Testata

Google Plus RIP




Snappata dell'avviso di dismissione del servizio




Snappata della testata del mio fu Google Plus


1

E' bene chiarire che Google ha chiuso le bacheche personali gratuite di Google+ ( talvolta scritto nella forma G+, Google Plus ) mentre i servizi business e i profili brand rimangono attivi.

Quindi, è stata chiusa anche la mia bacheca [ 1 ] e poco male, perché fin dall'inizio era “in parcheggio” : vi pubblicavo automaticamente titoli-e-immagini linkate dei post di questo blog, così da veicolare l'attenzione di qualche utente che accedeva a quella pagina tramite il mio indirizzo Gmail. Ogni tanto davo un'occhiata in giro, ma vedevo ben poco movimento.
Che cosa non abbia funzionato, lo spiegò bene Emanuela Zaccone su Wired ITA dopo l'annuncio ufficiale [ 2 ] e poi è stato ribadito da Giacomo Dotta su Punto Informatico il 2 aprile scorso [ 3 ] ovvero l'ultimo giorno di funzionamento per molti : una base di utenti numericamente corposa ma, dopo un primo periodo basato sul meccanismo aggregativo volontario degli inviti, creata automaticamente sulla base degli utenti di altri servizi e siti come Gmail e YouTube. Tale massa è stata una mera somma numerica che non è diventata comunità.

Del  basso engagement  e della furbata se ne scriveva già nel 2012, appena un anno dopo il lancio : [ 4 ].
La falla nella sicurezza dei dati personali [ 5 , 6 ] è diventata il capro espiatorio che ufficialmente ha motivato il sacrificio.
A Mountain View non hanno voluto ammettere : “abbiamo sbagliato” ... anzi “ci siamo impegnati poco”, siccome da anni il social non veniva arricchito di funzioni e apparati supplementari.
Stringendo, il punto focale è stato il confronto perso con il più anziano Facebook : perché mai un utente di FB avrebbe dovuto abbandonare la comunità costruita con anni di chiacchierate, discussioni e interazioni varie, per ripartire daccapo su Google+ ?
Perché mai, eventualmente, avrebbe dovuto sobbarcarsi il doppio impegno su entrambi i social network

2 – Pro e contro

A dirla tutta Google+ qualcosa di meglio l'aveva, come la possibilità di organizzare le cerchie di amicizie in base agli interessi e di creare videoconferenze ad invito [ 7 ].

Ma aveva un difetto enorme : pochi gli utenti di sesso femminile [ 8 , 9 ] e si sa che le donne attirano traffico.
Altro “difetto” per un sito che aspira ad essere popolare : gli utenti attivi avevano un buon livello di istruzione e mansione lavorativa [ ibidem ]. Un social con troppi nerd e poca gnokka.




Dettaglio di un'infografica firmata Single Grain, campione di 10 M utenti



3 – Commenti cancellati

Una conseguenza negativa della soppressione del social, è la cancellazione dei commenti postati nei blog Blogger con l'account Google+ :





Snappata dell'avviso di rimozione dei widget e dei commenti



4 – G+ nell'Internet Archive

Se volete ritrovare qualche contenuto, potete usare la  Wayback Machine  dell'Internet Archive : [ 10 ].

{ ad esempio : la mia bacheca è stata snappata per l'ultima volta il 4 dicembre 2018 e senza parecchie immagini [ 11 ] }.
Certo non troverete proprio tutto : come spiegato nel blog dell'archivio [ 12 ] le dimensioni complessive della mole di materiale pubblicato sul social soppresso erano dell'ordine di grandezza del petabyte ( 1.000 terabyte, 1.000.000 gigabyte ) e solo qualcosa è stato memorizzato a beneficio dei posteri.

5  – Il cimitero di Google


Da Il Fatto Quotidiano on-line [ 13 ] ho appreso che c'è chi tiene una lista aggiornata dei prodotti cessati da Google, che dal 2006 sino ad oggi sono ben 151 ( inclusi Fabric e Fusion Tables la cui chiusura è stata annunciata per giugno e settembre di quest'anno ) a fronte di 212 acquisizioni, e con una vita media di 4 anni e 1 mese :  The Google Cemetery  [ 14 ]. L'anno peggiore è stato il 2011, con 26 chiusure [ 15 ].
Tanta disinvoltura nella chiusura di progetti e prodotti ha senz'altro danneggiato gli utenti fidelizzati, complessivamente non pochi. Vedi anche la bastonata nei denti ai blogger che a suo tempo avevano dato fiducia alla grande G e adottato il modulo dei commenti di G+.
Prima di Google+, c'era  Orkut  con la messaggeria  Google Talk  integrata [ 16 ] : 300 M di account mossi verso G+ e poi cancellati. Il servizio è rinato qualche tempo fa per mano dell'ingegnere del software turco Orkut Buyukkokten, con il nome  Hello  : [ 17 ].
{ dei discutibili  Google Glass  scrissi a suo tempo in alcuni post su questo blog : [ 18 ... ] }.

[ ... ]

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7 commenti:

  1. Secondo me, la faccenda è un po' più articolata.

    Prendiamo il caso Microsoft. Quante sono le iniziative che MS ha preso per andare ad occupare mercati "emergenti" che poi sono finite nel nulla? L'ultima versione di Windows ha una modalità doppia, una "classica" e una "convergente". La modalità "convergente" in teoria doveva servire per unificare il software dell'intero ecosistema MS su tutti i dispositivi elettronici, fossero computer aziendali, tavolette domestiche o scemofoni semi-tascabili e, potenzialmente, "cose" eterogenee. Alla fine MS si è ritirata da tutti questi settori, oppure è presente per modo di dire e quindi questa modalità "convergente" è li come un ramo secco, come una di quegli svincoli autostradali del nostro Sud che finiscono in aperta campagna.

