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La tempesta imperfetta




Locandina dello spettacolo teatrale [4].



Comunicato


Questa sera, l'attore e autore teatrale ( e molta altra roba ) Riccardo Paccosi [1][2][3] porterà in scena l'opera teatrale ''La tempesta imperfetta. Frammenti biografici e letterari per navigare lungo il naufragio della Storia'' a Villa Paradiso, in via Emilia Levante a Bologna [4][5].
E' lo spettacolo conclusivo del corso di teatro che ha condotto presso il centro sociale.

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Note

[1] : Riccardo Paccosi, bacheca, Facebook, [ https://www.facebook.com/riccardo.paccosi ];
su Telegram : [ https://t.me/riccardopaccosi ].
[2] : Amorevole Compagnia Pneumatica, sito-web, [ http://www.amorevolecompagniapneumatica.it/ ];
su Facebook : [ https://www.facebook.com/amorevolecompagniapneumatica/ ].
[3] : articoli nel sito di Arianna Editrice : [ https://www.ariannaeditrice.it/ricerca.php?search=riccardo%20paccosi&tipo=articolo ];
sito del Fronte per la Sovranità Popolare : [ https://www.fronteperlasovranitapopolare.it/ ].
[4] : locandina, Riccardo Paccosi, Facebook, 30 maggio 2024, [ https://www.facebook.com/riccardo.paccosi/posts/10233018218588235 ].
[5] : ''Centro Sociale Culturale Villa Paradiso Bologna'', Facebook, [ https://www.facebook.com/villaparadisobologna ];
Google Maps : [ https://www.google.com/maps/place/Centro+Culturale+E+Sociale+Villa+Paradiso/@44.4810826,11.3816751,16z/data=!3m1!4b1!4m6!3m5!1s0x477e2b3c490f2ee9:0xd14e7e726f75f4a7!8m2!3d44.4810826!4d11.3816751!16s%2Fg%2F11fd6305fj ].

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{ prima pubblicazione del post su VK, il 31 maggio 2024 [6]; su FB : [7] }.

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RU→UKR/NNN – Dal nulla nelle coscienze alla nullificazione del mondo materiale



Riflessione


Ripubblico un paio di post a tinte fosche dell'intellettuale, attivista politico, attore e autore di teatro ... Riccardo Paccosi [1][2][3]. Egli è più pessimista del sottoscritto.

Chi è già depresso di suo, si astenga dalla lettura. Chi è abbastanza forte, prosegua.

1.1

Sul menopeggiorismo italiano [4]:


Destra e Sinistra unite verso la guerra

Due giorni fa, ho ascoltato una discussione con l'esponente di un comitato civico che, a Bologna, protesta contro le politiche della giunta. Gli ho sentito dire che, nella manifestazione da loro organizzata, volevano evitare che si andasse contro il governo Meloni. Segno del fatto che, nell'idea di questo comitato, i neoliberisti di centrodestra sarebbero un po' meno peggio degli altri.

Il giorno dopo, ho visto sui giornali le foto del movimento studentesco che, sempre a Bologna, bruciava in piazza le foto di Giorgia Meloni. Dal momento che non ho mai visto fare agli studenti qualcosa di analogo quand'era premier Mario Draghi, quest'altro mi pare un segno del fatto che, nell'idea di quei giovani, siano invece i neoliberisti di centrosinistra a essere un po' meno peggio degli altri.

Intanto, mentre questi due menopeggiorismi occupano la scena, i leader dell'Unione Europea spingono verso la guerra aperta e conclamata. Questo apre la prospettiva, per l'Italia, d'un governo con dentro tutti i partiti neoliberisti, sia quelli di centrodestra che quelli di centrosinistra.
Quindi, non soltanto si va verso la guerra con la passività degli agnelli al macello, ma si legittima anche coloro che ci stanno conducendo in tale direzione pretendendo che, sulla base delle categorie di destra e sinistra, alcuni di essi siano i buoni e altri i cattivi.
In un mondo razionale o soltanto un po' meno ottuso, il popolo o una parte significativa di esso capirebbe invece d'avere di fronte un apparato di stato - a direzione sovranazionale - la cui natura terrorista azzera ogni distinzione che non sia quella di classe tra dominanti e dominati.

Riccardo Paccosi

C19/N – “Le sette parti della notte” a Milano e Monza




Locandine degli spettacoli imminenti.



Comunicato


L'intellettuale, attivista politico, attore e autore di teatro ... Riccardo Paccosi [1][2][3] metterà in scena ''Le sette parti della notte'' nel Milanese, spettacolo liberamente tratto da un testo del filosofo Giorgio Agamben { [4] ... [5][6] ... } con accompagnamento musicale di Andrea Seki.
Domani 15 marzo a Milano, e domenica 17 marzo a Monza.

