Lo straniero / 1




La copertina di una edizione economica nei Tascabili Bompiani ( XX, 2005 ).


Oggi la mamma è morta. O forse ieri, non so. Ho ricevuto un telegramma dall'ospizio: « Madre deceduta. Funerali domani. Distinti saluti ». Questo non dice nulla: è stato forse ieri.
pag. 7


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E' uno degli incipit più celebri nella Storia della Letteratura, ed è anche il paradigma del romanzo dato ai tipi di Gallimard nel 1942, cui dà inizio : l'affermazione perentoria di un principio cosmico di indeterminatezza individuale, tanto più marcato e spirituale perché coinvolge una entità assoluta come la madre del protagonista.

Egli non vorrà nemmeno vedere il corpo della madre – che, dunque, non esisterà nemmeno visualmente – durante la veglia, e il contatto figurato con la morte ( un'anticipazione del mutamento finale ) avviene con la comparsa di una infermiera dalla fisionomia martoriata dal cancro in modo orrendo, poche pagine più avanti :
 

L'infermiera si è alzata e si è diretta verso l'uscita. In quel momento il portinaio mi ha detto: « E' un cancro, quello che ha ». Siccome non capivo, ho guardato l'infermiera e ho visto che aveva sotto gli occhi una benda che le girava tutt'intorno alla testa. All'altezza del naso, la fasciatura era piatta. Non si vedeva nel suo viso che la bianchezza della benda di garza.
pag. 11


Egli non ne è turbato in alcun modo, è la seconda di una lunga serie di indifferenze.

1

Già da qualche tempo mi pulsava l'idea di rileggere il classico francese, ma la spinta decisiva mi è stata data da un'altra lettura.
Avevo appena iniziato il romanzo “La teoria del complotto” di Maurizio De Paola quando, dopo la dotta introduzione, le prime righe del primo capitolo mi hanno richiamato alla mente l'atmosfera de “Lo straniero” :


Atto I

Mi chiamo Marco Colabona. Fino a un anno fa avevo 37 anni, oggi non saprei dirlo. Vi sembra strano? Dovrei averne 38? Può darsi, ma non è così semplice come sembra. Niente lo è.

pag. 21


Stimolato dall'intuizione della similitudine, ho ripreso dallo scaffale e ho riletto quell'agile storia in edizione economica ( 150 pagg. più la post-fazione ) nell'arco di due giorni ma per due ragioni diverse : indagare alcuni passaggi psicologici del mio vivere, e, mosso dal caso del serial killer Norbert Feher [ 1 ], cercare la psicologia di un uomo disumano cioè privo dei sentimenti ( che sono i mattoni basilari dell'empatia con gli altri homo e della costruzione dei rapporti interpersonali ).

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Lo scrittore e filosofo Albert Camus – nato il 13 novembre 1913 a Mondovi ( oggi Dréan ) in Algeria [ 2 ] – costruisce la narrazione in prima persona della vita intima di un uomo insignificante, pressocché privo di una forza di volontà che lo spinga a interagire attivamente con quasi tutto ciò che è oltre i propri sensi basilari;
la non volontà di determinare alcunché nella propria modesta esistenza che non sia il soddisfacimento dei bisogni primari – una postura che viene protratta fino all'ambito delle relazioni interpersonali di varia natura – lo trascina alla acquiescenza mansueta verso gli ingranaggi sociali ( la Legge, le convenzioni, le semplici volontà altrui  ) di un Sistema che al termine del percorso eseguirà Giustizia della sua inettitudine, una vera gioia per il lettore tediato dall'assurdo profilo esposto.

3

Il romanzo è stato definito “esistenzialista” sebbene pare che lo stesso autore rifiutò la codifica [ 3 ].
Rileggendo i Caratteri generali nell'Enciclopedia Treccani on-line [ 4 ] penso che l'attributo non sia appropriato siccome l'opera – che palesa alcuni chiari punti auto-biografici – riduce ai minimi termini fino all'estremo di contraddire i tratti fondamentali dell'esistenzialismo, ed in particolare :
 

5. Come rapporto con l'Essere, l'esistenza è una ‛possibilità di essere', o un insieme di possibilità, che possono realizzarsi o meno. L'esistenza non è una realtà sostanziale che ha o possiede certe possibilità, ma è le sue possibilità stesse. Perciò, anche, è la scelta fra tali possibilità e il progettarsi sul fondamento di esse. In questa scelta e progettazione consiste la libertà.
6. L'analisi dell'esistenza non è solo attività teoretica, cioè pura contemplazione, ma è essa stessa scelta e progettazione: sicché coinvolge (cioè impegna) colui stesso che la mette in opera.

