Il venditore di mandarini (mancato)
Michail Saakashvili è davvero un uomo tutto d'un pezzo : eletto a gennaio per la seconda volta presidente della Repubblica di Georgia, nella campagna elettorale aveva promesso il ripristino dell'unità territoriale e l'inderogabile "prosperità per il popolo".
Siccome il piccolo stato caucasico fa parte di quella collana dolente di miserabili satelliti dell'ex-Unione Sovietica che non hanno uno straccio di risorsa naturale nè di agglomerati industriali degni di questo nome, sono drammaticamente invecchiati perchè la quasi totalità dei giovani è emigrata all'estero e campano di un'agricoltura di mera sussistenza nonchè dell'elemosina putiniana per il consumo di servizi come luce e gas (è bene ricordarlo) ... il pezzo d'uomo ha deciso di tentare di mantenere la prima promessa ed il giorno d'apertura dei giochi olimpici di Berlino 1936 - Pechino 2008 ha bombardato qualche soldato russo e la popolazione civile di Tskhinvali nell'Ossezia del Sud (e un nuovo fronte potrebbe aprirsi in Abkhazia) : così da far sapere a tutto il mondo dove si trova l'antico stato inerpicato sul massiccio del Caucaso ... l'imbecille ha fatto il "botto".
Saakašvili è solo l'ultimo dei satrapi post-sovietici che hanno affamato il proprio già povero paese, ma almeno gli altri non avevano osato di spaccare il fragile puzzle montanaro anche se le reciproche provocazioni a base di colpi d'arma da fuoco erano piuttosto frequenti.
Ultima sassata di una mano nota
Forse quest'assassino rubicondo e corpulento che si vanta dell'amicizia con Bush ci credeva davvero, in un intervento amerikano : invece è stato freddato dallo stesso presidente uscente che bene si guarda dallo spendere altri milioni di dollari nella guerra globale con le elezioni alle porte, e se ne starà alla finestra a guardare giovani di entrambi i fronti che si macellano.
Ve lo sareste immaginato un impatto frontale tra Washington e Mosca ? Roba da reparto psichiatrico ...
Gli amerikani hanno giocato sporco - e da parecchi anni - compiendo intrusioni politiche e militari (non confermate in via ufficiale, ma anche i gatti sanno di truppe speciali e addestratori) nell'area di storica e consolidata influenza russa, cito l'ultimo e dannoso pressing ch'è bene descritto nella rivista on-line Eurasia :
"La Repubblica Caucasica di Georgia, come nazione non sembra essere un giocatore globale importante.
Tuttavia Washington ha investito somme enormi e brigato per mettere un suo proprio despota, Mikhail Saakashvili, alla presidenza, per sigillare un anello nucleare di ferro della Nato intorno alla Russia.
Ora il ministro degli Stati Uniti, Condoleeza Rice, è a Tbilisi dove rilascia dichiarazioni taglienti contro Mosca per l'appoggio agli stati contigui indipendenti dell'Abhasia e Ossetia del sud [ Abkhazia e Ossezia del Sud, n.d.B. ] incolpando, essenzialmente, Mosca della imminente guerra, Washington ha esortato a fare entrare la Georgia nella Nato, dal summit Nato di dicembre prossimo [ ... ]"
(continua a leggere).
L'ultimo summit Nato s'è tenuto in primavera a Bucarest, in una città normalizzata.
Ingrati
Tutti i caucasici cristiani dovrebbero baciare il culo ad ogni russo che cammina nelle loro strade : se i russi - poi sovietici - non avessero coperto georgiani ed armeni con il ruvido ma funzionale paltò del socialismo - difendendoli dalla furia genocida dei massoni e fascisti Giovani turchi che stavano riformando e "purificando" col fucile il decadente Impero Ottomano - forse oggi non leggeremmo più sulla cartina geopolitica le terre denominate "Georgia" ed "Armenia", nemmeno i brandelli attuali.
E' auspicabile che la guerra finisca in fretta con un intervento massiccio da parte russa.
E sarebbe meglio per le popolazioni se su tutto il Caucaso meridionale sventolasse nuovamente una sola bandiera (tricolore) ...
Links
"Sotto le bombe dell'ultima battaglia alle porte della città fantasma" = reportage in Repubblica.it
"Chi gioca con la guerra" = articolo di Astrit Dakli ne "il manifesto"
dal tono, caro Bufalo, arguisco che sei filoputiniano.
RispondiEliminaio non condivido, anche se si può benissimo sostenere una causa giusta per ragioni sbagliate.
ed è quello che fanno gli USA.
l'unica cosa sensata da dire è che "Quando gli elefanti litigano l'unica a rimetterci è l'erba sotto i loro piedi" (proverbio africano).
Putin mi sta sul cazzo.
Il signore della guerra Georgiano mi sta sul cazzo.
vai a capire davvero che cosa vogliono i popoli laggiù. da che parte stanno?
con i separatisti? con i lealisti?
io credo che sia l'ennesima sporca guerra in cui diritti e principi sacrosanti come l'autdeterminazione dei popoli e il diritto alla resistenza armata a un'invasione armata siano utilizzati vigliaccamente per coprire le porcate del rispettivo alleato.
guarda la linea scelta dal Corriere, che oggi ha messo in pagina la foto di un Imam combattente contro lo zar. Un Talebano d'antan, che certo non era più liberale, più illuminato e meno brutale di Osama Bin Laden.
ma adesso gli "Osama Bin Laden" del passato diventano eroi, come le figurine dei giocatori di baseball. perché utili alla propaganda antirussa.
salvo poi ritornare a essere "terroristi e assassini" quando non più funzionali al potere americano o al potente di turno.
e poi dicono che l'Iran è una minaccia. finora a menar le mani sono ben altri paesi.
Caro Furio, io voglio essere realista e allora ti dico che è solo una questione di forza brutale ma aritmetica.
RispondiEliminaSempre per realismo, apprezzo l'operato di V. V. Putin, e ne scrissi qualche tempo fa.
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Dopo la frantumazione (drammatica) dell'Urss, i sud-ossetini hanno manifestato la volontà di unirsi all'Ossezia del Nord nella Federazione Russa : vuoi per affinità etnica/culturale, vuoi per calcolo di bottega (la qualità della vita in Russia è notevolmente più alta) ... ed hanno subìto la prima pulizia etnica da parte di Tbilisi.
(una cronologia "a braccio" dei fatti e fattacci caucasici la scrive Astrit Dakli in quest'articolo de "il manifesto" di domenica, che ho aggiunto adesso alla lista dei link).
Rifugiatisi in Russia, costoro hanno ottenuto i documenti russi, dando così un appiglio a Mosca - una volta tornati in Georgia - per mantenere là le proprie truppe anche dopo il primo "intervento umanitario", in soldoni per contrastare l'avanzata amerikana nel Caucaso.
Questo è il meccanismo-chiave di quasi vent'anni di tensioni locali e affari loschi, sfociate per la prima volta in una guerra vera, pochi giorni fa.
Semplice questione di numeri, e la piccola Georgia non ha potuto fare nel suo pezzo di Ossezia quel che Mosca ha combinato in Cecenia.
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Penosa la scelta del Corriere, ma il problema non è quel filibustiere del direttore, piuttosto le teste vuote dei lettori (di quella parte pronta a bere qualunque stronzata) ...
Adesso lo vado a leggere, meriterebbe un post.