scritto di Luca Oleastri aka Innovari ( illustratore, editore di fantascienza ) [ 6 , 7 ] che lui stesso mi spedì qualche tempo fa.
E' una riflessione ampia sul controllo sociale e il cosiddetto complottismo prendendo come spunto l'attentato di Montecitorio [ 8 ] all'insediamento del Governo Letta, passando attraverso le teorie del guru Chomsky ...
Una riflessione che non ha alcuna data di scadenza, e indaga il rapporto stretto tra Potere e Popolo ( la massa ), la Coscienza della Realtà e la performance mainstream della Verità ( la narrazione più accettata ).
Quindi, riproduco :
Il controllo sociale, il complotto, e l'attentato a Montecitorio di Luca Oleastri Spessissimo ci si trova di fronte a delle notizie sciorinate dai media che danno l'impressione iniziale di avere qualcosa che non funziona, che non quadri, ma poi quando si ascolta o si legge la notizia fino alla fine questa e/o la si sente ripetuta più volte, la sensazione stranamente scompare. Il dubbio che ci sia qualcosa che non vada non alberga più nella nostra testa, sostituito da certezze provenienti qualcun altro che non siete voi. Personalmente trovo che in generale arrivare a continuare almeno a pensare “c'è qualcosa che non va”, e poi non spiegarselo e non cercarne neppure spiegazioni, sia sempre meglio che accettare sempre proni “la realtà” che passa il convento. Sarà pur meglio credere ai propri occhi, alle proprie orecchie e soprattutto al proprio cervello... non ne convenite? Per esempio si può riflettere “solitari” e solo con la propria testa su “Le 10 regole per il controllo sociale” di Noam Chomsky, linguista, filosofo e teorico della comunicazione statunitense di fama mondiale: [ 9 ]. Se per esempio prendiamo il caso dello “sparatore” Luigi Preiti, escludendo strane foto o teorie, ammetterete che “stranamente” il fattaccio in Piazza Montecitorio ricade proprio pari pari nella spiegazione di Chomsky di come si fa a ottenere il controllo sociale. Allontaniamoci dalla scena del crimine perpetrato da Preiti e guardiamo il quadro immerso in un contesto molto più grande... l'“Effetto Chomsky” è evidente. Non serve ordinare a Luigi Preiti di andare a fare ciò che ha fatto, perché qualcuno ha bisogno di una sparatoria a Montecitorio un dato giorno. Non serve neppure conoscerlo o sapere che esiste. C'è sempre qualche pazzo, da qualche parte, che vuole fare ciò che voleva fare Preiti. Questo tipo di “spostati”, quasi sempre armati, orbitano continuamente attorno ai palazzi del potere, ed è per questo che moltissime telecamere vengono montate nei dintorni di luoghi salienti e monitorate continuamente e con attenzione dall'intelligence, che di solito se sospetta qualcosa agisce e dissuade con discrezione ancora prima che i fatti accadano. Per utilizzare un “preiti” qualsiasi strategicamente, basta permettergli di portare a termine ciò che vuole fare, magari agevolandolo sempre con discrezione. Basta aumentare enormemente le opportunità che il fatto criminale accada. Ma dove è la vera stranezza nel caso dello “sparatore” Luigi Preiti che ci fa intravedere il retroscena? L'assurda “tempestività” dell'attentatore, e l'apparente inutilità totale dell'attentato. Se si vuole fare un attentato perché farlo durante il giuramento del governo il giorno prima della fiducia? Sarebbe più logico, per esempio, farlo quando ci sono le votazioni di tutto il parlamento, entrando con un fucile a pompa, un mitragliatore e delle bombe a mano, ottimizzando pure il risultato se l'attentatore ha deciso di morire in azione. Invece fare l'attentato il giorno prima della fiducia con una Beretta da 8 colpi e colpire quasi a morte un povero Carabiniere, l'unica effetto reale ottenuto è che la fiducia è stata votata anche dai più dubbiosi, senza se e senza ma, così come in effetti è avvenuto. Come dicono spesso nei telefilm polizieschi, per scoprire il colpevole basta seguire la pista dei soldi. Ma in questo caso non si tratta