Apocalittici o integrati ? Da settimane ogni giorno si discute di quanto la Rete sia cattiva e pericolosa. Si moltiplicano i fatti di cronaca in cui le responsabilità negative vengono attribuite al web, ai social e alla diffusione dei video. Denigrare il digitale e le grandi società americane che lo dominano è così di moda da apparire quasi scontato e fin troppo conformista. Ma i problemi esistono e le domande vanno coltivate: fa bene o male? Ci regala la libertà promessa o ci soffoca, diminuendo interazioni e curiosità per ciò che sta fuori dal nostro orizzonte? Moltiplica le possibilità di costruirci identità non omologate o condiziona i nostri comportamenti? Richard Gingras, oggi direttore del settore news di Google ma un pioniere dei media digitale fin dagli Anni Settanta, ripete ogni volta che può il suo mantra: «La Rete è neutra, dipende da come la si usa e da quello che ognuno di noi gli mette dentro. Pensate all’acciaio: può servire a fabbricare armi per distruggere vite o a costruire ponti, ferrovie, ospedali e scuole. È responsabilità di ognuno di noi costruire un ambiente positivo» [ ... ]. |
editoriale |
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Segnalo agli amici che, quest'oggi, il quotidiano cartaceo la Repubblica dedica 14 pagine del proprio inserto domenicale al web ( e quello riprodotto qua sopra è l'editoriale );
siccome sono ingordo di letture sull'argomento, ho eccezionalmente acquistato una copia ( la domenica costa ben 2,5 € siccome è incluso il settimanale L'Espresso che, come l'Unità, nessuno, al netto di qualche irriducibile nostalgico degli anni '70, legge più ), e se troverò qualche articolo e/o passaggio interessante lo appunterò qui sul blog;
intanto, il titolo che ammicca al titolo di un celebre saggio di Umberto Eco [ 1 ] ripropone la divisione del genere umano in due gruppi netti – coloro che abiurano il nuovo e coloro che lo accettano, senza critica e senza mezze misure – ma nella Realtà esistono tanti apocalittici E integrati che, pure esecrando le nuove tecnologie e/o prevedendo una fine tragica per il sistema informatico-relazionale e la società materiale sottesa, le usano da mane a sera per diffondere il proprio pensiero e discuterne con gli altri utenti;
quindi sono risucchiati anch'essi all'interno di Machina, e concorrono al toboga infernale.
Non lo avevo letto.
RispondiEliminaÈ vero: si è mediamente restii al cambiamento, dato che gli si finisce coll'imputare la perdita di quelle misere certezze conquistate.
Ma, sai, forse ci si spaventa – e non a torto – dinanzi al cambiamento sostitutivo ( azzerante ) piuttosto che a quello crescitivo ( che implementa sul pre-esistente );
Eliminadi solito, il primo tipo di cambiamento è imposto, oppure è scelta di vita post-traumatica ( e la considerazione che ciò che si è, è finto – lo si ritiene tale – è senz'altro traumatica ), ma necessita di una abnegazione supplementare allo sforzo basico del cambiamento che non reputo salutare;
preferisco il secondo tipo.
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