"Preferisco rassegnarmi in compagnia che ribellarmi da solo".
Intellettualmente onesto, Michele Serra. Talmente onesto che questa frase potrebbe essere utilizzata come epitaffio.
Questa frase, cioè, potrebbe simboleggiare l'approdo conclusivo per quel ceto medio che alcuni decenni fa sostituì gli operai - e la classe lavoratrice in genere - nella composizione sociale del campo politico chiamato "sinistra".
Il ceto medio, non appena divenuto intestatario unico del brand "sinistra", come prima cosa impresse a quest'ultima una netta subordinazione ideologica a quel sistema capitalista un tempo contestato; poi, dalla subordinazione, passò coerentemente all'identificazione piena.
Un fallimento storico, filosofico, sociale, politico, generazionale e, infine, un fallimento come classe sociale. Questo perché, comunque andranno le cose, non sarà mai più il ceto medio (numericamente in riduzione, peraltro) il protagonista della Storia nei paesi occidentali.
Il conflitto, ora, vede da una parte le èlite economiche in fase di autonomizzazione dal campo un tempo definito "borghesia"; dall'altra, in contrapposizione d'interesse, vi è la nuova composizione della classe lavoratrice, ch'è molto diversa da quella del secolo scorso.
In questo scenario, quel ceto medio che ha dominato il campo politico dal boom economico sino a oggi, esce di scena; o meglio, vi resta ma soltanto per svolgere ruolo da comprimario, da portatore d'acqua, da maggioranza silenziosa e acquiescente.
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