Testata

Coronavirus/3




Mascherina colorata in commercio, da Amazon [ 1 ]



PROPOSTA DI START UP: LE MASCHERINE ARCOBALENO

Qualcuno di voi ha voglia di attivare una start up sulla produzione di mascherine antivirali? Pare che le ditte che normalmente le producono, abbiano decuplicato i prezzi e stiano facendo miliardi.
[ ... ] l'incremento delle vendite implica che, arrivati a questo punto, si debba pensare anche alla diversificazione del prodotto e al design.
Io, dunque, butto là quest'idea: produrre mascherine color arcobaleno.
In questo modo, chi le indosserà lancerà un messaggio preciso, ovvero: io indosso la maschera perché ho paura del coronavirus, ma rimango sempre a favore della società liquida, della globalizzazione finanziaria e della deregolamentazione totale dei flussi di merci, capitali e forza-lavoro.




[ ... ]

1

E c'è chi percula la psicosi della mascherina con ironia, come l'amico Riccardo Paccosi [ 2 , 3 ... ] che punta l'approccio ideologico globalista della Sinistra fucsia compartecipe a oltranza della riduzione degli esseri umani a merce, e della fisiologica diffusione del virus.

 



Fotografia di Max Siedentopf, 2020


2

Posto anche l'artista tedesco-namibiano Max Siedentopf [ 4 ] che ho scoperto grazie all'amica faccialibresca Elena [ 5 ].
La serie fotografica “How-to survive a deadly global virus” consta di metodi bizzarri per costruirsi da sé una maschera d'emergenza, con almeno due chiavi di lettura possibili.

Coronavirus/2


Coronavirus Bologna, la psicosi ferma il treno
Frecciarossa bloccato in stazione. Panico per la tosse di un’asiatica
di Federica Orlandi


Bologna, 23 febbraio 2020 - Il panico da coronavirus continua e, ancora una volta, colpisce anche sotto le Due Torri. Con picchi che arrivano a sfiorare l’isteria. Dopo il treno Italo partito da Roma e diretto a Milano, bloccato l’altro giorno alla stazione di San Ruffillo perché un passeggero a bordo, temendo di avere contratto il virus, aveva allertato il 118 e fatto quindi bloccare il mezzo per più di mezz’ora mentre venivano fatti gli opportuni accertamenti, ieri mattina è toccato infatti a un altro convoglio, sempre in città.

Questa volta si è trattato di un Frecciarossa, partito da Napoli e diretto a Venezia, che attorno alle 10 è stato fermato in stazione Centrale per la "psicosi" coronavirus. Il convoglio in questione è rimasto bloccato per quasi un’ora e mezza, nel piano interrato dell’Alta velocità, all’altezza dell’uscita su via Svampa. Tutto questo perché, stando almeno a quanto si apprende, una passeggera asiatica che si trovava a bordo e che indossava la mascherina davanti alla bocca, ha cominciato a tossire.

Si è scatenato il caos: subito, su richiesta di alcuni passeggeri, gli addetti di Trenitalia hanno dovuto contattare il 118 e il Frecciarossa è stato bloccato in stazione, come da prassi in questi casi. I sanitari, affiancati per ogni evenienza da agenti della Polfer anche questi provvisti di mascherina, hanno attivato il protocollo previsto in questi casi e hanno monitorato i passeggeri, procedendo con tutte le verifiche del caso e tenendo nel frattempo blindata la carrozza coinvolta nell’episodio. Il tutto cercando anche di allarmare il meno possibile le persone presenti in stazione e a bordo del mezzo di trasporto, per non scatenare una vera e propria ondata di panico.

Al termine dei controlli, in ogni caso, l’allarme si è rivelato infondato [ ... ].

il Resto del Carlino – Bologna


[ ... ]

1

La follia è in scena.

Indecente ... integrale ... mediatica.
In questi disgraziati giorni del Paese a forma di calzino rattoppato sto leggendo di tutto e di più sull'epidemia di CoViD-19 generata dal SARS-CoV-2 detto con ignoranza “Coronavirus” – che è il nome della famiglia di virus e non di uno in particolare, come invece è stato dispacciato fin dal primo minuto dalla dis-informazione – [ 1 ].
Sto provando una forte nausea fin quasi al vomito, nel constatare l'ennesima reazione scomposta degli italici : Governo in carica, opposizione-?, amministrazioni locali, luminari-? scientifici vogliosi di accaparrarsi una fettina di popolarità mediatica, nani e ballerine ... fino alla massa merda cioè il Pueblo.
In altre parole : tutte le componenti di questo sgangherato e ridicolo Paese dei campanili, in cui anche una faccenda seria ma non drammatìca come ce l'hanno venduta i “giornalisti” è diventata disputa dialettica nel teatrino dei burattini per adulti mai cresciuti oppure ritardati che è la “politica” italica, mi fanno profondamente schifo.