    La ragione secondo me è nel funzionamento interno delle grandi aziende. Sul principio c'è la fase del "fondatore" che crea l'azienda sulla base di qualche idea di successo. Poi subentra il "management", di solito prelevato da altre grandi aziende. Questo "management" non ha una "visione", gestisce una azienda dello IT come gestirebbe, che ne so, una fabbrica di automobili o di biscotti. Quando dico che gestisce l'azienda "come", intendo che usano strumenti convenzionali per scopi convenzionali. Una cosa che funziona solo all'indietro, cioè con "mercati" consolidati, pre-esistenti e non funziona in avanti, cioè nel creare nuovi "mercati" o nel partecipare alla costruzione di nuovi "mercati".

    In soldoni, il management delle grandi aziende non ha capace di innovare o di partecipare alla innovazione. Un manager di MS o di Google quando pensa ad Internet si rifà a concetti che vengono da "mercati" vecchi di decenni, tipo la TV o la editoria classica.

    Infatti, di cosa si parla nella fantomatica "comunistà europea"? Di regolamentare il "copyright" al solo scopo di togliere parte degli utili ai "ricchi" delle grandi aziende dello IT e distribuirli ai "poveri" della Editoria. Nessuno nella "comunità europea" fa caso al fatto che l'Europa è completamente passiva, asservita, alle logiche e alle tecnologie concepite altrove. Cioè l'Europa è INESISTENTE in tutto il settore IT, annessi e connessi.

    Siamo ad un ulteriore livello. Se i manager non sono capaci di innovare, i politici non sono nemmeno capaci di vedere l'esistente, la realtà. In entrambi i casi comunque si tratta di gente che ha come scopo il proprio interesse personale e subordina tutta l'umanità a quello, che siano soci, che siano clienti, che siano elettori, che siano cittadini.

    Entrambi i livelli, cioè il management aziendale e la politica, riesce ad esistere grazie alla capacità di mentire tramite la "informazione".

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    1. Uhm.
      Ci sta l'atteggiamento del management che hai descritto : anche Apple fermò la propria evoluzione nel periodo in cui Jobs venne allontanato ( e, come sappiamo, andò a fondare NeXT ... l'OS ... il CERN e internet ... eccetera ) e andò in crisi dura, poi con il ritorno del misantropo siriano-americano riprese a creare prodotti nuovi e a creare nuovi mercati per oggetti che prima non esistevano oppure esistevano ma erano così rozzi da essere più “prototipi” che prodotti finiti, davvero user friendly.
      { l'altro fondatore, che poi in realtà erano 3, Steve Wozniak, scelse di tenere un profilo basso subito dopo il successo planetario dell'Apple II }.

      SE però confrontiamo con Microsoft, Google ha finora mostrato un comportamento un po' diverso : di solito non chiude e basta, ma ricicla il prodotto in forme nuove.
      E si è mossa a 360°, ben aldilà del prodotto #1 cioè il motore di ricerca.

      E non credo che il fallimento di Google+ sarà il [ C5 ] di Google.

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    2. Google ha dismesso oltre 100 progetti/servizi da quando esiste.

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  2. Non ci si può comunque lamentare della chiusura di una.cosa regalata

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    1. Il social non è una “cosa regalata”, è una cosa scambiata con i nostri dati.

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    2. E infatti la stragrande maggioranza dei social o delle piattaforme hanno chiuso

      È solo con la pubblicità che sopravvivono, da Facebook a Gmail /Hotmail che ha I banner pubblicitari inseriti ....

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    3. Col tempo il business si sta spostando dall'advertising al data mining. Significa che va bene mostrarti la pubblicità, va bene proporti contenuti pubblicitari mascherati da notizie o da "intrattenimento" (vedi "infotainment"), va bene anche usare le varie piattaforme per condizionare la "pubblica opinione" ma il vero valore che le corporation stanno capitalizzando viene dalla PROFILAZIONE delle persone.

      La manfrina della Intelligenza Artificiale non sta affatto a significare una vera AI (o IA) ma la registrazione automatica di una quantità grandissima di dati che poi vengono ordinati tramite algoritmi sofisticati e infine ci sono degli algoritmi apicali demandati a PRENDERE DECISIONI.

      Già oggi una gran parte degli scambi della Borsa sono generati da "sistemi esperti" in maniera del tutto automatica. I grandi speculatori hanno investito fortune nella messa a punto di questi "sistemi esperti".

      Più passa il tempo e più diventa d'uso comune l'estensione del meccanismo di cui sopra ad ogni aspetto del vivere.

      Qui aprirei una parentesi a proposito della ridicolissima fandonia degli "hacker russi" che controllerebbero le elezioni in tutto l'Occidente.

      Il vero "hackeraggio", cioè in controllo delle nostre vite, è operato dalle grandi piattaforme che erogano i servizi e dalla galassia di tutti i loro clienti che pagano per avere accesso alla base dati e ad alcuni degli algoritmi di analisi e decisione, per poi scaricare il tutto sul loro "target".

      I grandi gruppi editoriali sono la principale macchina di disinformazione, non certo i fantomatici "hacker del Cremlino". Disinformazione che può essere palese e grezza come quella che vediamo sul Corriere e Repubblica, oppure occulta e sottile come quella che ci propone la famosa "rappresentazione del mondo come dato di fatto".

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