“2036: Nexus down”, il corto introduttivo al film.
Collezione di clip e trailer del film.
Blade Runner 2049 – recensione di Luca Oleastri Il film è molto bello - e ce ne fossero di film come questo - ed è un vero e proprio sequel rispettoso, ma per essere perfetto secondo me avrebbe dovuto essere più corto di 20 minuti; un poco troppo estese le parti della relazione tra il replicante e l'AI, che pur importante per caratterizzare K, si poteva raccontare più brevemente. La parte di Wallace, il fabbricante di androidi, avrebbe dovuto essere affidata sicuramente ad un attore più anziano (originariamente la parte era stata accettata da David Bowie) che certamente l'avrebbe interpretata in maniera diversa. Wallace è un poco troppo folle e visionario per essere l'industriale più importante del pianeta. L'interpretazione di Harrison Ford è perfetta e totalmente nel personaggio. In generale il film pecca del problema di tutti i film di oggi di qualsiasi genere: o il tono dei dialoghi è ultraserio (come in questo caso) o svacca in commedia con battute certamente divertenti ma non necessarie e poco realistiche rispetto alla situazione (come nel pur bellissimo “Guardians of the Galaxy”). La giusta via di mezzo - sopratutto per un film come Blade Runner 2049 con quei tempi narrativi - sarebbe dovuta essere una realistica e/o amara ironia che pervade i personaggi, come esattamente quella che si trova nei dialoghi del Blade Runner originale di Ridley Scott. Il replicante K è sempre (e volutamente) uno stoccafisso e il massimo della ironia è la “battuta”: “ti faccio un buco in fronte e ci guardo dentro” così come sono degli stoccafissi tutti i personaggi del film, forse tranne 2 battute in croce di Harrison Ford. In confronto a loro, l'ironia amara e realistica del replicante Roy Batty e del cacciatore di androidi Rick Deckard di Blade Runner è da personaggi di una sit-com. Sembra quasi come se nessun sceneggiatore o regista odierno ricordasse come erano costruiti i dialoghi e le sceneggiature dei film veramente buoni di un tempo. 2 Forse il vero difetto del film sta tutto nel soggetto e nella sceneggiatura: manca il “MacGuffin”. Il MacGuffin (a volte McGuffin) è un termine coniato da Alfred Hitchcock ed è il mezzo attraverso il quale si fornisce dinamicità a una trama. Si tratta di un “motore virtuale” e pretestuoso dell'intrigo, un qualcosa che per i personaggi del film ha un'importanza cruciale, attorno al quale si crea enfasi e si svolge l'azione, ma che non possiede un vero significato per lo spettatore. Un esempio di MacGuffin è quello attorno al quale ruota il “mistero della valigetta” nei film Pulp Fiction e Ronin: alla fine dell'opera lo spettatore non sa che cosa contenga la valigetta (che rappresenta il MacGuffin), che tuttavia il regista ha potuto utilizzare per giustificare diverse sequenze narrative. Ma oggi bisogna tutte le volte reinventare la ruota partendo sempre da quella quadrata?
Luca Oleastri
--- { prima pubblicazione dell'articolo su Facebook, giovedì 12 ottobre 2017 [ 1 ] }. |
1
In parte.
Certo c'è uno scarto nella dialettica della gente rappresentata, umani e replicanti, confrontando seguito [ 2 ] – fa figo dire sequel – e pellicola capostipite.
Ma non condivido la critica negativa posta dall'amico illustratore, geko e altro Innovari [ 3 ].
La dialettica va contestualizzata : nel 2049 tendente alla distopia – una proiezione credibile di tendenze attuali – rappresentata sullo schermo, gli esseri viventi sono sopravvissuti a un cataclisma di proporzioni controllate, si intuisce lo scoppio di un micro-ordigno atomico che ha distrutto la bella e gotica Los Angeles ammirata nel primo episodio del 1982.
E' quindi comprensibile un comportamento massivo più compassato e controllato, ma comunque determinato e con degli obiettivi.