Il Governatore della Lombardia Attilio Fontana con la mascherina ... niente panico, eh ... è stato giustamente criticato da Alessandro Sallusti.


Nel frattempo gli Stati esteri e i primattori della finanza si stanno ingozzando e non lesinano di fare scarpetta con la congenita dabbenaggine masochistica italica : l'economia già asfittica sta subendo durissimi colpi su più livelli e su più fronti – anche quello interno, per colpa di amministratori pubblici irresponsabili e indegni del ruolo.

Coronavirus ?




La curva demografica europea nella Storia


La Peste Nera: Qual è la Cosa Peggiore che ci può Capitare con il Coronavirus?

[ ... ] esiste un accordo generale sul fatto che la grande peste del 14 ° secolo (correttamente definita "Peste Nera") abbia spazzato via circa il 40% della popolazione europea, alcuni dicono di più. Se questo non è il caso peggiore, quale sennò? Una nuova epidemia potrebbe causare qualcosa di simile?

In linea di principio, se una cosa è successa nel passato, potrebbe succedere di nuovo. Ma, naturalmente, può succedere solo se si verificano condizioni simili. Se esaminiamo in dettaglio il caso delle pandemie europee, vediamo che non hanno mai colpito in momenti casuali, hanno colpito popolazioni già in difficoltà. Virus e batteri sono creature opportunistiche che tendono ad espandersi quando trovano un bersaglio debole. Nel caso della peste nera del XIV secolo, colpì l'Europa dopo il fallimento del tentativo di espandersi ad est con le crociate. L'Europa si era trovata sovrappopolata, nel mezzo di una crisi sociale e culturale, e senza via d'uscita. Il risultato fu una serie di carestie, guerre interne e turbolenze sociali e politiche che aprirono la porta alla pestilenza. Qualcosa di simile è accaduto con la seconda esplosione principale della peste del 17 ° secolo. È arrivata dopo la guerra dei 30 anni che aveva distrutto il tessuto stesso della società europea, creando povertà, carestie e lo sfollamento di intere popolazioni.

La regola secondo cui le pandemie arrivano con le carestie vale anche per l'ultima (finora) grande pandemia mondiale: l'influenza spagnola del 1918-1920. Era associata alle carestie generate dalla prima guerra mondiale. A differenza del caso della Morte Nera, tuttavia, la spagnola è arrivata in un contesto di espansione economica e crescita della popolazione. Certo, è stato un disastro: potrebbe aver ucciso circa l'1-2% della popolazione mondiale dell'epoca (ovvero 20-50 milioni di vittime su una popolazione di circa 2 miliardi). Ma è a malapena visibile nelle curve di crescita della popolazione del 20 ° secolo. Altre moderne epidemie, AIDS, Ebola, SARS, ecc., si stanno espendendo solo in paesi dove ci sono carenze alimentari, di assistenza sanitaria, e di altro tipo. In occidente o non esistono oppure, come l'AIDS, sono in netta remissione (di nuovo, finora).

[ ... ].

Effetto Cassandra


1

Ne parlavo con un amico medico qualche tempo fa : le grandi epidemie ( pandemie ) fanno stragi quando sommate ad altri fattori che hanno pesantemente inficiato la salute delle comunità umane.

{ sorprendente caso della Vita : proprio mentre componevo questo post, ho sentito bussare alla vetrina dell'Ufficio – il bar cinese che ho battezzato come mia sosta quotidiana – e ... chi ti vedo là fuori ? Davide, “ovviamente” ... che non vedevo da un bel pezzo ! }.
Il post di Ugo Bardi su Effetto Cassandra [ 1 ] aiuta a riportare un po' di razionalità sull'argomento, mentre la psicosi apocalittica ammorba qualche disgraziato tra noi.

Ed il buio se ne andrà


Ed il buio se ne andrà
di Kalidia

L'incertezza mi sta avvolgendo
Quale strada prenderò?
E se la luce non tornerà
Di me cosa sarà?