Treccani


Il protagonista e voce narrante Meursault ( si pronuncia all'incirca Mérsòl e così lo userò in questa mia scrittura ) – un impiegatuccio tanto banale da non avere nemmeno un nome proprio – vive ai margini dell'esistenza ( ne vive il solo aspetto biologico ) e non pare incapace di eseguire ragionamenti, ma questi sono brevilinei e di profilo basso eppure logici – tanto che non sarebbe faticoso eseguire una rappresentazione con i diagrammi a blocchi – e volti alla desistenza quasi totale sia ad intervenire diversamente sul corso degli avvenimenti, lasciando correre, collaborando con essi, che ad analizzare efficacemente la propria ignavia.
Di rado egli palesa un qualche disagio per il suo agire acquiescente, ma in fondo desiste dall'eseguire un ulteriore passo critico con la motivazione di non avere una sensata motivazione ad opporsi, e perché l'abitudine – che il lettore, per qualche decina di pagine, può supporre sia il prodotto di un'omissione della Natura nel generare la fisiologia ( monca ) di un simile uomo-?, al limite dell'assurdo – ha marcato una certa prassi psicologica e comportamentale già incallita al momento in cui la morte della madre dà il via al filare degli eventi narrati.
Ma il guasto è avvenuto anni addietro, e durante un colloquio di lavoro in cui il principale gli offre una mansione a Parigi ( vedi sotto ) apprendiamo che esso non era presente già alla nascita :


A pensarci bene, non ero infelice. Da studente, avevo molte ambizioni di quel genere. Ma dopo che ho dovuto abbandonare gli studi ho capito molto presto che tutte queste cose non avevano una reale importanza.
pag. 54 – 55


E' una fugace confessione al lettore, a proposito di un Mérsòl diverso da quello che conosciamo attraverso queste pagine.
{ il mistero sulla deviazione di Mérsòl che è di fatto una regressione potrebbe essere oggetto di speculazione ed invenzione letteraria }.
Ma sono attimi rari, che cadono al di fuori della circolarità quasi perfetta – e quindi rigida fino all'effetto comico – del suo pensiero.
S'intuisce ch'egli si compiace della circolarità ridicola del suo semplice ragionare – come il Gagarin [ 5 ] che nelle conferenze stampa all'estero metteva in mostra una eccezionale capacità di eludere il significato delle domande mossegli dai giornalisti, ma il tecnico industriale, aviatore ed astronauta aveva ottime ragioni per ottemperare alla riservatezza consigliata ( anzi ordinata ) dall'apparato politico-militare sovietico – ed il lettore può quasi sentirlo sorridere tra le righe, mentre persino si compiace della sua debole forza di volontà che è solo minimamente espressa, al fine di conseguire le azioni essenziali ( un lavoro per il sostentamento alimentare ) ad una vita biologica inscritta in sé stessa e nulla più.
La desistenza all'indagine di sé è cosciente, ed è esplicitata – assieme al bunkeramento dell'individuo nella propria fisiologia biologica – nella Seconda parte del romanzo, durante il primo colloquio con il difensore d'ufficio che dovrà perorare le sue ragioni-? nel processo penale :


Si è seduto sul letto e mi ha spiegato che erano state assunte informazioni sulla mia vita privata. Si era saputo che mia madre era morta recentemente all'ospizio. Allora avevano fatto un'inchiesta a Marengo. Gli istruttori avevano sentito che « avevo dato prova di insensibilità » il giorno dei funerali. « Lei capisce », mi ha detto l'avvocato, « è un po' imbarazzante per me domandarle questo. Ma è molto importante. Sarà un argomento molto forte per l'accusa, se io non trovo niente da ribattere ». Voleva che lo aiutassi. Mi ha chiesto se quel giorno avevo sofferto. Questa domanda mi ha molto stupito e mi è parso che sarei stato molto imbarazzato se avessi dovuto farla io a un altro. Comunque gli ho risposto che avevo un po' perduto l'abitudine di interrogare me stesso, che mi era difficile informarlo. Naturalmente volevo bene alla mamma, ma questo non significava nulla. Tutte le persone normali, gli ho detto, hanno una volta o l'altro desiderato la morte di chi amano. A questo punto l'avvocato mi ha interrotto e mi è parso molto agitato. Mi ha fatto promettere di non dire questo, né durante l'udienza, né al giudice istruttore. Comunque gli ho spiegato che avevo una natura tale che il mio fisico influenzava spesso i miei sentimenti.
pag. 81