Anche i replicanti – giunti alla serie 8, dopo l'acquisizione dei diritti della Tyrell Corporation e la ripresa della produzione da parte della Wallace Corporation – sono stati perfezionati per essere migliori servitori : la loro psiche – che ricordiamo fortemente instabile fino alla pazzia del leader Roy Batty ( un Nexus 6 interpretato da un mitico Rutger Hauer ) nel film capostipite [ 4 ] – è stata stabilizzata con una migliore programmazione dei ricordi e una vita più lunga.
{ quello della formattazione culturale fino alla coscienza intima dell'individuo, è un leit motiv della serie, e richiama una procedura usata sia dai totalitarismi rudi ed espliciti – detti “dittature” – che da quelli morbidi ed impliciti – detti “democrazie” }.
Una maggiore e ordinata razionalità è alla base di un pensiero ribelle, che essi sviluppano partendo dalla coscienza di classe.
Quindi non assistiamo più all'azione di bande violente come cani rabbiosi e slegati, ma apprendiamo di una ribellione diffusa E organizzata che, in una scena cardinale, la leader della ribellione replicante Freysa ( Hiam Abbass ) sopravvissuta ad un ritiro ( lo si intuisce da un'orbita oculare vuota ) spiega al protagonista Agente K ( un misurato e bravo Ryan Gosling ).
2
Il film è nettamente diviso in due parti.
La prima è coesa e familiare a chi ha apprezzato il primo film : un affascinante hard boiled [ 5 ] iper-tecnologico ma patinato retrò nello stile del design e nei colori, che lo rende caldo, nostalgico ed attraente.
Concreta e credibile nelle proiezioni dei trend attuali, come il fatto che la stragrande maggioranza di una popolazione terrestre in crescita folle [ 6 ] dovrà – cioè dovremo – mangiare vermi e insetti, per sopravvivere; la “meravigliosa” Unione Europea è già avanti e pensa a noi e al nostro futuro [ 7 ] come sempre.
E tante altre progressioni che già, da sole, meritano il prezzo del biglietto del cinema.
Concreta come il replicante contadino Sapper Morton che è interpretato con ottima misura ed efficacia dall'ex-wrestler Dave Bautista [ 8 ] – meriterebbe un premio come “migliore cameo” – e viene ritirato dall'agente replicante K – uno dei nuovi blade runner – nella prima scena, già coinvolgente e memorabile.
A proposito di pensiero politico, annoto il passaggio in cui il dirigente superiore di K – “Madame” – gli spiega come il mantenimento dell'ordine sociale passi anche attraverso il tacere alcune verità e la cancellazione di qualche prova, come l'esistenza di un figlio nato da una coppia di replicanti, fatto che sovvertirebbe la percezione della specie diversa e che in teoria sarebbe impossibile, comunque funzionalmente non etica in quanto cancellerebbe una differenza importante tra replicanti e umani.
{ la ricerca di questo nato è l'azione principale che sviluppa il film, e ne è la spina dorsale }.
La seconda è ancóra più visionaria ma sfilacciata, con tagli netti nel montaggio e cambi di scena troppo bruschi ( gli autori avrebbero dovuto inventarsi qualche tratto d'unione visuale e retorico ).
Matura il duello tra K e la segretaria di Wallace, Luv ( Sylvia Hoeks ) secondo un crescendo classico, a discapito della costruzione dei personaggi secondari ( e Wallace non mi convince, concordo con Luca ).
Ho avuto come l'impressione che le questioni, enormi, rappresentate in questa parte con grandi tavole a fumetti – alla Moebius e Fellini – non siano state efficacemente narrate.
Tavole suggestive che talvolta, io e gli amici del gruppetto alla sala, abbiamo definito felliniane : le grandi sculture femminili nella piana radioattiva, l'ologramma gigante della fidanzata virtuale ed assistente domestica Joi ( una splendida Ana de Armas [ 9 ] ).
3
Oh ...
c'è anche qualche forzatura nella sceneggiatura.
Ad esempio : non è molto credibile che gli interni della centrale della LAPD ( Los Angeles Police Department – la polizia di Los Angeles ) non siano videomonitorati, cosicché Luv può dapprima uccidere il giovane anatomopatologo Coco con un colpo secco alla nuca e rubare le ossa di Rachel ( la replicante di cui s'innamora Deckard nel primo film, interpretata da Sean Young ) rinvenute nella fattoria di Sapper, poi di accoltellare a morte il tenente Madame Joshi ( Robin Wright ) nel suo ufficio dopo un serrato confronto tra donne invaghite entrambe di K, con relativa sicurezza di farla franca.