Seguo i tuoi passi e cerco la luce
Questa notte finirà

Supera i limiti e lasciati andare
Il Sole ritornerà
Ricordati chi sei nel tuo profondo
E l'ombra svanirà
Oltre tutto il loro mondo
Oltre il giudizio e la follia
Se qualcosa è di nuovo impuro
Ed il buio se ne andrà

E se la luce non tornerà
Cercherò una via d'uscita
Da questa vita già vissuta
Il mio perno nell'oscurità

Seguo i tuoi passi e cerco la luce
Questa notte finirà

Supera i limiti e lasciati andare
Il Sole ritornerà
Ricordati chi sei nel tuo profondo
E l'ombra svanirà
Oltre tutto il loro mondo
Oltre il giudizio e la follia
Se qualcosa è di nuovo impuro
Ed il buio se ne andrà

Supera i limiti e lasciati andare
Il Sole ritornerà
Ricordati chi sei nel tuo profondo
E l'ombra svanirà
Oltre tutto il loro mondo
Oltre il giudizio e la follia
Se qualcosa è di nuovo impuro
Ed il buio se ne andrà

fonte




Il video in studio


1

Pezzone di metallo melodico dei Kalidia [ 1 , 2 ] che dimostra la fattibilità del genere in lingua italiana.

E sinceramente lo preferisco alla versione originale in lingua inglese : “Shadow will be gone” [ 3 ] dall'album “Lies' Device” ( 2014 ) [ 4 ].
Bel testo e linea melodica perfetta per la voce potente della sacerdotessa dark Nicoletta Rosellini [ 5 ].

C'è una luce che non si spegne mai


There is a light that never goes out

Take me out tonight
Where there's music and there's people
And they're young and alive

Driving in your car
I never, never want to go home
Because I haven't got one
Anymore

Take me out tonight
Because I want to see people
And I want to see life

Driving in your car
Oh please, don't drop me home
Because it's not my home, it's their home
And I'm welcome no more

And if a double-decker bus
Crashes into us
To die by your side
Is such a heavenly way to die

And if a ten tonne truck
Kills the both of us
To die by your side
Well, the pleasure, the privilege is mine

Take me out tonight
Take me anywhere
I don't care, I don't care, I don't care

And in the darkened underpass
I thought, 'Oh God, my chance has come at last!'
But then a strange fear gripped me
And I just couldn't ask

Take me out tonight
Oh take me anywhere
I don't care, I don't care, I don't care

Driving in your car
I never, never want to go home
Because I haven't got one
Oh, I haven't got one

And if a double-decker bus
Crashes into us
To die by your side
Is such a heavenly way to die

And if a ten tonne truck
Kills the both of us
To die by your side
Well, the pleasure, the privilege is mine

Oh, there is a light and it never goes out
There is a light and it never goes out
There is a light and it never goes out
There is a light and it never goes out
There is a light and it never goes out
There is a light and it never goes out
There is a light and it never goes out
There is a light and it never goes out...

---

trad. corretta

C'è una luce che non si spegne mai

Portami fuori stasera
dove c'è musica e c'è gente
e sono giovani e vivi

In giro con la tua macchina
non voglio ritornare a casa mai e poi mai
perché non ne ho più una
oramai

Portami fuori stasera
perché voglio vedere gente
e voglio vedere la vita

In giro con la tua macchina
oh ti prego, non mollarmi a casa
perché non è più la mia casa, è la loro
e io non sono più il benvenuto

E se un autobus a due piani
si schiantasse contro di noi
morire al tuo fianco
è un modo di morire paradisiaco

E se un camion di dieci tonnellate
ci uccidesse entrambi
morire al tuo fianco
beh, il piacere, il privilegio è mio

Portami fuori stasera
portami ovunque
non m'importa, non m'importa, non m'importa

E nel sottopassaggio buio
pensai: 'Oh Dio, alla fine è arrivata la mia occasione!'
Ma poi una strana paura mi ha preso
e proprio non sono riuscito ad aprire bocca

Portami fuori stasera
oh, portami da qualsiasi parte
non m'importa, non m'importa, non m'importa

In giro con la tua macchina
non voglio tornare a casa mai e poi mai
perché non ne ho più una
oh, non ne ho più una

E se un autobus a due piani
si schiantasse contro di noi
morire al tuo fianco
è un modo di morire paradisiaco

E se un camion di dieci tonnellate
ci uccidesse entrambi
morire al tuo fianco
beh, il piacere, il privilegio è mio

Oh, c'è una luce che non si spegne mai
c'è una luce che non si spegne mai
c'è una luce che non si spegne mai
c'è una luce che non si spegne mai
c'è una luce che non si spegne mai
c'è una luce che non si spegne mai
c'è una luce che non si spegne mai
c'è una luce che non si spegne mai...

fonte




Versione studio ( rimasterizzata )




Versione live ( 2007 )


1

Giusto l'altro ieri perculavo bonariamente il personale di un bar, rinfacciando che quando gli amici mi facevano le cassette degli Smiths [ 1 , 2 , 3 ... ] loro non erano ancóra stati concepiti.