Il testo è quindi un esercizio esistentivo [ 6 ] cioè un caso limite – a parametro umano zero – dell'esistenzialismo; ho trovato una buona sintesi comparativa dei due termini in un manabile on-line :


Esistentivo/Esistenziale

existenziell/existenzial

Designano due distinti modi in cui l’uomo si riferisce al proprio essere (cioè all’esistenza): l’uomo si rapporta in senso esistentivo all’esistenza quando si riferisce alle concrete possibilità di essere e alle alternative che essa gli pone dinanzi; si rapporta invece esistenzialmente a essa quando si pone esplicitamente il problema dell’esistenza stessa. Usato come sostantivo, "esistenziale" designa poi le strutture costitutive dell’esserci, da distinguere da quelle proprie degli enti difformi dall’esserci (le "categorie").

Dansofia


Con pari pertinenza e stringendo la definizione, può essere usato l'aggettivo nichilista [ 7 ] : Mérsòl è privo di valori, privo di fede, egli si posiziona con esattezza ponderata oltre il Bene e il Male.
Lo straniero è tale perché estraneo ai suoi simili – privo di empatia con essi siccome pressocché privo di spirito e come una generica entità biologica anela alla comunione totale con la Natura – ed estraneo al sistema dei rapporti sociali dei quali preferisce essere spettatore.
Povero di spirito e di intelletto, egli è estraneo anche a qualità basilari che sono proprie degli esseri umani : è un essere umano monco, amputato(-si ?) dentro, che agisce per mantenere e difendere la propria posizione sul ciglio dell'assurdo. E' un essere quasi anti-umano, l'esempio più compiuto dell'anti-eroe.
E quando verrà coinvolto in una semplice rete di relazioni, essa sarà la sua trappola letale.

4

“Lo straniero” non fu certo un romanzo rivoluzionario in sé ma beneficiò della moda del tempo.
Ebbe un successo generazionale nel decennio della contestazione studentesca per il malinteso rifiuto della società e delle sue convenzioni, e l'ateismo ivi espresso.
Definendo e scandendo con razionalità le idee già espresse da altri autori in quello che appare come un laboratorio esistenziale ( nell'accezione-limite sopra chiarita ), Camus preconizzò un preciso modo di vivere massivo che possiamo osservare ai nostri giorni : non è un caso che questo scritto sia stato esaltato da Roberto Saviano [ 8 ] nell'introduzione stesa per le più recenti edizioni economiche ( altro segno dei tempi che viviamo ).
Quando l'edizione originale in lingua francese venne stampata, il plot non era certo una novità : “L'idiota” di Fëdor Dostojevsij ( 1869 ), “Storia di un uomo inutile” di Maksim Gorkij ( 1913 ), “La metamorfosi” ( 1915 ) e “Il processo” ( 1925 ) di Franz Kafka, “L'uomo senza qualità” di Robert Musil ( 1930 ) ...
E come alcuni degli inetti tratteggiati dai precursori di questo particolare genere letterario ( e filosofico ), anche qui il soggetto principale è un insignificante impiegato in una non ben precisata compagnia, la cui attenzione critica può essere, al massimo della vitalità espressa, direzionata ai piccoli dettagli quotidiani, periodicamente ripetuti – quasi un Truman Show [ 9 ] all'incontrario, in cui il protagonista è consapevole della propria alterità al contesto e finge partecipazione – della vita nella strada in cui è situato l'appartamento nel quale trascina l'esistenza con piccolo calcolo, osservata dal balcone in cui si postura sulla sedia di riflesso a quanto esegue un bottegaio sull'altro lato, tra una sigaretta e l'altra, fino all'imbrunire e senza considerazione del tempo che passa se non per la percezione dei colori e della temperatura ambientale che mutano.
Un'attenzione sommaria, che produce una prosa in diretta simile all'inventario di un magazzino merci, compiaciuta della propria estraneità, che quasi mai si stacca per un ragionamento superiore, complessivo, dell'entità mondo di cui egli è spettatore, ed è interrotta dall'abitudine di cenare ad un certo momento della sera più che dal senso della fame che sopraggiunge :
 

