( buona idea )
A prescindere dalla qualità del prodotto che ho letto ( secondo il mio parere ignorante ), elogio l'idea editoriale della casa editrice No Reply di Milano, una collana di monografie dedicate ad album italiani e stranieri tra i più significativi della Storia del pop-rock ( Tracks ).
{ molto gradevole il progetto grafico di No Reply e Andrea Iacopino, sono oggetti piacevoli da maneggiare }.
E' un'occasione per approfondire sia il contenuto artistico che il processo produttivo delle opere che troppo spesso ascoltiamo con superficialità, ricordando solo tranci dei ritornelli, magari storpiando la lingua inglese.
( recensione ignorante )
“Tommy - the Who” di Eleonora Bagarotti esplora l'opera rock dei quattro da Shepherd's Bush, Londra : il doppio album è dell'anno 1969, il film è del 1975.
Tra i due la versione orchestrale ( 1972 ), poi il musical, show unici con ospiti d'eccezione ... il cantante Roger Daltrey ( depotenziato nella voce, dopo problemi di salute ) porta ancòra in tourneé il brand di successo. E' stato nel Belpaese in coincidenza con l'uscita di questo libro.
L'autrice ha fatto un gran lavoro di ricerca di brani da interviste e curiosità varie, ma la stesura appare un po' alla rinfusa, nonostante una compartimentazione in capitoli, e la prosa allestita non è scorrevole, insistere nella lettura e arrivare in fondo è una vera fatica.
L'intenzione è quella di settare una comunicazione amichevole con i fruitori del testo, peccato che sia rivolta ai fan già acquisiti, piuttosto che a coloro che - come me - hanno masticato poco o nulla i primi anni di questa band. L'autrice stessa, per sua ammissione nero-su-bianco, è una loro fan ... l'autocompiacimento è senza argini.
L'impressione che ha il “lettore della strada”, è quella di essere arrivato un po' troppo tardi a una serata fra amici, molte bottiglie sono già state seccate e - giudicando dallo stato generale di euforia - si festeggia qualcosa, ma non si capisce bene cosa. Nè qualcuno degli “ebbri ospiti” pare avere la minima intenzione di spiegargli un po' meglio la situazione.
EHY ... non è una sensazione gradevole, credetemi.
Inoltre, le liriche non sono riprodotte per intero, mancano le schede tecniche degli strumenti usati dai musicisti ( almeno quelli cui erano più affezionati ) e manca completamente un apparato iconografico ( forse per decisione editoriale, ma nel volume dedicato a un album di Patty Smith è presente addiritttura un fumetto ) come qualche foto dei ragazzi sul palcoscenico, qualche foto d'epoca dei quartieri dove sono cresciuti, degli edifici che ospitavano gli studi registrazione e gli spettacoli dal vivo ... per immergere il lettore all'interno di una storia raccontata con una prosa deficitaria e un po' raffazzonata ( molte le ripetizioni ).
Qualche articolo di repertorio dei quotidiani inglesi degli anni '60 lo avrebbero aiutato a capire, ad esempio, perchè gli Who erano dei cattivi esempi per i giovani sudditi della Regina Elisabetta II, contestualizzando nel tempo e nel luogo la genesi del lavoro in esame. Viviamo nel 2012 - 43 anni dopo la prima stampa del disco - è bene ricordarlo. La cronologia dei principali fatti globali del 1969 è presente in appendice, d'accordo, ma questa è la monografia di un'opera degli Who, e avrei gradito info più strettamente correlate a loro.
Si danno per scontate molte, troppe cose, e comunque non è nemmeno un testo abbastanza specializzato, tanto da essere appetibile per i sostenitori più informati del gruppo e del genere musicale.
Altra cosa da capire : perchè “Tommy” è una pietra miliare del rock, e in che modo ha influenzato le altre band ?