{ cose che possono capitare quando si è già vissuta una cinquantina di anni in questa dimensione }.
“There is a light that never goes out” [ 4 ] è una delle canzoni più belle che io abbia ascoltato, a distanza di circa 35 anni.
Incluso nella pietra miliare “The Queen Is Dead” ( 1986 ) [ 5 , 6 ... ] e pubblicato come singolo ( 1992 ) anni dopo lo scioglimento della band, è un pezzo romantico che condensa l'adolescenza irrequieta dei bravi ragazzi un po' imbranati che eravamo. Il tirare tardi è un viaggio alla scoperta del mistero della Vita.
Mi sembrava già irresistibilmente malinconico ed attraente allora, figuriamoci adesso.

Sovietosfera




Copertina




Copertina


1

Per “sovietosfera” s'intende quell'ambiente umano fatto di norme sociali e costruzioni concrete stabilite dai bolscevichi [ 1 ] in seguito alla Rivoluzione d'Ottobre ( 1917 ) [ 2 ].

E' chiaro che 73+ anni = 3 generazioni abbondanti di continuità amministrativa ed etica, che ha improntato 15 nazioni euro-asiatiche nella medesima struttura imposta con l'autorità totalitaria, non possono essere spazzati via facilmente né in breve tempo dalle anime e dal vasto territorio fisico che fu scenario della vicenda.

Qual è lo stato della sovietosfera ai nostri giorni ?

Apprendo dal blog di Federica [ 3 ] che l'antropologa norvegese Erika Fatland [ 4 , 5 ] ha dedicato anni della sua vita nel viaggio e nello studio di quest'area particolare.
Il risultato di questo impegno è stato fissato in due libri : “Sovietistan” ( 2014 ) [ 6 ] e “La frontiera” ( 2019 ) [ 7 ] entrambi editi da Marsilio e poi recensiti dalla diarista.

{ sto scrivendo qualche appunto del mio viaggio a Tashkent del 2008 – 9, che allegherò a questo post }.

[ ... ]

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Scarpette da ballo nelle nevi di Siberia




Copertina


0 – Prefazione del 28–05–2022

Ho riletto questo mio post dopo un certo lasso di tempo.
Ritengo che, complessivamente, sia un buon lavoro. Tuttavia, alcuni passaggi non erano chiari e apparivano semplificativi di una questione storica davvero complessa, pertanto ho eseguito minime correzioni per precisare il mio punto di vista.
La Storia dei cosiddetti Paesi Baltici è affascinante, proprio perché particolarmente frammentata e caratterizzata da luci e ombre : talvolta, sembra che tutti i conflitti possibili degli esseri umani siano stati disputati in questa striscia di terra antica.
Senz'altro, un compendio indispensabile che dovrò redigere è quello sull'antisemitismo dei Baltici e dei Piccoli Russi detti “ucraini”, che si espresse nella forma più turpe dell'eliminazione sistematica degli ebrei che da parecchi secoli abitavano le città e le campagne, spesso eseguita su comando tedesco ma per mano dei locali. Sorte simile toccò a russi, polacchi, ed altri gruppi etnici nella spirale dell'Odio razzista e vendicativo di torti e soprusi storici, che sembrava essere stato sedato dalla stagnazione sovietica e da una prima fase “democratica” post-seconda indipendenza ( 1991 ) nella quale le autorità locali, pur forzando arbitrariamente i diritti civili dei russi-lettoni affinché le politiche neo-liberiste avessero strada libera, hanno cercato di stabilire un equilibrio con la numerosa comunità russofona ( circa il 40% della popolazione ).
I recenti accadimenti, tuttavia, hanno nuovamente scatenato il Mostro che sembrava assopito, nella forma di una forsennata, eccessiva, e non giustificabile russofobia.

Buona lettura.


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Preludio

Si racconta che nell'agosto del 1939 il sole al tramonto sembrava trasformare il mar Baltico in un mare di sangue e che, prese da un terrore premonitore, le vecchie scrutassero il cielo fiammeggiante. Oggi è difficile separare ciò che appartiene alla verità da ciò che appartiene all'immaginazione, ma non ha molta importanza, la tradizione popolare seleziona e arricchisce il ricordo dei fatti e dei fenomeni, stabilendo correlazioni significative. L'Europa si trovava alla vigilia della guerra e, retrospettivamente, la gente interpretò questo spettacolo naturale come un oracolo che annunciava la guerra che avrebbe fatto più morti di tutta la Storia.

[ ... ].

pag. 13


1 – Premessa

“Rosso”.
Il rosso – colore simbolico del sangue – è parte di svariati racconti baltici sul disastro dell'ennesima sottomissione al vicino di casa russo, come quello riportato nel preludio del libro.