La mia camera dà sulla via principale del quartiere. Il pomeriggio era bello. Il lastricato era tuttavia umido, i passanti ancora rari e affrettati. Erano in principio famiglie che andavano a passeggio, due ragazzini vestiti alla marinara, coi calzoni più giù del ginocchio, un po' goffi dentro la stoffa rigida, e una bambina con un gran fiocco rosa e delle scarpe nere di vernice. Dietro a loro una madre enorme, vestita di seta marrone, e il padre, un ometto piuttosto esile che conosco di vista. Aveva una paglietta, una cravatta a farfalla e un bastone da passeggio. Vedendolo con sua moglie, ho capito perché nel quartiere di diceva che era una persona distinta. Un po' più tardi passarono i ragazzi del sobborgo, coi capelli impomatati e delle cravatte rosse, la giacca molto aderente con un fazzoletto ricamato nel taschino e delle scarpe a punta quadra. Certo andavano nei cinema del centro. Era per questo che uscivano di casa così presto e correvano per prendere il tram, ridendo forte.
pag. 28 – 29


Quantità, dimensioni, colori, meccaniche cinetiche determinate da brevi congetture corroborate dall'esperienza dello spettatore ... il massimo sforzo mentale è la pesa delle considerazioni spicciole delle comari di quartiere : tutto quanto concerne l'esteriorità figurata viene colto.
La vita di Mérsòl è priva degli occasionali slanci umani e patetici del principe Myškin, tranne un sussulto rabbioso ( di una rabbia animale ) ma tardivo nel finale del romanzo, che lo porterà ad una fugace presa d'atto della propria esistenza e della contingente situazione disperata, simile a quello di Evsej Klimkov nella chiusura dell'opera di Gorkij sopraccitata ed altrettanto inutile al fine di procastinare il termine ultimo. La sua condizione non è risolvibile in altro modo che non sia la morte. 
E :
 

Ho pensato che bisognava cenare.
pag. 31


“Ho pensato”, quindi, a tratti, nemmeno più la sensazione della fame e l'istinto del cibo animano questo essere sbiadito, la cui postura somiglia a quella umana perché imbastita dalle consuetudini.

5

Cito alcuni esempi dell'ignavia di Mérsòl.
La reazione alla proposta di promozione fattagli dal datore di lavoro :


Poco dopo il principale mi ha mandato a chiamare, e lì per lì sono rimasto male perché pensavo che mi avrebbe detto di telefonare di meno e lavorare di più. Ma non si trattava affatto di questo. Ha detto che voleva parlarmi di un progetto ancora molto vago : voleva soltanto conoscere il mio parere. Aveva intenzione di installare un ufficio a Parigi per trattare i suoi affari sul posto, direttamente con le grandi compagnie, e voleva sapere se io sarei stato disposto ad andarci. Questo mi avrebbe permesso di vivere a Parigi e anche di viaggiare una parte dell'anno. « Lei è giovane, e mi sembra che sia una vita che dovrebbe piacerle ». Io gli ho detto di sì, ma in fondo per me era lo stesso. Allora mi ha chiesto se non mi interessava un cambiamento di vita. Ho risposto che non si cambia mai di vita, che del resto tutte le vite si equivalgono e che la mia, così com'era, non mi dispiaceva affatto.
pag. 54


La reazione alla proposta di matrimonio fattagli dall'amica Maria :


La sera Maria è venuta a prendermi e mi ha domandato se volevo sposarla. Le ho detto che la cosa mi era indifferente, e che avremmo potuto farlo se lei voleva. Allora ha voluto sapere se l'amavo. Le ho risposto, come già avevo fatto un'altra volta, che ciò non voleva dir nulla, ma che ero certo di non amarla. « Perché sposarmi, allora? » mi ha detto. Le ho spiegato che questo non aveva alcuna importanza e che se lei ci teneva potevamo sposarci. Del resto era lei che me lo aveva chiesto e io non avevo fatto che dirle di sì.
pag. 55


{ che Maria si invaghisca di Mérsòl è plausibile, siccome non è raro che le donne si invaghiscano di soggetti assurdi }.

