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Sì ...
dalla recensione del film “American sniper” ( 2014 ) [ 1 ] di Clint Eastwood [ 2 ] ( che non ho ancóra visto ) scritta da Luca Malavasi per CineforumWeb ( “Clint. Il cane pastore”, del 23 dicembre 2014 [ 3 ] ) e segnalata da Michele Sasso su FB [ 4 ] si evince che sia un'opera “amerikana” e non “politica”, essendo l'area politica caratterizzata da un margine di possibilità che nel film mancherebbe del tutto ( linearità del Destino – progressione “naturale” della vita del protagonista – nero e bianco ... ).
Beh.
Io stimo l'attore-regista proprio per la sua franchezza, l'andare spesso al nocciolo della questione oltre la politica di cui i recensori della Sinistra italica proprio non possono fare a meno.
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E mi piace anche la recensione proposta, perché “di pancia” e perché non è male la struttura analitica ( la stigmatizzazione dei tre generi umani ... etc. ) ... che però perde un pezzo importante, nel confronto tra l'autobiografia testuale da cui è generato il film [ 5 ] e la sceneggiatura filmica, omesso dal critico : leggo nella scheda wikipediana ( sezione “Differenze rispetto al libro” [ 6 ] ) che Chris Kyle scelse di arruolarsi nei Navy Seals nel 1996 e non nel 2001 in seguito alla strage delle Torri Gemelle di New York, come viene raccontato nella pellicola.
Questo slittamento temporale operato dagli autori, non è cosa trascurabile : allinea perfettamente il protagonista al ruolo di carnefice E vittima del Sistema in cui è nato, delle sue perverse strategie di Potere, di cui diventa uno strumento militare.
Parabola che per giunta si chiude con l'assassinio negli USA per mano di un connazionale appassionato di armi, come lui.
Certo, nel film non v'è traccia di criticismo verso la versione ufficiale degli attentati dell'11 settembre 2001, e nemmeno si vede la scena dell'uccisione del protagonista ( pudicamente omessa, nei titoli di coda sono state inserite scene dal funerale vero ).
Però gli spettatori sanno della morte dell'eroe, e in questi 14 anni - nonostante la versione ufficiale ripetuta ossessivamente dagli imbratta-carta mediatici - la vicenda stragista del 2001 è stata ampiamente analizzata.
Clint Eastwood pare porgerci l'ennesima storia americana come un trancio di manzo sul bancone del macellaio : crudo, sanguinante, più vero del vero siccome illuminato da ogni angolo – in modo innaturale – come un dipinto eseguito da Luciano Ventrone [ 7 ].
E proprio l'iper-realismo scelto dagli sceneggiatori è la cifra dell'opera, e la messa in discussione del modello.
Mi piace molto Eastwood ma non ho (ancora) visto questo suo lavoro.
RispondiEliminaGli amerikani sono comunque molto bravi a metterlo nel culo agli altri con il loro consenso.
E ciò, da sempre, avviene con la loro propaganda. Hollywood è ben più importante del Pentagono per la colonizzazione parassitaria del pianeta.
La funzione pedagogica del cinema di massa.
EliminaEppoi ...
la forgiatura e il controllo dei Desideri.
La programmazione dell'immaginario.
EliminaIl consumismo, ad esempio, si è retto principalmente su questo.
Anche il filoamericanismo (termine improprio, dovrebbe essere filostatunitismo) si è basato sulla sovversione della realtà effettuata con l'industria hollywoodiana già a partire dal primo falso, i nativi cattivi selvaggi malvagi e i poveri bovari pionieri civili e buoni.
Poi è stata principalmente mistificazione nella quale tutti gli altri sono stati i cattivi malvagi di turno: giappi, comunisti, vietnamiti, russi, nazi, persiani, cinesi, ... fino agli alieni.
Così hai allevato centinaia di homo che credono che gli USA siano giusti buoni e salvatori.
Uno può anche stupefarsi per questa azione tango goffa quanto efficace. Ma se pensi che ancora oggi, nel 2015, la Jolie con Unbroken rinforza il falso dei giapponesi cattivi (in casa loro) e degli USA buoni (imperialisti in casa dei giapponesi) capisci che questa storia è tutt'altro che finita.
Ci sono sempre i nuovi nati da programmare.
A sostegno della mia tesi sul film, le parole dello stesso Clint a Focus : [ link ].
RispondiEliminaGrande.
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Considerazioni precise e ragionevoli.
EliminaEastwood ha forza e spessore sufficienti per fregarsene dei conformismi e delle ipocrisie del politicamente corretto.