Ad esempio, a Vilnius – capitale della Lituania – i locali vi diranno che la terra di un parco pubblico al termine del corso principale Gedemino prospekt, poco distante dalla sede locale del KGB ( divenuta un night club negli anni immediatamente successivi al 1991, ed è possibile che fosse gestito proprio da uno degli ufficiali della polizia segreta ... già in epoca sovietica, il confine tra dovere di Stato e business era talvolta labile ), è rossiccia perché là sotto vennero sepolti dozzine di esseri umani ammazzati durante le epurazioni del regime comunista.


Sandra Kalniete
Scarpette da ballo nelle nevi di Siberia

Mia madre aveva tre desideri: tornare in Lettonia, rivedere i suoi fratelli, avere un appartamento per la nostra famiglia.
Tutti e tre i desideri sono stati esauditi.
Però, ancora oggi, la mamma ha spesso degli incubi.
E' notte, bussano alla porta. Uomini sconosciuti entrano, le danno l'ordine di prepararsi.
L'orrore della deportazione ricomincia e mia madre disperata si dice: “L'ultima volta non era che un sogno, questa volta è la realtà”.
Quando si sveglia, contempla a lungo il vuoto della notte, il tempo di calmarsi e di capire che è a casa. In Lettonia.

quarta di copertina


2 – Descrizione generale

Questo testo è una memoria di prima e seconda mano della deportazione di due famiglie lettoni nei campi di concentramento sovietici, nel quadro della repressione dei popoli baltici perpetuata attraverso la cinica disumanizzazione dei cosiddetti nemici del Popolo eseguita dall'apparato di Josif Stalin – “il più sublime e umano degli uomini” – nel nome della “più giusta delle idee” mai praticata.
Gli stessi vagoni che la propaganda democratica ci ha mostrato in foto e video fino alla nausea, i campi di concentramento con le stesse grandi baracche in cui i deportati vivevano in promiscuità, lo stesso termine usato per descrivere i campi ( lager ), gli stessi corpi scheletrici che hanno patito la stessa fame fino alla morte per sfinimento. Solo il tragitto era notevolmente più lungo, e già lo stesso viaggio selezionava i disgraziati costretti all'asfissia, al fetore dei propri escrementi, alla sete e a bere, saltuariamente, l'acqua di fosso con la quale non di rado si ammalavano.
Ma, in questo caso, i crimini vennero firmati col timbro recante la Falce e Martello comunista, anziché la Svastica nazista.

E lo sterminio era dato dalle condizioni spaventose in cui i deportati erano costretti, non c'era bisogno di camere a gas : i primi a cedere erano i bambini, i malati, i vecchi.
Ma per la storiografia della Sinistra “italiana” questa repressione non esisteva affatto – era una calunnia mossa dagli avversari politici – oppure era una “deportazione buona” e necessaria alla costruzione di un mondo migliore : un ossimoro che nonostante lo slancio epico di milioni di socialisti sovietici e il conseguimento di alcuni risultati politici, scientifici e tecnologici notevoli, si è esaurito all'inizio degli Anni Novanta.
Più forti e duraturi dell'egualizzazione forzata, sono stati i legami di sangue come quelli descritti nell'epopea familiare raccontata dall'erede di tale memoria gravosa.
La psicologia dei singoli esseri umani e delle famiglie compromessa dall'immane urto rivoluzionario ha conferito una caratterizzazione netta e riconoscibile nel carattere chiuso e cauto ( talvolta scontroso ) al primo contatto, della gente di quella lontana terra baltica raccolta attorno il Golfo di Rīga. E l'amore indissoluto per la propria civiltà, rende preziosa ed amabile quell'area che scoprii quasi per caso spostandomi per l'Europa in pullman, una decina d'anni fa.

