Fine Ramadan, l’assessore indossa il velo. "Ho voluto dimostrare rispetto" E' polemica su Serena Foracchia, la Lega: "Atteggiamento supino" Reggio Emilia, 7 luglio 2016 - Il cibo e le bevande, la preghiera e l’omelia dell’imam. Poi, alla fine della cerimonia di fine Ramadan – che si è svolta ieri mattina in un padiglione gremito delle Fiere di Mancasale – arriva la ‘benedizione’ dell’assessore comunale all’Integrazione Serena Foracchia, che indossa per l’occasione il velo. Il capannone allestito a mo’ di moschea ha raccolto un migliaio di uomini e donne dei centri musulmani della città e della provincia, tre gli imam delle tre sedi di Reggio (Via Piccard, via Monari e via Papa Giovanni). In tutto, la stima è di Abu Abderrahman, guida religiosa di via Piccard, «tra Reggio e gli altri paesi siamo 20mila fedeli». |
il Resto del Carlino |
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Recuperando di corsa gli appunti, i ritagli di giornale cartaceo, le pagine-web salvate nei segnalibri del browser e sul disco rigido ... nei mesi di lontananza da questo mio blog, non potevo dimenticare l'assessorA di Reggio Emilia che si è auto-umiliata mettendosi il velo in moschea, sottomettendosi al sottanone barbuto e agli uomini musulmani ( nonchè al loro presunto dio ).
Io non credo che ci siano ignoranza e/o demenza mentale alla base dell'insano gesto, ma una pulsione adolescenziale mai sopita di ribellione alla propria famiglia e comunità, che si è incallita in vero e proprio Odio sul cui altare bruciare la propria persona fisica e giuridica ( qualunque cosa, pur di fare un dispetto al padre ), unita alla propensione all'esibizionismo.
Quello mostrato dall'assessorA non è “rispetto” ma umiliazione del proprio essere donna ( rinnegato ) e oltraggio civile alle conquiste sociali ottenute dalla nostra gente con decenni e secoli di lotte.
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So già che alcuni lettori avranno storto la bocca a quell'“assessora” anziché “signora assessore”.
La questione dei femminili delle cariche pubbliche è stata demandata alle Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana [ 1 ] della linguista e femminista Alma Sabatini [ 2 ], tanto che la forma femminile in -a di “assessore” – ad esempio – viene enunciata nel paradigma del sostantivo nel Vocabolario Treccani on-line [ 3 ] :
Leggermente diverso è il caso dei nomi maschili uscenti in -sore (del tipo evasore, possessore, trasgressore) che invece formano quasi sempre il femminile in -itrice dalla radice, terminante per d, dell'infinito del verbo da cui derivano (evad-ere; possed-ere; trasgred-ire); si avranno quindi le forme, anche queste non comuni nell'uso, evaditrice, posseditrice, trasgreditrice. Abbiamo poi casi in cui la terminazione popolare -sora si affianca a quella in -itrice e possiamo quindi trovare le forme evasora, uccisora, ecc. Fanno parte di questa categoria di sostantivi anche alcuni nomi professionali indicanti mestieri e professioni tradizionalmente riservati agli uomini che, con l'aumento della presenza femminile, stanno subendo un riassestamento: un caso emblematico, tra quelli uscenti in -sore, è assessore (dal verbo assidere, propriamente 'sedere accanto') di cui possiamo trovare, in sintonia con le Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana di Alma Sabatini in cui erano caldeggiate le forme femminili del tipo avvocata, ministra, soldata, la forma femminile assessora, favorita anche dall'impossibilità, iniziando per vocale, di indicare il femminile attraverso la scelta dell'articolo (es. il giudice e la giudice; il deputato e la deputato, ecc.). Dello stesso tipo in -sore è confessore che però, vista la prerogativa di indicare un agente che può essere soltanto maschile, non conosce la forma femminile. In questo caso, per usare il nome d'agente riferito ad una donna, sarà preferibile optare per un sinonimo, ad esempio confidente. |
Accademia della Crusca |
assessóre assessóre s. m. (f. -a) [dal lat. assessor -oris, propr. «che siede accanto» (der. di assidēre «sedere accanto», supino assessum)]. |
Treccani |
Io, piuttosto, ho pensato a come i nostri vecchi emiliani, nel gergale imbastardito di dialetto e italiano, risolvono spicciativamente la faccenda, cioè volgendo alla vocale terminale femminile i sostantivi.