Sulla nascita e gli studi ( interrotti ) ho già citato.
Adesso il quadro è completo : nascita, scuola, lavoro, matrimonio ... le pietre angolari della vita di un essere umano sono saltate, nella prosa del soggetto sono dettagli fuori fuoco perché deprivati di importanza, vengono approcciati con l'inerzia di un modus operandi sia mentale che pratico calcolato, ma nei risultati appena più che vegetativo.
Il testo preconizza lo smantellamento della società occidentale e la povertà intellettuale, la riduzione dell'attività cerebrale dei singoli al mero servizio funzionale il reddito e la riduzione dell'essere umano alla resilienza del pongo, fenomeni che oggi sono quanto mai visibili.

6


Tanto più sono banali i personaggi, altrettanto accurata e sottile dev'essere la scrittura : non dev'essere stato facile, scrivere 150 pagine sperimentali su una tale merda d'uomo.

Quella che si legge, pare la struttura della storia kafkiana di uno sventurato che ancóra dev'essere pennellata e farsi romanzo, e nel momento in cui la struttura emerge alla superficie della pagina, essa diventa psicologia : la psicologia di un individuo dal ragionamento e dalla volontà deboli fino all'inverosimile.
I momenti di vera emozione di Mérsòl sono, infatti, alcuni pasti consumati nella trattoria di Celeste oppure in casa, le sigarette, le nuotate e il riposo sotto il sole ... le nuotate in particolare : come se il protagonista fosse il reperto di una evoluzione all'incontrario, egli è tanto simile ai primi organismi che popolarono il pianeta, negli oceani.
Quello di Camus è un monito agli indifferenti e ai reticenti l'uso dell'intelletto : la costante del romanzo è l'inazione volontaria, e quando Mérsòl agisce ( per la propria sventura ) nella scena cruciale, spartiacque tra le due parti, lo fa indotto dalle sensazioni fisiologiche ( date dal sole ) e oltre la misura della legittima difesa. Egli uccide un arabo ( altro elemento che marca l'estraneità del protagonista alla terra in cui è nato ) con 1 colpo di rivoltella indotto dal riflesso del sole sulla lama del coltello che l'altro estrae a propria difesa-minaccia e dal sudore, riflesso che gli ferisce gli occhi, vene che gli pulsano sulla fronte, e non da una ponderazione dell'effettivo pericolo in essere ... e poi 3 colpi senza altro senso che rimarcare la sua inettitudine e firmare la propria condanna.
{ il cialtrone Saviano, diversamente, scrive di uno “scontro” marcato con “colluttazione” tra i due soggetti, e sono due sostantivi errati siccome nella realtà del romanzo non ha luogo alcun contatto fisico tra i due : uno “scrittore” dovrebbe pesare i termini e scegliere quelli giusti, magari dopo una lettura attenta del testo che sta commentando }.
Ed ancóra, nell'unica occasione in cui prende parola nel processo che sancirà la pena di morte per l'assassinio, lo fa con esito disastroso, parlando del sole ( della colpa del sole ) e suscitando così l'ilarità dei presenti.
Come dire : si può tentare di performare una estraneità al mondo estrema, tendenzialmente totale, ma il fallimento è certo.
E la punizione massima che Mérsòl riceve è la lezione morale che viene consegnata al lettore.

7

{ sul sole e le sue implicazioni }.

La luce è un elemento reso dall'autore – che conosce perfettamente l'ambientazione narrata, essendo un pied noir [ 10 ] nato e cresciuto in Algeria, tra Mondovi e Algeri con efficacia magistrale e memorabile : dettaglia i particolari, li denuda nella loro crudezza, ma poi ottunde la già labile coscienza dell'osservatore Mérsòl.
E' un elemento potente, ma è anche pericoloso se gli si lascia il gioco a tutto campo.
Recupero una citazione dalla scheda wikipediana in lingua italiana, che chiarisce l'elemento e il suo uso contestuale :


« Fui posto tra la miseria ed il sole, ad uguale distanza. La miseria m'impedì di credere che tutto è bene sotto il sole e nella storia; il sole mi insegnò che la storia non è tutto. »
A. C.