Qualche esempio pratico oltre la sperimentazione sullo spettro sonoro, un artigianale precursore del Dolby 5.1 ( clonazione di specifiche strutture musicali, citazioni e quant'altro ) sarebbe stato il benvenuto. Mettere a fuoco e approfondire le situazioni contingenti, i meme progenitori ( il bombardamento di Bristol, gli abusi subiti da bambino da Pete Townshend, l'economia britannica di fine anni '60, il movimento alternativo Mod, cosa rappresentavano gli Who nel quadro sessantottino, la casa-studio del chitarrista ) e dedicare a questi i capitoli smembrando il disco - anzichè la più scontata suddivisione in Opera, film, musical, critica cinematografica, etc. - sarebbe stato più fruttuoso : offrire al lettore della strada - purchè non totalmente stupido - le singole tessere di un puzzle che al termine della lettura gli si sarebbe “magicamente” ricomposto nella testa.
Chi pensa alle nuove generazioni ?
La contestualizzazione dell'opera è fondamentale per un altro motivo : riascoltandola oggi ( è disponibile su Youtube con una qualità audio passabile ) quella musica appare incredibilmente datata, vecchia, ingenua e semplice fino alla noia ( a parte qualche passaggio, come “Pinball wizard” ).
Invece l'autrice ha preferito lasciare i microfoni aperti a protagonisti e cortigiani, anche troppo, e con un risultato a me insoddisfacente.
Per cui il testo suona elegiaco, più che obiettivo e critico : OH ... quanti concerti straordinari ... OH ... quanti eventi in mondovisione ... OH ... diommio quanto sono spirituali - ? - e generosi, questi ragazzi ... OH soc'mel !
OH.
Nel mio piccolo cortile informatico, cerco di evitare aggettivi come “straordinario”, “eccezionale”, “incredibile”, “geniale”, “bello”, ed altri elogiativi superlativi o banali, quando scrivo dei miei cult personali ed i miei post in generale. Qui si sprecano, la gente si parla addosso dalla prima all'ultima pagina.
( per i concerti e le iniziative benefiche, sarebbero bastate due liste in appendice ).
Anche il regista Ken Russel non si sottrae alla regola - suo malgrado, immagino - e non ne esce bene dal capitolo 7 ( confusionario come i precedenti ), dedicato alla colonna sonora della trasposizione cinematografica.
L'aria è quella festosa di chi c'era, se l'è goduta, e viva Tommy ( uno dei migliori momenti della sua vita ) !
La presunzione è tale da supporre - credo - l'eternità dell'opera-rock nei secoli, al pari delle opere liriche ... nella realtà cruda, penso che se non si spiegano questi prodotti culturali alle nuove generazioni ( anche attraverso uno strumento agile come questo cartaceo ) finiranno per essere dimenticati in soffitta. L'analisi del nostro recente vissuto collettivo, dovrebbe passare obbligatoriamente attraverso i lavori pop-rock, per noi stessi e per chi seguirà.
Al capitolo 8 l'analisi del film a cura di Francesco Cabras : il pezzo migliore, finalmente una buona scrittura inclusa nell'ellisse dell'esperienza di un bambino che nel mezzo degli anni '70, al tempo dell'esplosione del fenomeno delle tv private italiane, viene rapito dai colori psichedelici sullo schermo televisivo. Ecco come si scrive un testo, si scrive come una storia, si costruisce con un capo e una coda.
La postfazione “L'ombra del gigante” di Giampaolo Corradini è un altro pezzo buono, divertente ed efficace, sull'onere del successo mondiale dell'opera rock, e di quanto ha pesato sull'equilibrio e la produzione successiva del gruppo.
Conclusione
Un ponte, un passaggio letterario che necessita di ulteriori approfondimenti on-line, di cui ( ad onore ) sono dati gli indirizzi in appendice.
Prezzo onesto ( 12 € ) per una brossura di dimensioni tascabili e materiale resistente, 160 pagine.
Ma il lettore deve faticare troppo ( anche soffrire ) ... morale ?
A me non piacciono i luoghi comuni, ma questo testo sembra confermare che i fan non dovrebbero mai scrivere libri sui propri idoli.
E/o bisognava mandare in stampa il documento in tempo utile per sincronizzarne la distribuzione nelle librerie all'arrivo del baraccone di Daltrey ( ancòra quell'opera ) nel Belpaese, quindi non c'è stato il tempo materiale per una revisione di quanto è stato assemblato ?
Links
Tommy ( album ) = scheda in wikipedia.org
Testi in lingua inglese
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