Suoni che brillano (e sorprendono) nel grigiore
Inchiodato in città, mentre Walter continuava le scorribande alla mostra del cinema di Venezia - presto riprenderò in questo blog il linkaggio delle ultime interviste - ho avuto il piacere di assistere alla performance degli Sparkle in Grey al Vicolo Bolognetti (venerdì 5 settembre) : nell'estate appena trascorsa, quasi tutto il meglio della "scena underground" è passato - senza pagare alcun biglietto d'ingresso - dallo spazio gestito dall'associazione Jurta, uno degli ultimi "centri nervosi" bolognesi non ancòra assopiti (o morti).
Rappresentare esteticamente un gruppo attraverso la strumentazione (foto n. 1 - 2 - 3) è un esercizio logico, specie se il genere musicale è un puro strumentale, senza parole cantate : il post-rock ovvero il rock de-costruito e riassemblato in lunghe trame spesso sdrucite e comunque mai chiuse, ben lontane dalla strofa - strofa - ritornello - strofa - ritornello (crescendo) - assolo - strofa - ritornello - finale.
Con l'aggiunta - nel caso della band milanese - di parecchie percussioni e dell'elettronica, che fa storcere il naso ai "puristi" del genere : Matteo "Hue" Uggeri si occupa della parte midi e degli effetti (lo scintillio - sparkle - dei vari "oggetti" manipolati), Alberto Carozzi e Cristiano Lupo di chitarra - basso e batteria (questa la formazione del live cui ho assistito), Franz Krostopovic del violino.
Qualche crescendo impetuoso si stempera nuovamente nel liquido amniotico a basso voltaggio elettrico ma con forti impressioni d'atmosfera ambientale : a cazzo, i riferimenti che mi vengono in mente sono Brian Eno e i Talk talk post-pop ... ma anche i Marillion post-Fish - "Afraid of sunlight" (1995) - per la ricchezza sonora e la piacevole indeterminatezza delle composizioni orchestrali che pulsano, ma poi sembrano "distrattamente" smarrirsi.
Parlando con Cris dopo il concerto, si rammaricava un po' della scarsa attenzione di parte del pubblico : ma il target del Bolognetti è molto giovane, eppoi convenivamo che la musica è un "media" che passa attraverso la pelle, anche se avvertita subliminarmente come sottofondo.
E' comunque importante rappresentare queste nuove forme interpretative in luoghi e per gente diversa, non lasciare che l'aria sia intasata della solita merda commerciale : rispettando la libertà di bere - mangiare - chiacchierare sopra uno sfondo sonoro di qualità, ovviamente.
E l'ottima resa acustica (realizzata con il tecnico del vicolo) ha fatto godere i musicofili presenti nel quadriportico, ed anche chi scrive.
Links
Sparkle in Grey = sito ufficiale
Sparkle in Grey = pagina su Myspace.com
Inchiodato in città, mentre Walter continuava le scorribande alla mostra del cinema di Venezia - presto riprenderò in questo blog il linkaggio delle ultime interviste - ho avuto il piacere di assistere alla performance degli Sparkle in Grey al Vicolo Bolognetti (venerdì 5 settembre) : nell'estate appena trascorsa, quasi tutto il meglio della "scena underground" è passato - senza pagare alcun biglietto d'ingresso - dallo spazio gestito dall'associazione Jurta, uno degli ultimi "centri nervosi" bolognesi non ancòra assopiti (o morti).
Rappresentare esteticamente un gruppo attraverso la strumentazione (foto n. 1 - 2 - 3) è un esercizio logico, specie se il genere musicale è un puro strumentale, senza parole cantate : il post-rock ovvero il rock de-costruito e riassemblato in lunghe trame spesso sdrucite e comunque mai chiuse, ben lontane dalla strofa - strofa - ritornello - strofa - ritornello (crescendo) - assolo - strofa - ritornello - finale.
Con l'aggiunta - nel caso della band milanese - di parecchie percussioni e dell'elettronica, che fa storcere il naso ai "puristi" del genere : Matteo "Hue" Uggeri si occupa della parte midi e degli effetti (lo scintillio - sparkle - dei vari "oggetti" manipolati), Alberto Carozzi e Cristiano Lupo di chitarra - basso e batteria (questa la formazione del live cui ho assistito), Franz Krostopovic del violino.
Qualche crescendo impetuoso si stempera nuovamente nel liquido amniotico a basso voltaggio elettrico ma con forti impressioni d'atmosfera ambientale : a cazzo, i riferimenti che mi vengono in mente sono Brian Eno e i Talk talk post-pop ... ma anche i Marillion post-Fish - "Afraid of sunlight" (1995) - per la ricchezza sonora e la piacevole indeterminatezza delle composizioni orchestrali che pulsano, ma poi sembrano "distrattamente" smarrirsi.
Parlando con Cris dopo il concerto, si rammaricava un po' della scarsa attenzione di parte del pubblico : ma il target del Bolognetti è molto giovane, eppoi convenivamo che la musica è un "media" che passa attraverso la pelle, anche se avvertita subliminarmente come sottofondo.
E' comunque importante rappresentare queste nuove forme interpretative in luoghi e per gente diversa, non lasciare che l'aria sia intasata della solita merda commerciale : rispettando la libertà di bere - mangiare - chiacchierare sopra uno sfondo sonoro di qualità, ovviamente.
E l'ottima resa acustica (realizzata con il tecnico del vicolo) ha fatto godere i musicofili presenti nel quadriportico, ed anche chi scrive.
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Sparkle in Grey = sito ufficiale
Sparkle in Grey = pagina su Myspace.com
Non divagare Bufalo!
RispondiEliminaCi vediamo domani sotto il palco degli Jolaurlo.
Ti voglio vedere saltare ed agitare i lunghi capelli...
Secondo te, la parrucca di che colore mi starebbe bene ?
RispondiEliminaAh ah ah ...
A parte le cazzate, ci si becca un po' prima per una birra, ok ?
Eppoi ... quale divagazione ?
RispondiEliminaQui si sta scrivendo di ottima musica strumentale !
Certo, non volevo sminuire.
RispondiEliminaLa parrucca sceglila rossa e la birra pure...
A domani!
Dio ti benedica ragazzo! Credo che tu sia stato tra i 5 spettatori che ci hanno veramente ascoltati quella sera, e con che orecchie! I Talk Talk (adoro i loro dischi) e Brian Eno non ce li aveva mai accostati nessuno. I Marillon poi non li ho manco mai ascoltati, ma ricordo che ci impazziva il mio vicino di casa. Che sia un'altra forma di osmosi? Grazie tantissime carissimo, speriamo di reincontraci.
RispondiEliminaCazzo, mi fai arrossire ... sì, in vita mia ho ascoltato qualche cd di buona musica (ed includo nella lista dei miei preferiti il vostro "A quiet place").
RispondiEliminaIl brusio di sottofondo dei cinnazzi al Vicolo - gli over 35 vi ascoltavano con una certa attenzione - non era poi così fastidioso, anzi è stata un'altra pennellata sonora : parafrasando il decalogo di Pennac, viva il diritto non ascoltare la musica ... con una tangibile differenza rispetto alla lettura, ovvero che la musica è un "liquido" che si diffonde nell'aria - volenti o nolenti - e che non si può fare a meno di sentire ...
Ci si rivedrà senz'altro nella "vita materiale", da qualche parte in italia o in Europa.