{ Tommaso Labranca è morto il 29 agosto }


Chi era Tommaso Labranca

[ ... ]

L’ultimo articolo – che uscirà tra qualche giorno sulla rivista Linus – è una riflessione sulla scomparsa delle canzoni per l’estate e dell’estate in generale. Inizia così: «In questo preciso istante, mentre scrivo e mentre leggete, una ragazza o un ragazzo sta legando un’immagine, una sensazione, una madeleine dell’estate 2016 alla voce effettata di Fabio Rovazzi, l’autore della canzone “Andiamo a comandare”.» E continua: «Scorrendo il video, colpisce come il brano più ascoltato nell’estate del 2016 non abbia nulla di estivo». E finisce, o quasi: «Provo davvero una pena sincera per queste generazioni che non hanno mai conosciuto quell’estate fatta di tre mesi di vacanze, una stagione così lunga che alla fine non ne potevi più. Sono le generazioni senza settembre. Settembre è un mese ucciso dalle riforme scolastiche, quelle che hanno anticipato l’inizio delle lezioni, inibendo così nei più giovani il gusto languido del declino, del crepuscolo che si trasforma in attesa di una nuova stagione».

il Post


1

Lo so e lo sapete;

mi segno quest'appunto perché di Labranca [ 1 ] ho letto sinora nulla, sono arrivato al post sopra citato dopo avere letto un turpe epitaffio del cannibale Poldino sul blogspot Blog a 2 piazze [ 2 ].

10 – 10

Ho contattato l'amico Riccardo Paccosi [ 3 , 4 ] chiedendogli dell'intellettuale tramutato in altra forma e dimensione poco più di un mese fa, e addirittura mi ha risposto : “fu uno dei miei teorici di riferimento vent'anni fa. Ne ho scritto anche su facebook quand'è morto.”
Poi mi ha spedito il post, che riproduco :




R.I.P. TOMMASO LABRANCA

di Riccardo Paccosi


Tommaso Labranca – col saggio “Andy Warhol era un coatto” del 1994 – fu colui che divulgò per primo, in Italia, la categoria del “trash”. Questo apporto teorico consentì di ripensare la storia della cultura e delle arti in termini differenti (basti pensare, per esempio, alla rilettura del cinema di genere italiano: rilettura successivamente ufficializzata da Quentin Tarantino, da Marco Muller e da tanti altri).
La riscoperta del trash è stata un aspetto – uno dei tanti – di quel paradigma culturale e filosofico che porta il nome di postmodernismo. Oggi, l'istanza tipicamente postmoderna dell'ibridare, destrutturare e relativizzare, credo risulti insufficiente al fine di leggere e di operare entro una realtà storica tornata a essere imbevuta di ideologia e di processi di radicalizzazione.
Ma la categoria del trash si è inserita in un processo iniziato negli anni '60, portandolo ad accellerazione. Questo processo – determinando la rottura dei confini fra cultura “alta” e cultura “bassa”, fra generi e fra stili, fra media e canali distributivi – credo abbia rappresentato l'apertura di nuove possibilità per i linguaggi artistici.
Io stesso – che introduco in una stessa opera citazioni di Nietzsche e citazioni di film con Alvaro Vitali – mi sento pienamente parte di tale retaggio.
Adesso, la cultura e la critica culturale devono andare avanti e trovare strade che innovino i paradigmi degli anni '90. Ma credo vada tributato massimo rispetto a chi, come Tommaso Labranca, ha saputo a suo tempo generare arricchimenti e innovazioni nel modo d'interpretare la cultura.

Riccardo Paccosi

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( prima pubblicazione dell'articolo su Facebook, 29 agosto 2016 [ 5 ] ).


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