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Note

[1] : Riccardo Paccosi, bacheca, Facebook, [ https://www.facebook.com/riccardo.paccosi ];
su Telegram : [ https://t.me/riccardopaccosi ].
[2] : Amorevole Compagnia Pneumatica, sito-web, [ http://www.amorevolecompagniapneumatica.it/ ];
su Facebook : [ https://www.facebook.com/amorevolecompagniapneumatica/ ].
[3] : articoli nel sito di Arianna Editrice : [ https://www.ariannaeditrice.it/ricerca.php?search=riccardo%20paccosi&tipo=articolo ];
sito del Fronte per la Sovranità Popolare : [ https://www.fronteperlasovranitapopolare.it/ ].
[4] : ''Le sette parti della notte'', Giorgio Agamben, Quodlibet, 16 settembre 2022, [ https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-le-sette-parti-della-notte ].
[5] : ''“Le sette parti della notte”, Paccosi porta in scena Agamben: “Viviamo una dimensione senza alba”'', Giulia Bertotto, L'Antidiplomatico, 25 gennaio 2024, [ https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-le_sette_parti_della_notte_paccosi_porta_in_scena_agamben_viviamo_una_dimensione_senza_alba/46096_52571/ ].
[6] : ''Le Sette Parti della Notte - trailer spettacolo tratto da Giorgio Agamben'', Amorevole Compagnia Pneumatica, YouTube, 13 ottobre 2023, [ https://www.youtube.com/watch?v=Ir4fKOzMMIE ].

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{ prima pubblicazione del post su VK, il 14 marzo 2024 [7]; su FB : [8] }.

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C19/N – Le sette parti della notte




Fotografia della scena a Bologna.



Riflessione


Allego un'immagine della recente attività teatrale dell'attore e autore Riccardo Paccosi [1][2], tratta dalla serata a Bologna ( replicata pochi giorni dopo a Venezia ) dello spettacolo ''Le sette parti della notte'', ispirato dall'opera del filosofo Giorgio Agamben e realizzato in collaborazione con il musicista Andrea Seki.
E riproduco una sua dotta riflessione sull'interazione tra poesia e filosofia, e la funzione di tale connubio nel momento storico tragico ( io, direi tragicomico ) in cui viviamo; al paragrafo 2, un paio di appunti a margine del testo.

1

Cito [3]:


Poesia e filosofia: l'unico connubio che può sovvertire lo stato di cose esistente

A Bologna e Venezia, lo spettacolo LE SETTE PARTI DELLA NOTTE – realizzato da me in collaborazione con il musicista Andrea Seki e tratto da un testo del filosofo Giorgio Agamben – è andato in scena entro un format particolare: dapprima i cinquanta minuti dello spettacolo e poi subito a seguire un dibattito, all’incirca di pari durata, condotto da due intellettuali/studiosi intorno ai temi antropologici e filosofici evocati dalla messinscena.
Questa combinazione ha avuto decisamente successo: sia per l’aver fatto interessare all’evento spettatori che ancora non conoscevano gli artisti coinvolti nello spettacolo, sia per ciò che riguarda il consenso generalmente riscontrato.
Questo fa sì che io ora mi stia interrogando su come proseguire e sviluppare tale format, a prescindere dal mio coinvolgimento artistico diretto in esso.

L’importanza del connubio tra poesia e filosofia, va chiarito in rapporto ai processi linguistici, cognitivi e in ultima istanza politici della fase storica che stiamo attraversando.
Se negli ultimi quattro anni ho realizzato ben due spettacoli incentrati su testi di Giorgio Agamben, questo è dovuto innanzitutto al fatto che il filosofo in questione articola molto spesso le proprie riflessioni lungo una zona liminare tra poesia e filosofia. Del resto, questa non è neppure una novità giacché abbiamo conosciuto sia filosofi come Nietzsche che avrebbero potuto passare alla storia in quanto poeti, sia poeti come Leopardi che avrebbero potuto passare alla storia in quanto filosofi. Poesia e filosofia, infatti, sono accomunate dal fatto di generare una visione della realtà che fino a quel momento non esisteva: in altre parole, poesia e filosofia generano un’ulteriorità rispetto a quelli che sono gli automatismi del linguaggio e gli schematismi del pensiero.

Sulla filosofia nello specifico, va innanzitutto chiarita la sua rilevanza assoluta anche in un tempo di abbassamento della cultura media generale come quello attuale.
Il barista sotto casa che afferma di accettare la globalizzazione perché la storia non può fare altro che procedere in tale direzione, mostra d’aver introiettato non tanto un assioma politico quanto un filosofema: specificamente il filosofema del determinismo storico, oggi tramutatosi in dogma.

Sulla poesia nello specifico, va invece sottolineato come essa mostri un aspetto in comune con l’uso della retorica in politica: poesia e retorica sono infatti accomunate dal fatto di rivolgersi non solo all’intelligenza analitica di chi ascolta, ma anche alla sua sfera sentimentale/affettiva.
A tale aspetto comune, però, se ne affianca un altro che pone invece un’antitesi netta fra le due sfere linguistiche: mentre la retorica giunge al cuore delle persone attraverso la semplificazione dei concetti, la poesia a quel medesimo cuore si rivolge anche più efficacemente senza mai indulgere in semplicismi e, anzi, rendendo immediatamente intellegibili riflessioni di elevata complessità.