Compagno mitra




Copertina



LA BELLA E LA BESTIA

Jolanda aveva 16 anni nel 1943, quando accettò - o fu costretta - di aggregarsi a uno dei reparti tedeschi che scendevano in Italia.
Accettò o fu costretta per via della lingua tedesca che studiava al liceo di Capodistria: la Wehrmacht aveva bisogno di interpreti.
L'accusa di essere spia era un'accusa semplice, terribile e inesorabile che in quei venti mesi colpì nel lutto migliaia di famiglie.
Era un'accusa che i partigiani rivolgevano prima di tutto agli interpreti, poi alle ostetriche condotte, alle sartine e lavandaie di caserma, eccetera.
Se ne salvarono poche.
Jolanda fu lasciata libera di tornarsene a casa quando il suo reparto raggiunse i confini con il Lazio. Da qui cominciò il suo calvario.
Per giorni peregrinò, lontano dai paesi, per strade e sentieri. Poi la pioggia, la fame il freddo la costrinsero a bussare alle case.
Macilenta, sporca, coi pidocchi, i suoi abiti puzzavano e nessuno le apriva.
Poi a Lugnola, paesino a confine con l'Umbria, una famiglia ne ebbe compassione e l'accolse. Ben presto si dimostrò la buona ragazza che era, disponibile ad aiutare, a far legna, a lavare i piatti e ne fu ricompensata con il rispetto e la gratitudine della gente semplice.
Ma la presenza di questa sconosciuta giunse ai partigiani che subito pensarono a una spia.
Il comandante dei partigiani, Egisto Bartolucci (1902-1978) [ ... ] senza esitare ordinò al boia del distaccamento di andare a prelevarla, di condurla in luogo isolato e sopprimerla.
Jolanda era a tavola in lieta armonia quando entrò il Male: irruppero due partigiani col mitra spianato.
La prelevarono e si allontanarono dal paese dirigendosi verso la collina.
Al limitar d'una radura si fermarono.
Era il luogo dell'esecuzione.
Jolanda piangeva, supplicava i due di lasciarla andare.
Fu violentata. Poi il boia le disse che poteva andarsene perché era libera.
Incredula mosse, incerta, qualche passo e voltandosi, si allontanò.
Fu richiamata a gran voce: era il boia che le gridava di afferrare il regalo che le stava lanciando.
Jolanda si fermò, si voltò e allungò le braccia per prendere quella cosa che finì ai suoi piedi esplodendo.
Era una bomba a mano che le squarciò il ventre.
Urlava di dolore, trattenendosi le viscere scoperte, mentre il boia divertito le si avvicinava.
La fece tacere con due colpi di pistola alla testa (atti istruttori).
Questo boia si chiamava Francesco Marasco, nome di battaglia "Pizzo", partigiano comunista della formazione Gramsci di Terni. Dopo la liberazione era alloggiato come tuttofare nella sede della federazione provinciale del Pci, nel palazzo Mazzancolli. Fu arrestato e rimesso in libertà. Nuovamente arrestato fu inquisito per questo omicidio, dal quale fu prosciolto per amnistia, essendo prevalso il carattere politico del suo crimine.
Chi dice che le amnistie servivano ai fascisti?






1

Una settimana fa è stato celebrato e mediaticamente trascurato – “casualmente” a ridosso del Festival di Sanremo [ 1 ] e della peggiore edizione degli ultimi anni, forse di sempre, usata come sfacciata propaganda del Globalesimo [ 2 ] – il Giorno del Ricordo [ 3 ] con lo scopo di «conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle foibe, dell'esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale».

Ma quegli italiani sono stati solo una parte degli offesi ed assassinati per mano partigiana.
Lo scrittore e saggista storico Gianfranco Stella [ 4 ] si definisce brevemente sulla sua pagina faccialibresca [ 5 ] con “2 LAUREE - 9 LIBRI - 6 PROCESSI [ ... ]” e ha descritto in alcuni libri le atrocità compiute dagli “eroici partigiani” “italiani” – che qualcuno ebbe ed ancora ha l'incoscienza di chiamare “Padri della Patria” – tra cui la storia che riproduco sopra.
L'ultimo suo libro è Compagno mitra ed è acquistabile al prezzo di 25€ + spese di spedizione [ 6 ].

Grecopiteco






Reperti del Graecopithecus


L'antenato europeo di uomo e scimpanzé

Il parente più antico che condividiamo con questi primati viveva forse in Europa orientale e non nella savana africana, come finora ipotizzato. Nel nostro continente potrebbe essersi consumata un'importante separazione nell'albero genealogico degli ominini.

Gli odierni scimpanzé sono i nostri parenti più prossimi tra le grandi scimmie. Da tempo si discute su dove vivesse il più antico antenato comune tra noi e questi primati: l'ipotesi prevalente vuole che la separazione della linea evolutiva sia avvenuta in Africa orientale, nell'area della comparsa dei primi uomini, tra i 7 e i 5 milioni di anni fa. Due studi pubblicati su PLOS ONE sembrano però disegnare uno scenario diverso.

Via da qui. Fino a 12 milioni di anni fa il continente europeo era il paradiso delle scimmie: quasi ovunque si registrava un clima subtropicale che garantiva ai primati frutta in abbondanza. Ma attorno a 10 milioni di anni fa le condizioni climatiche mutarono e i primati gradualmente abbandonarono quest'area, rimanendo confinati in Africa, dove si differenziarono in gorilla, scimpanzé e umani. Questo era quanto si dava finora per assodato, o quasi.