L'asseditrice /assessora Serena Foracchia col velo.
RispondiEliminaIn altre parole ecco un'altra femminista di plastica.
Anche questa una razzista positivista, contro i maschi italiani ma che si prostra agli invasori islamici misogini.
Ihihhi, le femministe del "diritto ad indossare il burka!".
Che gentaglia orribile, schifosa!
La classe lavoratora non è male!
RispondiEliminaAhahah
:)
... hi hi hi ...
RispondiEliminaMe l'aspettavo, un vostro intervento sul fatto linguistico ( e non solo su quello ) !
Lo spettacolo turpe delle degenerate femministe “italiane” che fanno questioni di principio sui termini del vocabolario, poi si prostrano alla religione più misogina, è illuminante della condizione putrida della Repubblica Italiana;
{ d'altronde, basta guardare che nella poltrona della cosiddetta “terza carica dello Stato” c'è Laura Boldrini, che si è capito tutto };
la forzatura dei termini delle cariche pubbliche alla forma femminile – che qui ho geolocalizzato, ma, come fatto notare, è cosa ufficiale – non è altro che l'ennesimo episodio della castrazione del maschio “italiano”, cioè della castrazione dell'autorità, prassi ininterrotta nel Dopoguerra e, se vogliamo, già dall'8 settembre 1943;
il lavoro dei distruttori è a buon punto.
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Io sono per una lingua precisa e quindi, dal punto di vista della filosofia della lingua, introdurre dei termini di genere femminile è PIU' importante della tradizione, della conservazione della lingua degli avi, questione che sta a cuore a Lorenzo.
EliminaOvviamente c'è modo e modo.
Ad esempio, asseditrice è più corretto del popolaresco assessora: nella lingua esistono diversi registri, a ciascuno e a ogni contesto il suo.
In ogni caso le sinistrate collaborazioniste, riceveranno degno ringraziamento quando gli islamici che esse ammirano, importanto e innestano a forza nei territori, avranno preso il potere e la maggioranza numerica: semplicemente le chiuderanno in casa, togliendole dal lavoro, riservato agli uomini.
Con ciò il loro femminismo di plastica antagonista a tutto compresi i valori femministi e ciò che li protegge, finiranno di porsi questioni cruscantiche: semoplicemente il problema di definire alcuni ruoli al femminile non sussiterà più.
@ Lorenzo : faccio l'avvocato del Diavolo, e scrivo che l'invenzione di forme femminili di sostantivi pre-esistenti arricchisce ( cresce ) il numero dei termini, cioè la lingua nel suo complessivo numerico, e non la amputa.
RispondiElimina===
Lorenzo, tu la metti in rissa anche quando siamo d'accordo. Sei parecchio antagonista.
RispondiEliminaIl principio è che in italiano esistono i generi e che i termini che indicano dei ruoli ora ricoperti da donne DEVONO avere la versione di genere femminile.
L'ingegnere De Feudis cosa indica?
Se non c'è ingegnere e ingegnera, come tradizionalmente c'era pastore e pastora, avvocato e avvocata,, non si capisce.
Assessora sarà orribile ma è assai più preciso di assessore De Feudis, quando De Feudis e Maria De Feudis.
Se poi combiniamo questi pezzi "anglocanati" ovvero privati del genere, in sequenza si arrivano a frasi orribili come
L'ingegner De Feudis, dopo aver ricoperto l'incarico di Direttore Responsabile del Marketing and Communications fino al gennaio 2016 si è ritirata per maternità.
Una roba così mi fa cagare il cazzo e io la scriverò sempre come
L'ingegnera De Feudis, dopo aver ricoperto l'incarico di Direttrice Responsabile di "Mercato e Comunicazioni"fino al gennaio 2016 si è ritirata per maternità.
In quanto all'inglesano che dilaga a Milano, quello del "sono andato in un relais vicino ad un farm in Toscana per un workshop di personal improvement per tutto il week-end" sfondi una porta aperta.
