Riciclare riciclare v. tr. [der. di ciclo1, col pref. ri-]. – 1. Nella tecnica, riportare nel ciclo di lavorazione: r. le materie non trasformate; r. l’acqua. Più genericam., riutilzzare materiali di scarto o di rifiuto di precedenti processi produttivi: r. il vetro, la plastica, le lattine, i rifiuti solidi urbani; r. le acque di scarico; r. la carta inviata al macero. 2. fig. Rimettere in uso qualcosa di vecchio, reimpiegare, riproporre: per il matrimonio ho riciclato un vecchio abito; continua a r. i soliti aneddoti. 3. fig. Rimettere in circolazione i proventi di attività illecite: r. il denaro accumulato con il contrabbando; r. denaro sporco, banconote rubate. 4. Riqualificare professionalmente, reimpiegare con mansioni diverse il personale di un’azienda: la società ha riciclato molti tecnici. 5. rifl. Riproporsi, ripresentarsi sotto una veste apparentemente nuova, adattandosi a condizioni mutate ma mantenendo i privilegi acquisiti: in attesa delle elezioni, molti politici si riciclano in nuovi partiti; il calciatore si è riciclato come conduttore televisivo. ◆ Part. pass. riciclato, anche come agg. e s. m. (f. -a), in senso proprio e fig. (v. la voce). |
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Parola-chiave.
Questione nodale nelle società sature di beni materiali come quelle occidentali, e propedeutica ad una maggiore coscienza e conoscenza degli oggetti che maneggiamo quotidianamente, attraverso la creatività pratica nel riutilizzo parziale o totale delle cose rotte, non più funzionanti.
Ma si dice “riciclare”, oppure è ammessa anche la forma “reciclare” ?
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La domanda è stata posta e risposta in un paio di volte, nella sezione Domande e risposte della Lingua italiana nella Treccani on-line :
Si scrive "reciclare" o "riciclare"? Ed eventualmente possono usarsi entrambi i verbi? Giorgia Tomasino Si scrive riciclare. La forma reciclare non si usa, anche se foneticamente è conforme alla voce francese recycler, su cui riciclare è ricalcato. Riciclare è attestato in italiano dal 1959. |
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Si può dire anche “non utilizzare carta reciclata” anziché “riciclata”? Il participio passato, anche con funzione aggettivale, riciclato proviene dal verbo riciclare,che, come si legge sul vocabolario Treccani.it, significa «riportare nel ciclo di lavorazione: r. le materie non trasformate; r. l’acqua. Più genericamente, riutilzzare materiali di scarto o di rifiuto di precedenti processi produttivi: r. il vetro, la plastica, le lattine, i rifiuti solidi urbani; r. le acque di scarico; r. la carta inviata al macero». L’idea del ritorno a una condizione precedente è espressa dal prefisso ri-, che, in alcuni casi, nella nostra lingua è in concorrenza/alternanza col prefisso di derivazione dotta re-: si può scrivere e dire, infatti, sia reputare, sia riputare; sia remunerare, sia rimunerare, ecc. Nella maggioranza dei casi, però, è in vigore soltanto una delle due forme, proprio come accade in riciclare e riciclato, che sono le uniche corrette. |
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Quindi è del tutto arbitraria la regola di correttezza del prefisso ri- a discapito di re-, nelle parole composte.
nota
Da sottolineare il significato di riciclo [ 1 ] che è un termine tecnico afferente il processo di produzione di un bene, con il riutilizzo in loco delle materie immediatamente scartate, ed in senso figurato copre il significato di riciclaggio [ 2 ] cioè il rimettere in circolazione materiali, prodotti e valori.
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Sull'importazione del termine dalla lingua francese, tuttavia, ci sarebbe da indagare.
Infatti, la parola deriva dalla semplice composizione del prefisso “ri” più “ciclo”, che ha origine greca :
Riciclaggio ri-ci-clàg-gio Sign.: Reimpiego di risorse e prodotti, specie di scarto. derivato di riciclare, composto da ri- di nuovo e ciclo, dal greco kyklos cerchio, giro. L'eloquente immagine dell'elemento che viene reimmesso in un ciclo sta alla base di questa fortunata parola: invece di uscirne, torna a ripercorrerlo. Il caso che più facilmente ci viene in mente è quello del riciclaggio dei rifiuti, per cui un prodotto, alla fine della propria vita utile, viene reimpiegato con altre finalità, o vede il materiale di cui è composto ritrasformato in altri prodotti. Ma altri casi di riciclaggio si sono imposti nell'uso corrente, come il lavoratore che, perso il lavoro, si ricicla impiegando le sue competenze altrove e in altre vesti: sembrava fosse ormai fuori dal mercato del lavoro, ma ha trovato un modo per reimmetervisi. E consideriamo poi il famigerato riciclaggio di denaro sporco: una grande ricchezza liquida proveniente da attività illecite non è facile da spendere senza dare nell'occhio, e per non rimanere su un binario morto con un tesoro infame e inspendibile è necessario "pulirlo" facendo perdere le tracce della sua provenienza, così da poterlo investire in tranquillità. È insomma un concetto molto attivo, che ogni volta impone una riflessione su quelle risorse che, nell'equilibrio del cerchio, non devono andare perdute e su quelle che invece devono essere escluse. |
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Concludendo, siccome mi suona più naturale “reciclare” e più faticosa m'è la pronuncia di “riciclare”, io continuerò a scrivere verbo e parole collegate con il prefisso re-, fregandomene di una norma debole, del tutto arbitraria e priva di ragioni.
L'importante è farlo. A me piace dare vita nuova alle cose, ma ho competenze limitate.
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