Al netto di tutte le questioni materiali dell’economia politica e della geopolitica, le strategie sovranazionali degli apparati di potere si svolgono oggi grazie a un consenso e a un silenzio-assenso generalizzati.
Suddetto consenso proviene in primo luogo da una catastrofe epistemica e cognitiva: i pensieri si riproducono attraverso strumenti digitali per i quali ogni glossa, ogni grafema, ogni concetto risulta essere un elemento codificato/archiviato dalla rete e, pertanto, destinato alla perpetua citazione/ripetizione. E così, mentre la soglia di attenzione delle persone tende ad abbassarsi progressivamente, ogni pensiero finisce per risultare nulla più che la reiterazione tautologica di un unico discorso dominante.
Dinanzi a questo eterno presente, poesia e filosofia rappresentano ancora la resistenza, inverano la dimensione nascente del linguaggio e del pensiero in contrapposizione al loro mortifero congelamento digitale.

La politica del dissenso è fallita su tutta linea e sarebbe inutile elencare, per l’ennesima volta, i come e i perché di tale fallimento: quello che sappiamo è che di politica si potrà parlare, forse, solo nel caso in cui il processo di distruzione controllata della civiltà dovesse sfuggire al controllo dei suoi artefici e, quindi, dovesse crearsi un vuoto di potere. Dal momento che quest’ultima, però, è nulla più che un'ipotesi speculativa, va in primo luogo preso atto del temporaneo fallimento della politica intesa come campo specifico.
Occorre che la volontà politica di opporsi si incanali dunque verso qualcosa di utile, ovvero verso la paziente costruzione di una contro-narrazione opponentesi alla narrazione dominante.

Solo il connubio fra poesia e filosofia, oggi, permette di inceppare la riproduzione linguistica - ovvero ideologica - di questo eterno presente fatto di stato d’emergenza permanente.
Solo il connubio fra poesia e filosofia, oggi, ci parla di sovversione dello stato di cose esistente.
Solo il connubio fra poesia e filosofia, oggi, esprime lo stato nascente del pensiero e del linguaggio in contrapposizione a un contesto desessuato e tecnologico dove nulla, ormai, risulta in grado di nascere.

Riccardo Paccosi

Dalla Controinformazione al Controfuturo #2

[ ... ]


Riflessione


Riproduco la terza parte [1] della lunga riflessione di un Riccardo Paccosi [2][3] arrabbiato con l'area oppositiva, che a tratti somiglia a un'arringa.
La definizione corrosiva di ''fogna a cielo aperto dal punto di vista etico-relazionale, nonché il focolaio virale di ogni possibile idiozia velleitaria dal punto di vista strategico'' nonché ''irriformabile e [ ... ] giunta, ormai, al capolinea'' è, secondo me, fin troppo severa.

Ma ha anche buone ragioni.
Ad esempio, la psicotica cultura del sospetto che tracima nella caccia all'infiltrato, al gatekeeper – di cui, qualche settimana fa, abbiamo visto l'ennesima orrenda manifestazione nell'aggressione verbale e graffitista dei ViVi a Torella e Colombini [4] – è purtroppo diffusa tra i popolani della nostra area, e alcuni leader ne fanno uso quasi quotidiano – come il pessimo Francesco Toscano ( Democrazia Sovrana e Popolare ) che predica bene l'unità dell'area MA a casa sua, e razzola male.


Creare e organizzare controfuturo

Parte terza: andare oltre la Fogna del Dissenso

La cosiddetta area del dissenso è, oggi, una fogna a cielo aperto dal punto di vista etico-relazionale, nonché il focolaio virale di ogni possibile idiozia velleitaria dal punto di vista strategico.
Ritengo che questo giudizio sia definitivo e inappellabile. Questo indica come suddetta area sia irriformabile e sia giunta, ormai, al capolinea: pertanto, se da una parte è ancora necessario andare avanti a fare quello che è possibile fare e collaborare fra parti di area del dissenso aventi un minimo di elementi in comune, dall'altra occorre porsi nell'ottica che una nuova configurazione, una nuova cultura e una nuova composizione sociale possano e debbano, nel prossimo futuro, generare ciò che sarà opposizione sociale e politica in Italia.

Se chi sta leggendo appartiene a una specifica organizzazione o rete del dissenso, posso subito rassicurarlo del fatto che non mi sto rivolgendo specificamente a lui e alla sua organizzazione. Io, infatti, sono presidente di un piccolo partito che fa parte della medesima area e provo costantemente, insieme ai miei sodali, ad andare oltre quella citata dimensione di fogna a cielo aperto.
Ma se io - al pari di tutti gli esponenti di tutte le altre organizzazioni - posso dirmi nelle condizioni di emendare il mio gruppo da responsabilità particolari, come singolo attivista del tutto innocente non credo invece di potermi considerare.