E, anche se i replicanti hanno una fisionomia potenziata e più resistente di quella umana, non è molto credibile che Rick Deckard ( Harrison Ford ) abbia vissuto per 30+ anni in solitudine e in buona forma nella zona radioattiva, senza subire danni fisiologici : i replicanti sono fatti anch'essi di materia organica, che le radiazioni dovrebbero corrompere.
4
Comunque è un gran film, da rivedere – per una comprensione più accurata – e lo rivedrò senz'altro.
{ per chi vuole curiosare e approfondire, c'è la wikia dedicata in lingua inglese : [ 10 ] }.
[ ... ]
Tutte giustificate queste pretese di realismo, ma questo è un FILM di fantascienza. Funziona? Non funziona? E' tutta lì la questione... ;)
RispondiEliminaBeh ...
Eliminala seconda parte, funziona meno della prima.
Quindi, concordo con il tuo appunto sul MacGuffin : manca qualcosa nella sceneggiatura.
Gli ingredienti c'erano, in particolare il giallo sull'identità del figlio – che poi, si scoprirà essere una figliA – di Deckard e Rachel, e la convinzione di K d'essere proprio lui il miracolo, complice l'innesto del ricordo del cavallino di legno e della fornace dell'orfanotrofio operato da Stelline – la vera figlia – la programmatrice di ricordi per i replicanti, professionista free lance all'opera svariate volte per la Wallace Corporation.
E' ...
poco fluida, poco “dinamica” ( come dici tu ).
Però si ricorda per le grandi tavole fumettistiche.
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Un film fantascientifico funziona quando è realistico nel senso di logico.
EliminaSE vuoi qualcosa di perfettamente logico, devi guardare un circuito elettrico od elettronico che funziona bene.
EliminaSpesso, nelle opere di fantasia c'è una sospensione della incredulità operata attraverso scelte illogiche oppure puramente fantastiche, funzionale a fare scorrere la narrazione ( vedi il paragrafo 3 del mio post ).
Nel caso di questo film, coinvolto nel concreto distopico e claustrofobico magistralmente realizzato nella prima parte, me sono accorto a posteriori.
{ l'infallibilità di Luv, che passa anche sopra ad obiezioni razionali come quella da me espressa, ne fa un essere quasi soprannaturale }.
Secondo me, il film regge.
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Non voglio leggere molto qui, che devo ancora vederlo.
RispondiEliminaFai bene.
EliminaSecondo me, troverai parecchia pappa.
Sia il primo che il secondo film, vertono attorno alla questione fondamentale che cos'è l'Essere Umano ?, attraverso il confronto tra umani e replicanti.
Da cui si dirama una serie di questioni etiche : la creazione artificiale dell'identità, la società suddivisa in classi ( i replicanti sono non-umani progettati per eseguire i lavori più umili, confronta con la tradizione sociale indiana ), l'iniezione di intelligenza nelle macchine, e altro.
In “Blade Runner 2049” vengono eseguite congetture verosimili sul futuro prossimo, come ho già scritto nel post : lo scoppio di un conflitto regionale altamente distruttivo, il consumo di proteine nella forma di vermi ed insetti, e altro.
La trama narrativa così ottenuta è bella spessa.
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> rocedura usata sia dai totalitarismi rudi ed espliciti – detti “dittature” – che da quelli
RispondiElimina> da quelli morbidi ed impliciti – detti “democrazie
Ad esempio, vedere cosa succede nel "democratico" Regno Unito quando non sei allineato a quanto deciso dai vertici.
Guidò la nave anti Ong: leader di Defend Europe arrestato a Londra
Il Regno Unito è uno dei grandi promotori della Globalizzazione e del traffico umano.
EliminaLe grandi città inglesi sono vetri cracklé : spaccate in quartieri etnici = ghetti.
E sono spacciate come l'avanguardia della Civiltà Occidentale dagli spacciatori legali di fake news.
Che sia in atto un Piano per la distruzione delle società europee, lo scriviamo ed argomentiamo da anni.
Nessuna sorpresa.
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