Da un lato, abbiamo il sole con valenza strumentale ( positiva ) per il combattivo autore, che nella sua vita fu sul fronte della resistenza francese e poi su innumerevoli altri, politici e letterari, ma spesso in polemica con le parti ed anche la propria, nondimeno la nazione francese sull'operato colonialista. Per due volte entrò ed uscì dal Partito Comunista algerino, e lasciò un incarico all'UNESCO.
Nel caso della coscienza debilitata di Mérsòl, ch'è ridotta alla mera biologia dell'essere vivente, il sole diventa attore in gioco, divinità che agisce e si fa Destino.

Che l'agire di Mérsòl sia anti-storico non v'è alcun dubbio, ma il sole ha inaridito l'essere umano, lo ha spogliato al nocciolo ed anche oltre.

Cos'è il sole ?

Una metafora dell'ideologia comunista e delle sue terribili conseguenze, denunciata da un soggetto autonomo ?
Possibile.
Nel contesto fattuale del romanzo, cioè di quella stringa di avvenimenti di cui siamo spettatori ( ma ancóra ricordo : non conosciamo la vita precedente di Mérsòl ), dovremmo scartare l'ipotesi dell'entità rivelatrice : in questo senso, la rivelazione dovrebbe avere un beneficiante che non c'è, la coscienza di Mérsòl è labile e l'intelletto è disabilitato ad una lettura della Realtà che non si limiti alle figure illuminate dalla mera irradiazione fisica dell'astro. In altre parole c'è nulla da rivelare oltre la plasticità del mondo, perché il fruitore è incapace di intellegervi qualcosa. Oppure la rivelazione è avvenuta prima degli eventi narrati, e il protagonista ha abbassato le armi, si è lasciato andare alla deriva ( una deriva difesa con una particolare logica ) ...
{ la critica del personaggio narrante in quanto essere organico, è un esercizio di speculazione impopolare per un testo ideologizzato suo malgrado }.
E se esso si fa Destino è perché il piccolo calcolo delle azioni gli lascia spazio e ruolo attivo, che trascende la flebile volontà nel momento cruciale.
Un'affermazione dello stesso Camus nella prefazione per un'edizione americana de “Lo straniero”, suggerisce che l'intero romanzo potrebbe essere interpretato come il passaggio biografico di una particolare fase della vita dell'autore :


« È una verità ancora negativa, senza la quale però nessuna conquista di sé e del mondo sarà mai possibile. »
A. C.


Quindi il sole sarebbe un passaggio inderogabile ma è anche una prova discriminante per l'essere umano.
E' legittimo pensare che l'autore – che ha vissuto un'adolescenza travagliata – abbia descritto l'altro sé ipotetico, sconfitto e alla deriva.
Camus ha superato la prova con la forza delle proprie gambe, Mérsòl si è accasciato e non si è più rialzato : discriminante è la volontà del soggetto umano. La divaricazione tra autore e personaggio è la prova dell'intento moraleggiante nell'esercizio intellettuale concretizzato in queste pagine, anticipatrici di fenomeni oggi visibili
: ( ripeto ) la perdita di ogni punto di riferimento, anche di quello assoluto che è, per ciascuno di noi, la madre ( anche in senso figurato : terra, radici ). E la perdita di volontà ( anche del solo esercizio intellettuale teorico ) che vedo nella metastasi di ebeti che riempiono la società “italiana” ed europea occidentale in genere, ed accondiscendono l'andazzo per pochezza d'animo travestita da alti ideali farseschi ma utili alla giustificazione di un'esistenza marginale, taciutamente parassitaria.
E tanto basta, ai miserabili mérsòl che a centinaia di milioni campano nel declinante Occidente : meglio lasciarsi inaridire da una sorgente di luce fino ad un livello esistenziale poco più che vegetativo, piuttosto che ricominciare da capo e costruire il proprio intelletto, agire contrasto tra sé e gli altri, tra sé e il Sistema.
E' meno faticoso, più comodo, più “furbo”.
Ma ho fiducia che arriverà, anche in questa nostra dimensione, una Giustizia che si occuperà di loro.

[ ... ]

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4 commenti:

  1. Proprio stamattina devo andare a comprarlo e la curiosità di leggerlo me l'hai messa addosso proprio tu. Confesso la mia ignoranza, ne avevo sempre sentito parlare, ma non l'avevo mai avuto sotto mano. Grazie mille!

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  2. Direi che hai fatto una recensione appassionata e puntuale, complimenti!

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    1. Grazie, Sara.
      Dico che questo è uno di quei testi che mettono homo di fronte alla propria coscienza.

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