Dalla Controinformazione al Controfuturo #1



Riflessione


Secondo Riccardo Paccosi [1][2] e altri intellettuali dissidenti, il progresso evolutivo dell'area oppositiva consterebbe del passaggio dalla cosiddetta ''controinformazione'' ( alcuni operatori del settore preferiscono ''informazione alternativa'' ) alla visione di un ''controfuturo'' alternativo a quello imposto dal mainstream nella forma di uno scenario di oppressione ipertecnologica delle masse e depauperazione dei diritti individuali e collettivi, ma green ( ''eco-sostenibile'' ) e sicuro ( o, meglio, securitario ).

Dissento dall'amico nella parte in cui imputa ai rapporti di forza internazionali ( cioè alla contrapposizione tra Occidente e BRICS, per meglio dire : Occidente esteso e BRICS+ ) l'apparente, momentanea difficoltà di OMS e WEF sull'imporre nuovamente le restrizioni emergenziali di tipo psico-pandemico, siccome non credo che i soggetti presentati come antagonisti dell'Élite atlantica siano completamente autonomi da essa : a mio avviso, la cessione di potere economico e geopolitico tra le due parti è una transizione programmata ai massimi livelli, realizzata in modo abbastanza pacifico ( con aree perimetrate che sono affette da infiammazione cruenta come la Piccola Russia detta ''Ucraina'', kindergarten per le teste più calde ) e ineludibile, stante lo scarto demografico e gli spazi costruibili ( sia quelli del territorio fisico che economici ) del tutto a vantaggio del consorzio di Paesi emergenti che venne ideato dall'onnipotente banca d'affari Goldman Sachs { [3] ... [4] ... }.
Come ricordava l'amico Stanis Vlad, per giunta i BRICS non hanno intenzione di abrogare le strutture amministrative e politiche sovranazionali ( ONU, OMS, WB, WTO ... )[5].
Oltretutto, come sappiamo, l'Élite sta usando anche altre emergenze – quella ecologica, anzitutto [6] – per portare avanti l'agenda del Grande Reset verso un comunismo ipertecnologico per le masse, e un Sistema assoluto di sole due caste : l'Élite e i popolani pezzenti.

Concordo, invece, su tutto il resto : la supposta e falsa neutralità della tecnica che è strumento del neo-assolutismo in avanzata definizione, il negazionismo della politica dilagante, il necessario superamento del cosiddetto ''pensiero debole'', e altro.

C19/N – Paccosi sul Grande Reset e la Quarta teoria di A. G. Dugin



Copertina della prima edizione italiana del saggio di Alexandr Dugin.




Copertina della seconda edizione.



Commento

di Marco Poli


Riproduco un post di Riccardo Paccosi [1][2] a commento di un'intervista al filosofo e politologo russo Aleksandr Gel'evič Dugin ( Александр Гельевич Дугин ) [3]:


La Quarta teoria politica, oltre Dugin

In questa intervista, il filosofo russo Alexander Dugin illustra efficacemente il senso del conflitto in corso a livello sia geopoliico che ideologico.
Dugin sostiene che il problema di questa fase consti di un pensiero politico ancora strutturalmente legato ai tre grandi filoni occidentali del secolo scorso: fascismo, comunismo e liberalismo. Anche se i primi due sono stati spazzati via ed è rimasto solo il liberalismo, permane un limite cognitivo e categoriale che potrà essere risolto solo attraverso il completo superamento di quelle tre dottrine e attraverso l'imporsi di una Quarta Teoria Politica. Quello che mi sentirei di obiettare a Dugin, però, è che la Quarta Teoria Politica trascende ampiamente i termini in cui il filosofo russo la intende.
Infatti, per Dugin la riscoperta della tradizione rappresenta la panacea di tutti i mali, il ritorno a una società coesa. Ma il conflitto in corso intorno all'emergenza pandemica, chiama in causa anche la soppressione di quei valori libertari – e perfino edonistici – che il liberalismo faceva propri fino a pochi anni fa.
Perlomeno per noi euro-occidentali, il recupero di una società coesa e comunitaria, non è scindibile da quell'emancipazione dalle società tradizionali che si è determinata nel secolo scorso, '68 compreso. Le piazze che si ribellano oggi, invocano una valenza spirituale nella società e nel mondo ma, allo stesso tempo, assumono come storicamente compreso il tempo libero, l'emancipazione del corpo, la dialettica cooperante e conflittuale fra società e stato.
Dunque, la Quarta Teoria Poliica evocata da Dugin va oltre la cornice definita dal suo ideatore ma, certamente, quest'ultimo reca una sintesi magistrale e ineccepibile nel momento in cui enuncia:

"Nonostante il Grande Reset sia sostanzialmente fallito, comunque, è chiaro che alcuni territori siano ancora sotto il controllo dell’élite liberale.
Quest’ultima che, insieme ai monopoli tecnocratici che non si sottopongono a nessun potere politico, hanno usato l’emergenza coronavirus da un lato per mantenersi al potere.
Al Grande Reset, però, si oppone il “Grande Risveglio”. E questa fase, iniziata da poco, si sta sviluppando come una guerra tra due visioni contrapposte.
In concreto, le popolazioni da un lato e l’élite liberale dall’altro.
Questa non sarà una guerra tra nazioni, ma una guerra – in Europa ed in tutto il mondo – tra la popolazione che è per il Grande Risveglio, e le loro élite che sono per il Grande Reset."