L'unico rimasto. Tuttavia nel 2012 Nicolai Spassov, paleoantropologo del Museo Nazionale di Storia Naturale di Sofia, in Bulgaria, riportò la scoperta di quello che potrebbe essere stato il più giovane fossile di scimmia europea mai rinvenuto: un dente di Graecopithecus, un primate che viveva in est Europa 7 milioni di anni fa, quando già le grandi scimmie avevano abbandonato il continente.

Un aspetto familiare. Ora Spassov e alcuni colleghi delle università di Tubinga (Germania) e Toronto (Canada) hanno studiato la struttura interna di questo premolare superiore rinvenuto in Bulgaria e dell'unico altro fossile di Graecopithecus, un osso di mascella inferiore venuto alla luce in Grecia nel 1944. Hanno così scoperto che le radici dei premolari di questo animale erano fuse, convergenti come quelle dell'uomo moderno e di diversi ominidi (tra gli altri, l'Australopithecus e l'Ardipithecus).

[ ... ]

Focus.it


1

Premesso che parlare di “Africa” ( e di “Europa” ) cioè di appartenenza africana ( e di appartenenza europea ) a proposito dei nostri supposti lontani progenitori costituisce una forzatura retorica macchiata dalla condizione di falso : gli ominidi non avevano nemmeno cognizione dei limiti della terra che abitavano ( figuriamoci se mai avrebbero potuto forgiare un lemma fonetico consapevole e descrittivo il perimetro circoscritto dagli oceani ), il termine è di origine latina – afrus [ 1 ] – o forse punica [ 2 ] ed ha assunto lo specifico significato geografico, sociale e culturale nel corso dei secoli nel tempo storico recente.

Viceversa : la retorica dell'Uomo Africano viene usata oggi per confutare e negare la legittimità di qualsiasi confine statale, al fine di lubrificare ideologicamente le mass-migrazioni che soddisfano l'interesse della classe dominante.

Bellezza italiana






Maty Fall Diba ( a destra nella seconda foto )


Fashion

Vogue Italia di febbraio: le due copertine

Di Vogue Italia
6 febbraio 2020


Vittoria Ceretti e Maty Fall sono le protagoniste delle due copertine di febbraio che vi mostriamo in anteprima.

[ ... ]

Sotto, la copertina di Paolo Roversi, con lo styling di Ibrahim Kamara, che ritrae Maty Fall, modella di origine senegalese che lo scorso maggio, a 18 anni, è diventata cittadina italiana. Lo scorso settembre è stata scelta da Pierpaolo Piccioli per chiudere la sfilata primavera estate 2020. In gennaio ha sfilato anche per la couture della maison.

[ ... ].

Vogue Italia


1

Premessa : le parole “italiano”, “italiana” hanno perso il proprio significato alla fine della cosiddetta Guerra civile italiana ( 1943-5 ) [ 1 ] che fu persa dagli italiani.


2

Appena terminato il Festival della Società Liquida detto anche “Festival di Sanremo”, ecco che il Sistema continua il martellamento plagiatore delle minuscole coscienze e dei minuscoli intelletti degli italici, ribadendo l'ennesima imposizione neo-linguistica.
L'edizione italiana della rivista mensile Vogue pubblica in copertina la bella modella Maty Fall di origine senegalese con cittadinanza italiana, e titola con facile provocazione : “Italian beauty”.
Bellissima ragazza di nessuna ascendenza italica e che vive nella “Italia” da soli 9 anni [ 2 ] e pertanto non può nemmeno lontanamente essere definita di madrelingua italiana, ma ha studiato quanlche anno nelle scuole del Paese, e, al compimento del diciottesimo anno di vita, ha fatto richiesta ed ha ottenuto d'ufficio la cittadinanza italiana : non avendo altri dati sulla ragazza, non capisco però in base a quale norma ella abbia potuto usufruire di questa facoltà [ 3 ].

Ma dico : è disdicevole definire questa ragazza “afro-italiana” ? E' un'espressione “razzista” ?

Ricordo bene che i prefissi etnici e razziali erano utilizzati come norma descrittiva gli abitanti degli Stati Uniti d'America e di altri Paesi multi-etnici ( Regno Unito, Francia ... ) al fine di dichiararne rispettosamente le ascendenze, e quindi avevamo : afro-americano, italo-americano, sino-americano ... eccetera. Fino a pochi anni fa era una prassi editoriale ed un modo di dire comune.
Da qualche tempo, tuttavia, il Sistema mass-mediatico globalista – e non solo la branca italica – ha deciso di dare un giro di vite nel senso della totale indistinzione delle persone : i prefissi sono così caduti, sbianchettando la specifica e complessa identità dei diversi soggetti con una censura tra le più radicali.

Maty Fall Diba è “italiana”. Punto.
Mario Balotelli è “italiano”. Punto.
{ eccetera }.