di danaro. Ancora una volta, anche qui, Chomsky docet. Le “regole” citate in realtà non sono regole, ma sono più che altro un modus vivendi di default di certe persone e di certe classi interessate alla “gente” ed a mantenere lo status quo, e non un complotto ordito consciamente o secondo un piano preciso. Sono automatismi di protezione del potere, fatti senza neanche pensare, così come gli uomini sbattono le palpebre. Immaginate di essere “dall'altra parte”, dalla parte della ragion di stato o della ragione economica... non pensereste anche voi di fare di tutto e di più, legale o illegale che sia, sporco o pulito che sia, per mantenere lo status quo? Chomsky, anche nei suoi vari scritti, ha semplicemente coagulato la psicologia del potere in regole e sistemi, per renderle più comprensibili e tentare di fare vedere ad alcuni vedere come è essere “dall'altra parte”. Sostanzialmente è proprio nel mantenere lo status quo che si sintetizza il controllo sociale, oggi sempre più totale, perché tecnologicamente sempre più semplice da gestire. Come disse Aldous Huxley negli anni '50: “ci sarà in una delle prossime generazioni un metodo farmacologico per far amare alle persone la loro condizione di servi e quindi produrre dittature, come dire, senza lacrime; una sorta di campo di concentramento indolore per intere società in cui le persone saranno private di fatto delle loro libertà, ma ne saranno piuttosto felici”. Lui pensava a un metodo farmacologico, mentre oggi i metodi a disposizione sono migliaia. Ma la coperta è diventata corta e per chi lo vuole vedere, alzando la testa dal gregge, si intuisce il lurido retroscena. Ritornando a Preiti, che ci vuole quindi a farlo passare, a farlo sparare se serve, se aiuta a mantenere lo status quo in quel momento.... farà tutto da solo e non saprà mai nulla... Come scrisse Cossiga in apertura del suo ultimo libro, redatto prima di morire: “Il potere è fare ciò che si vuole”. E la gente non si accorge di nulla? Il negare che il famigerato “complottismo” e i complotti alla fine in qualche modo esistano veramente sia effettivamente più legato ad una necessità di auto-rassicurarsi piuttosto che ad una analisi realistica dei fatti. Da un lato "la gente" attua la politica dello struzzo, pensando che le cose negative della vita non esistono negandone totalmente l'esistenza, dall'altro “la gente” si pone nella categoria dei “normali” includendo vigliaccamente chi combatte in quella dei “pazzi schizofrenici”. Il complotto, quindi, esiste veramente ma non è calcolato, pensato o pianificato, ma bensì si tratta una sorta di complotto naturale, spontaneo insomma, come fosse una reazione immunitaria contro chi infastidisce (siano essi singoli o folti gruppi) il potere e le strategie politiche ma sopratutto economiche, visto che da sempre, ma mille volte di più oggi, con il totale tramonto delle ideologie, la politica rappresenta oramai solo interessi privati degli stessi politici, e contemporaneamente interessi di chi muove l'economia, sia a livello globale, sia a livello locale, fino ad arrivare alla scala del piccolo comune di provincia. Quello che invece non esiste realmente, è il fatto che i vari gruppi di potere tramino da qualche località nascosta ai danni dell'umanità per perseguire chissà quale fine oscuro. In realtà i fini sono ben chiari, ed il fatto che esistano veramente dei poteri economici che cercano di gestire il controllo delle popolazioni a proprio vantaggio, e che tale gestione sempre più spesso si risolva direttamente o indirettamente a danno delle popolazioni, è oramai un dato di fatto. Ma ciò alla gente continua a non importare. Facendo dei tentativi di invitare le persone a riflettere su un social network come Facebook su come avviene o potrebbe avvenire il controllo sociale, magari collegandolo con il delitto di Piazza Montecitorio, la “reazione” è quella di un mutismo assoluto (sperimentato sul campo)... magari