[4]


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Note

[1] : Riccardo Paccosi, bacheca, Facebook, [ https://www.facebook.com/riccardo.paccosi ];
vedi : ''Comunicato'', Marco Poli, VK, 7 febbraio 2022, [ https://vk.com/wall170191717_1875 ];
su Telegram : [ https://t.me/riccardopaccosi ].
[2] : Amorevole Compagnia Pneumatica, sito-web, [ http://www.amorevolecompagniapneumatica.it/ ];
su Facebook : [ https://www.facebook.com/amorevolecompagniapneumatica/ ].
[3] : ''Aleksandr Dugin: “Il Grande Reset è fallito. È l’ora del Grande Risveglio”'', Jacopo Brogi, Come Don Chisciotte, 27 gennaio 2022, [ https://comedonchisciotte.org/aleksandr-dugin-il-grande-reset-e-fallito-e-lora-del-grande-risveglio/ ];
vedi : ''La Quarta Teoria Politica'', Aleksandr Dugin, NovaEuropa Edizioni, [ http://www.novaeuropa.it/prodotto/la-quarta-teoria-politica/ ];
vedi anche : ''Sulla quarta teoria politica'', Gabriele Sabetta, L'Intellettuale Dissidente, 17 maggio 2018, [ https://www.lintellettualedissidente.it/controcultura/letteratura/aleksandr-dugin-quarta-teoria-politica/ ].
[4] : post originale di Riccardo Paccosi su Telegram, 8 febbraio 2022, [ https://t.me/riccardopaccosi/37 ].

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{ prima pubblicazione del post su VK, il 10 febbraio 2022 [ 5 ]; su FB : [ 6 ] }.


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C19/N – Pensiero tragico contro l'illusione



Una conversazione circolata nei social net ( Facebook, Telegram ... ).



Pensiero tragico vs. illusioni new age

di Riccardo Paccosi


Di fronte a quello che sta accadendo, si possono avere due tipologie di visione critica. Quella portata avanti da Giorgio Agamben e più modestamente da me, secondo la quale siamo dinanzi a una crisi di civiltà, secondo la quale "vediamo l'uomo scomparire come un volto di sabbia disegnato sul bagnasciuga", secondo la quale l'assunzione del pensiero tragico dei greci - etica e volontà che s'oppongono all'ineluttabilità, alla Legge e alla stessa Ananke, la Necessità - è l'unico modo di affrontare il trionfo su scala globale del nuovo nazismo senza esserne soverchiati, senza sprofondare nella più totale disperazione.

Oppure c'è la modalità che per comodità definirei new age, secondo la quale credere che le forze anti-umane verranno rapidamete sconfitte, non potrà che portare alla materializzazione di tale credenza.
In questi due anni, tante volte mi è stato contestato come il mio punto di vista fosse troppo pessimistico. Alcuni, mi hanno posto l'obiezione in termini direttamente psicospirituali: credere che il potere stia vincendo, mi dicevano, lo rafforza.

Poi ci sono i punti di vista che connettono approccio new age e analisi geopolitica: per esempio quello dello studioso Nicola Bizzi che, da oltre un anno, continua a ripetere che il Great Reset è ormai fallito.
Mentre il futuro si delinea sempre più come l'immagine orwelliana di uno stivale perennemente premuto sul volto di un uomo, mentre in Italia parte l'obbligo vaccinale e in Australia i campi di contenimento per dissidenti, Bizzi ci dice che il progetto di Schwab, Gates e compagnia sarebbe ormai fallito perché Russia, India, Sudafrica e altri paesi si starebbero smarcando.
Certamente, c'è un conflitto geopolitico intorno alla tipologia di vaccini - con paesi che propongono un'alternativa a quelli mRNA - ma risulta anche evidente che, in un modo o nell'altro, l'idea di vaccinare, marchiare e tracciare l'intera umanità, di riorganizzare la vita sociale e le relazioni internazionali intorno a tale aspetto, non la stia mettendo in discussione nessuno.

Io ritengo che l'approccio del tipo "il potere ha le ore contate" sia profondamente sbagliato sul piano etico e strategico: affidarsi alle illusioni, pensare che ciò in cui si crede possa materializzarsi in virtù della forza psichica della fede, è un approccio che deresponsabilizza dalla lotta reale, in quanto porta a credere al deus ex machina, al fatto che qualunque sforzo o impegno si profonda, in ogni caso tutto andrà bene.
L'atteggiamento rivoluzionario, al contrario, è quello che guarda in faccia la verità, la ricerca spietata di ciò che Leopardi definiva "l'arido vero".