E così facendo, l'aggettivo “italiano” – che, come detto in apertura di questo post, abbisognerebbe di un dibattito ricostitutivo il senso del termine – diventa descrittivo di ogni cosa, siccome ogni entità ( persona, animale, cosa ... ) può essere definita “italiana”. E così anche “belga”, “francese”, “inglese”, “tedesco”, “svedese” ... qualsiasi aggettivo perde o sta perdendo il proprio significato di pari passo con le mass-immigrazioni che sopraggiungono ad un certo stadio presuntamente evolutivo di una comunità umana : precisamente nel momento in cui la pedagogia de-generativa del regime produce un edonismo individualista che sfocia nella sterile indistinzione confusa con l'uguaglianza dei diritti civili [ 4 ].
I Paesi stessi si svuotano di significato e nella tragica dimensione liquida nella quale viviamo diventano nient'altro che mere aree topografiche disegnate sulla cartina e dal nome sbianchettato, meri contenitori degli eventi determinati dal Sistema ed agiti da una umanità cerebralmente manipolata e in perenne transumanza, che vive un perenne Presente senza Passato, e dal Futuro deciso e già scritto dalla Élite apolide.
Non mi sembra che la modella in questione abbia espresso contrarietà alla pubblica amputazione della propria identità : la fluidità è – oggi – cosa normale, e radicata come condizione di default nelle minuscole coscienze che vivono alla giornata.
Anzi, fa pure ( radical ) chic.
Spero in un suo riscatto personale.


Liquida fiera




Snappata della pagina faccialibresca de la Repubblica



Settant'anni di storia della musica rock e pop, coincidono con settant'anni di palcoscenici solcati dal travestitismo e dall'ambiguità di genere.
Ma per il fanatismo ideologico di Repubblica, basta qualche elemento effeminato nel 2020, per far precipitare nell'oblio della memoria David Bowie, Freddie Mercury e compagnia e gridare che questo giovanotto avrebbe, con la performance di ieri, "distrutto secoli di machismo e maschilismo tossico".
Il fanatismo ideologico dei mezzi di informazione, combinato all'oblio di ogni memoria storica, è espressione di una società sempre più isterica, sempre più potenzialmente aggressiva, sempre più guidata da pulsioni irrazionali.



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{ prima pubblicazione del post su Facebook, 5 febbraio 2020 [ 1 ] }.


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Massì.

E' stata consumata la messinscena sì-global della Fiera della Società Liquida detta anche Festival della Canzone Italiana di Sanremo 2020 [ 2 ] ed è giusto trattare questa spazzatura malamente riciclata – ovviamente applaudita dalla “critica” prezzolata e dalla Gazzetta della Globalizzazione detta la Repubblica [ 3 ] – con l'ironia dell'amico Riccardo Paccosi [ 4 , 5 ].
Quello ritratto è un personaggio musicalmente inconsistente, un “cantante” pressocché sprovvisto di tecnica vocale che rifà visualmente il verso a David Bowie e a personaggi storici per contundere la sensibilità residua di un pubblico oramai totalmente ebetizzato dalla incessante propaganda del regime, un prodotto di marketing costruito per essere una delle icone applaudite del Mondo Nuovo.
L'ennesimo gadget discutibile di una edizione imbottita di tutte le tematiche del Globalesimo.
L'obiettivo del baraccone non era certo quello di proporre musica : non ho ascoltato tutte le canzoni – ho giusto spizzicato qua e là – ma questa mi è sembrata nettamente inferiore a quella del 2019 [ 6 ] sia nella conduzione che nei brani musicali.

Da cosa nasce cosa




Tong Crane Ship – opera di Eric Geusz e fonte d'ispirazione




Shuttle – opera di Eric Geusz e fonte d'ispirazione


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Non sono stato l'unico bambino che giocava con gli oggetti comuni immaginando fossero astronavi, mentre li muoveva nell'aria in eroiche missioni di esplorazione e combattimento.

Eric Geusz è un ingegnere del software che mentre scrivo lavora alla Apple [ 1 ] ed è un grande appassionato di fantascienza con la genuina immaginazione di un bambino.
Disegna macchine fantascientifiche partendo da banali oggetti della vita quotidiana di ciascuno di noi e lavora anche come illustratore ( copertine di romanzi ... eccetera ). Il suo nome è circolato nella rete estesa nel 2018 [ 2 , 3 , 4 , 5 , 6 ... ].

Una lista di siti e pagine-web :



#
base
sito/pagina
1
FB
Eric Geusz
2
LinkedIn
Eric Geusz
3
ArtStation
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4
DeviantArt
entroz
5
Instagram
spacegooose
6
YouTube
egeusz