assieme alcuni “D'OH!” alla Homer Simpson... Anche questo effetto collaterale ricade sempre nelle 10 regole per il controllo sociale di cui sopra e ne è la controprova, dimostrando l'evidente condizionamento della popolazione a questa dittatura della felicità apparente. C'è da calcolare anche il fatto, molto rilevante, che “la gente” quasi sempre non sa niente e non conosce nessuno. Mediamente essi vogliono vivere la propria vita senza problemi, mangiando, accoppiandosi, riproducendosi per poi morire “in pace” dopo aver speso un sacco di soldi sopratutto in cose inutili e dopo essersi incazzati inutilmente contro le angherie sociali ed economiche subite durante tutta la vita, ma perpetrate da non si sa ben chi. Le masse, anche quando poste di fronte l'evidenza del fatto che c'è veramente qualcosa che non va, con prove o contro-prove, negano consciamente e pervicacemente la realtà in una sorta di cecità mentale selettiva. Per “la gente” dar credito veramente al fatto che essi sono solo dei “bambini” sulla scena di una recita scolastica manovrati e diretti da degli “adulti” che sanno cosa è meglio per loro, e che usano il bastone e la carota per controllarli sarebbe la fine della loro vita semplice (ma comunque già complessa di per se), e rappresenterebbe un enorme problema da affrontare che si andrebbe ad aggiungere ai problemi del vivere odierno quotidiano già eccessivamente pesanti. Sarebbe intollerabile, quindi meglio non vedere o sapere e sopratutto ancor meglio non volere sapere. Comprensibile. I pochi che alzano la testa dal gregge e cercano di scrutare cosa c'è dietro le quinte, o passano “dall'altra parte” e diventano gli “adulti manovratori” - ma costoro sono veramente la minoranza - oppure, in maggioranza diventano dei paria sociali, dei disadattati, e, nel caso che esagerino, questi ultimi potrebbero addirittura attivare i pericolosi anticorpi del potere, il quale ha la possibilità di eliminarli anche totalmente dalla recita. Come fare quindi per mobilitare “la gente”? Essa si mobilita autonomamente solo ed esclusivamente quando si arriva ai minimi termini, alle estreme conseguenze. E' quindi paradossalmente auspicabile che il trend negativo continui e che si arrivi una catastrofe che porti il gregge ad alzare la testa, oppure, ancor più paradossalmente che si arrivi a una guerra guerreggiata vera, con tanto di eserciti in campo, per coagulare prima l'unità nazionale, e poi, dopo la guerra, la forte volontà di cambiamento, rinnovamento e pace duratura; chi ha ucciso e ha visto i fratelli morti nelle strade, non vuole vedere mai più cose del genere per tutta la durata della vita. Purtroppo è più probabile e realistica la seconda ipotesi. E' la storia degli ultimi secoli che ci dimostra che quasi sicuramente andrà proprio così. Ma alla fin fine è veramente utile che tutto il gregge alzi la testa e prenda pienamente coscienza? Quanti morti e tragedie costerà? Luca Oleastri --- |
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Aggiungo due note mie.
La reazione istintiva-conservativa del Sistema mediatico all'attentato si è manifestata in un primo momento con la derubricazione di Preiti a puro e semplice pazzo, scontornandolo, tagliandolo via dal contesto della crisi economica e sociale che attanaglia il Belpaese.
Disinnescando ogni possibile ruolo di rivoltoso a sè stante ( come scrissi allora [ 8 ] ).
La domanda finale, che fa venire un groppo in gola tanto è pesante ( “Ma alla fin fine è veramente utile che tutto il gregge alzi la testa e prenda pienamente coscienza ? ... Quanti morti e tragedie costerà ?” ) è la stessa che il burattinaio Ozymandias pone al Dottor Manhattan e a Rorschach nel finale della graphic novel “Watchmen” scritta da Alan Moore ( disegni di Dave Gibbons e colori di John Higgins, 1987 ) [ 10 ] ...
( chi l'ha letto, conosce bene le due diverse risposte ... e l'epilogo ).
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