E anche in termini spirituali: nel momento in cui una forza a tutti gli effetti anti-cristica impone un principio di separazione fra gli esseri umani, nel momento in cui l'amore come forza latente dell'universo viene occultato e azzerato come possibilità, la strada da perseguire consta del cogliere fino in fondo la portata di questa devastazione e reagire a esssa con un abbraccio d'amore verso il mondo, con lo sguardo della compassione verso l'umanità caduta.
Ma c'è un divenire-cristico da compiere, per arrivare a questo: la Gloria passa dalla Croce, non dall'illusione che il Male abbia le ore contate.
Bisogna pur morire, per risorgere; non certo dire che la morte non esiste.

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{ prima pubblicazione del post su FB, l'8 gennaio 2022 [ 1 ]; su VK : [ 2 ] }.


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C19/N – L'emergenza come metodo di governo



L'intervista ad Andrea Zhok, pubblicata l'8 novembre su La Verità.



Commento

di Marco Poli


Il prof. Andrea Zhok [1], docente di Antropologia filosofica e Filosofia morale presso l’Università degli Studi di Milano, ha rilasciato un'intervista sulla drammatica situazione italiana al quotidiano La Verità [2], l'unico foglio nazionale, nello spettro editoriale monocromatico ( sfacciatamente asservito alle volontà dell'Élite apolide ), che da mesi ha un orientamento dichiaratamente critico sulla narrazione pandemica ufficiale e le abnormi misure amministrative e politiche su di essa basate.

Traggo alcuni passaggi dall'intervista :


[ ... ]

– Lei sostiene che la democrazia non è in crisi, ma morente.

«Si ha spesso una visione fuorviante della democrazia: è un fiore fragile e recente. Nell'intera storia dell'umanità prima del 1945 sono stati una manciata, Atene compresa, gli esperimenti democratici brevemente di successo. Per farla appassire basta non nutrirla».

[ ... ]

– Perché si definisce angosciato?

«E' la prima volta che faccio esperienza di un allineamento totale tra potentati economici, governi, Unione europea, stampa e magistratura. Mai vista una cosa simile».

[ ... ]

– Nel nome di un futuro migliore.

«Il progresso è un concetto vuoto, lo è sempre stato, ora se ne vedono i lati oscuri: crescita del PIL, innovazione purchessia, e rimozione di ogni discussione sul senso e il valore di ciò che facciamo».

[ ... ].

[3]


2

Consiglio anche la visione di un intervento in video del professore, in cui fissa i punti essenziali del rapporto critico tra Élite, Stato e Popolo : ''L'emergenza e l'autorità'' [4].

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Note

[1] : ''Andrea Zhok curriculum vitae'', DocPlayer, [ https://docplayer.it/178075538-Andrea-zhok-curriculum-vitae.html ].
[2] : «Democrazia debole: ormai l'emergenza è metodo di governo», Giulia Cazzaniga, La Verità, 8 novembre 2021, pag. 2;
sito-web : [ https://www.laverita.info/ ].
[3] : Andrea Zhok, Facebook, 8 novembre 2021, [ https://www.facebook.com/photo/?fbid=1980596522121737&set=a.144967689017972 ].
[4] : ''Andrea Zhok "L'emergenza e l'autorità" | Rovesciare la Piramide'', Idee Sottosopra, YouTube, 25 settembre 2021, [ https://www.youtube.com/watch?v=eSYXkxw9Juw ].

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{ prima pubblicazione del post su VK, il 10 novembre 2021 [ 5 ]; su FB : [ 6 ] }.


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C19/N


Riflessione


Ripropongo il pensiero dell'amico Riccardo Paccosi [1] sulla fine del Teatro [2] e di tutte le situazioni di socialità e partecipazione collettiva, inserita nella Nuova Normalità decisa dall'Élite apolide :


Cosa si intende per “il mondo di prima”?

Come sapete, mal digerisco tutte le varianti di "non vogliamo tornare al mondo di prima" e di "il mondo di prima era insostenibile".
Questo perché il mondo di prima io l'ho combattuto per tutta la vita subendo anche processi e condanne in sede giudiziaria ma, di fronte a una regressione del sociale e dell'umano, il mio giudizio rimane integralmente negativo.
In altre parole, non è che siccome nella Repubblica di Weimar si è arrivati al 70% di disoccupati, allora debbo plaudire o minimizzare dinanzi all'avvento del Terzo Reich.
Ma va soprattutto annotato come i discorsi sul "prima" si riferiscano quasi sempre alla fase del capitalismo postfordista o, al massimo, alla società di massa del XX secolo.
Un caso come quello del teatro, invece, ci dimostra che non è assolutamente quella la gittata temporale della tabula rasa che si sta svolgendo sotto i nostri occhi: il teatro esiste infatti dal V secolo a.C. e la sua eliminazione significa il venir meno d'un fondamento della civiltà umana, l'azzeramento di un antropèma comune a tutte le culture del mondo.
Se poi collochiamo la fine del teatro nel fatto ch'esso discende dai riti sacrificali e che suddetta fine è parte di un insieme più vasto riguardante cinema, partite di calcio, concerti, sagre di paese, processioni religiose, mostre, fiere, hobby, club e feste in famiglia, ecco che vediamo il dissolversi della ritualità collettiva in ogni sua forma.
Ovvero il dissolversi di quell'attività umana che secondo Frazer, Malinowski, Durkheim, De Martino e insomma tutti i padri dell'antropologia, è fin dalla notte dei tempi a fondamento del contratto sociale.
Per cui delle due l'una: o quando dite che il mondo di prima faceva schifo intendete dire che tutto ciò che è stato identificativo dell'umano dal Neolitico a oggi sia da rigettare o, altrimenti, credo che sarebbe opportuno non minimizzare dinanzi alla prima filosofia che, nella storia, sia mai stata esplicitamente e consapevolmente volta alla dissoluzione di tutto ciò che qualifica il concetto di umanità.

[1]


=

Note

[1] : Riccardo Paccosi, Facebook, 15 marzo 2021, [ https://www.facebook.com/riccardo.paccosi/posts/10225451784432110 ].
[2] : ''IL TEATRO È LUOGO DI TRASMISSIONE DELL’ANIMA DEL MONDO. SENZA DI ESSO STIAMO RINUNCIANDO A SALVARCI'', Francesco Capo, ByoBlu, 14 marzo 2021, [ https://www.byoblu.com/2021/03/14/il-teatro-e-luogo-di-trasmissione-dellanima-del-mondo-senza-di-esso-stiamo-rinunciando-a-salvarci/ ].

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{ prima pubblicazione del post su VK, il 16 marzo 2021 : [ 3 ]; su FB : [ 4 ] }.


[ ... ]

C19/N


Riflessione


Ripropongo il commento dell'amico Riccardo Paccosi [1] all'ennesimo rapporto sullo stato drammatico degli adolescenti durante la ''emergenza nazionale'' [2][3]:


Verso l'abisso

Pensate alla dottrina politica o religiosa che voi considerate il Male Assoluto, a un "ismo" che ritenete peggiore di altri e che abbia caratterizzato il secolo scorso.
Tutte queste dottrine, potevano avere tratti assolutisti, teorie applicanti distinzioni gerarchiche all'interno della specie umana e tante altre cose disdicevoli.
Ma tutte quante, a modo loro, puntavano anche a valorizzare l'umanità. Perfino il nazismo, che teorizzava una differenza qualitativa fra le razze, puntava proprio in virtù di tale distinzione a una presunta evoluzione della specie.
Quello che oggi ci troviamo di fronte, invece, è una visione che disprezza l'umanità in quanto tale e che punta alla sua distruzione. Ovviamente non in termini di genocidio materiale, ma in termini di una mutazione della specie umana volta a un lento, progressivo e inesorabile spegnimento delle facoltà intellettuali, relazionali, creative e infine spirituali dell'essere umano.
E questo sta avvenendo, come nel caso della Bestia dell'Apocalisse, col consenso della stragrande maggioranza dell'umanità. Una sterminata moltitudine di pavidi e di vigliacchi che lasciano che ai propri figli venga compromessa irrimediabilmente l'età evolutiva e della formazione alla vita.
E torna, allora, la sempiterna domanda teologica inerente al mysterium iniquitatis: se esiste una forza d'amore che irradia l'universo, com'è possibile che possa materializzarsi e prendere il sopravvento una forza dell'Anti-Vita, che tutto possa essere impunemente trascinato verso l'abisso?

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Note

[1] : Riccardo Paccosi, Facebook, 12 marzo 2021, [ https://www.facebook.com/riccardo.paccosi/posts/10225419301860066 ].
[2] : ''Così il Covid mette ko gli adolescenti'', Donatella Zorzetto, la Repubblica, 5 marzo 2021, [ https://www.repubblica.it/salute/2021/03/05/news/cosi_il_covid_mette_ko_gli_adolescenti-290311711 ].
[3] : ''Notizie'', Marco Poli, VK, 16 marzo 2021, [ https://vk.com/wall170191717_1156 ].

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{ prima pubblicazione del post su VK, il 16 marzo 2021 : [ 4 ]; su FB : [ 5 ] }.


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C19/N


Corrispondenze Agamben-Leopardi

di Riccardo Paccosi


Oggi, su quodlibet.it, è uscito il nuovo articolo di Giorgio Agamben [1].
Come nel caso dell'apocalittico articolo d'inizio ottobre "Quando la casa brucia", il filosofo pone un problema etico di proporzioni enormi, che si riverbera poi nella politica e nell'analisi del presente. In breve: ha senso opporsi all'Apocalisse? O non occorre, piuttosto, assumere come dato di partenza il suo essersi ormai e quasi del tutto compiuta?
Molti di coloro che si oppongono al totalitarismo nascente, tendono infatti a coltivare speranze di rovesciamento repentino dei rapporti di forza: chi tifando per l'area "anti-global" del capitalismo statunitense incarnata da Trump, chi professando fede in una futura sollevazione popolare di massa.
Questi affidamenti della speranza a un deus ex machina che rovesci il tavolo, appaiono però fragilissimi a fronte di un'analisi dei rapporti di forza reali e, dunque, tradiscono la sempiterna necessità di confortarsi con l'illusione.
Invece, un punto di vista autenticamente volto a far sì che, in futuro, una piccola parte d'umanità elabori rivendicazione autonoma del proprio destino, deve per prima cosa liberarsi da ogni illusione e contemplare ciò che Leopardi chiamava "l'arido vero".
Questo, infatti, è l'unico approccio eticamente rivoluzionario oggi possibile: quello che riesce a tollerare l'angoscia che la nuda verità non può non provocare; quello che rimane saldo dinanzi alla vertigine causata dall'idea che l'umanità, per come la conosciamo, si stia irrimediabilmente estinguendo.
E infatti - chissà se si tratta d'un caso - parimenti leopardiana è la conclusione di Agamben, che colloca la speranza nella possibilità di scorgere una forma di vita umile e più semplice; proprio come il poeta di Recanati scorse il senso della vita - fragile ma tenace - in un fiore sorgente entro uno scenario di natura pietrificata dalla lava...

"Non rimpiangiamo questo mondo che finisce, non abbiamo alcuna nostalgia per l’idea dell’umano e del divino che le onde implacabili del tempo stanno cancellando come un volto di sabbia sul bagnasciuga della storia. Ma con altrettanta decisione rifiutiamo la nuda vita muta e senza volto e la religione della salute che i governi ci propongono. Non aspettiamo né un nuovo dio né un nuovo uomo – cerchiamo piuttosto qui e ora, fra le rovine che ci circondano, un’umile, più semplice forma di vita, che non è un miraggio, perché ne abbiamo memoria e esperienza, anche se, in noi e fuori di noi, avverse potenze la respingono ogni volta nella dimenticanza."

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Note

[1] : ''Sul tempo che viene'', Giorgio Agamben, Quodlibet, 23 novembre 2020, [ https://www.quodlibet.it/giorgio-agamben-sul-tempo-che-viene ].

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{ prima pubblicazione del post su Facebook, il 23 novembre 2020 [ 2 ]; su VK : [ 3 ] }.


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Un mondo senza danza




Poster dell'evento.



Un mondo senza danza

Contro-narrazione della pandemia A BOLOGNA (nonché a Viterbo e Roma)

di Riccardo Paccosi

Noi, gruppo teatrale Amorevole Compagnia Pneumatica residente a Bologna e gruppo musicale AR – Atleanteans Resonances residente in Francia, abbiamo creato questo spettacolo, a distanza, durante i mesi del lockdown.
Abbiamo quindi auto-organizzato un piccolo live tour malgrado le non piccole difficoltà economiche che l’emergenza sta determinando, perché abbiamo qualcosa da dire. E abbiamo altresì la sensazione di essere in pochissimi, in ambito artistico, a dire qualcosa sulla pandemia che diverga dalla narrazione dominante.

Questo lavoro NON parla degli aspetti scientifico-sanitari della pandemia in corso, giacché non siamo virologi.
Parla invece, in forma poetica e musicale, di un problema che in teoria dovrebbe interessare tutti, a prescindere dalle diverse opinioni su come i governi stanno gestendo l’emergenza: ovvero, parla delle conseguenze psico-sociali e antropologico-culturali che potrebbero generarsi a causa del protrarsi indefinito delle misure di distanziamento sociale.
Per parlare di quest’argomento, utilizziamo tre stratagemmi poetici, a cui corrispondono tre autori (Pier Paolo Pasolini, Edgar Allan Poe e Giorgio Agamben), a cui corrispondono a loro volta tre forme del linguaggio, ovvero la poesia la letteratura e la filosofia.
Il tutto accompagnato dall’esecuzione live di musiche originali per arpa e loop station, di genere celtico-contemporaneo.

Chiediamo a tutti gli amici di Bologna, Viterbo e Roma che ne hanno la possibilità di venirci a sentire e, se gli va, di aiutarci a diffondere la voce presso amici o anche condividere questo flyer.
A tutti ricordiamo che, a causa dell’emergenza covid, i posti sono limitati e occorre prenotare a uno dei numeri trascritti sotto.

Interpreti:
Francesca Fuiano, Riccardo Paccosi, Francesca Rossi, Giuliano Gasperini

Musiche originali per arpa e loop station:
Andrea Seki

Appuntamenti:

VENERDI 16 OTTOBRE, ore 21.00
BarriereZero - Aps, Via di Saliceto 9H, BOLOGNA (prenotazioni: 3295413873)

SABATO 17 OTTOBRE, ore 21.00
Il Cosmonauta, Via dei Giardini 11, VITERBO (prenotazioni: 0761220206)

DOMENICA 18 OTTOBRE, ore 21.00
Casa Della Pace Roma, Via Monte Testaccio 22, ROMA (prenotazioni: 3515739595)





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{ prima pubblicazione del post su Facebook, il 12 ottobre 2020 [ 1 ]; su VK : [ 2 ] }.


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Ulteriori informazioni sullo spettacolo : [ 3 ].

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