Tu sei furbetto o citi le sottolingue anglosassoni miserrime che infastidiscono te, ma non le tue "degenerizzate" che avvochi in italiano.
> quando De Feudis e Maria De Feudis
RispondiElimina-> quando De Feudis è Maria De Feudis
Non doveva, ha sbagliato.
RispondiEliminaOh, Bentornata, Sara !
EliminaE ...
mi fa piacere, questo punto di vista femminile.
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Il truce Lorenzo è tosto, c'è poco da dire;
RispondiEliminaè un combattente che non arretra di un passo, e - da terza parte - devo dire che ha risposto bene al distinguo di Uomo ( da cui attendo replica ) e all'uscita dell'Avvocato del Diavolo.
Ma insisto e arroto : d'accordo che il trend del volgere al doppio genere m/f tutti sostantivi della lingua italiana è una idiozia, ma che problema concreto c'è, nell'eseguire e usare la versione femminile di alcune professioni storicamente performate da uomini, ma cui, in tempi recenti, hanno avuto accesso le donne ?
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Stiamo assistendo a mutazioni neo-linguistiche ( in senso proprio orwelliano ) della lingua italiana : ci stanno ingannando sulle parole, innanzitutto, vedi società multi-etnica, Mare Nostrum, femminicidio, kamikaze ... etc.;
RispondiEliminail latino, poi, dovrebbe essere obbligatorio per tutti gli studenti nella scuola di base : per capire e usare meglio la lingua italiana, e come base per l'apprendimento di lingue straniere tutt'oggi prive di articoli e che usano casi e declinazioni ( e non sono poche, né irrilevanti ).
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:D
RispondiElimina===
Qui dovrei prendere del tempo
RispondiElimina1 - per leggere con cura
2 - per rispondere.
Ora rispondo solo ad un punto
> 1. ci sono lingue in cui le parole non hanno genere maschile e femminile,
> quindi la tua frase: "i termini che indicano dei ruoli ora ricoperti da donne
> DEVONO avere la versione di genere femminile" NON HA ALCUN SENSO.
Allora, il dato di fatto è che in italiano la maggioranza dei termini ha uno dei due generi (non sono tre come in latino, in tedesco, solo due, maschile, femminile, mnanca il neutro).
Quindi la definizione di un termine di genere femminile per quanto significato (ad esempio un ruolo) è nello spirito di questa lingua basata su due generi.
E' il mantenerlo monogenere (al maschile) è un anglificazione (un genere significa nessun genere) che si allontana dall'impostazione italiana e si avvicina a quella inglese.
Il fatto che ci possa essere del lavoro e pure più termini su registri diversi (assessora rispetto a asseditrice, ad esempio) fa parte del fatto che si lavora con una lingua non rozza e povera (come l'inglese) e che rimane articolata e complessa.
Il fatto di confutare questo processo in quanto "impoverirebbe" l'italiano è un arrampicarsi sui vetri.
> L'inglese è una lingua più recente che si è formata per stratificazioni successive.
RispondiEliminaE per brutali semplificazioni
Ad esempio la decisione di abolire la seconda persona singolare e lasciare solo la seconda persona plurale.
> Io non sono un linguista ma il vocabolario (non la pronuncia) viene in gran parte dal francese e quindi dal latino.
Si e no.
Si per quanto riguarda l'inglese culturale che è chiaramente una lingua neolatina.
No per tutto il resto, ovvero quanto riguarda gli aspetti tradizionali, rurali, artigianali, del vivere in natura, campagna lingua che si avvicina molto alle lingue del nord (tedesco, olandese, scandinavo) avendo in comune con esse l'origine sassone.
L'appunto sul giornalisto, l'atleto, l'elicotteristo ... è galattico, da rimpallare al volo alle femministe che rompono i coglioni sui termini che mancano di una forma esplicitamente femminile ( in -a ).
RispondiEliminaAlla fine, però, credo che prevarrà la flessione popolare sulle ragionevoli obiezioni poste sia da Lorenzo ( la “neutralità” della carica pubblica ) che da Uomo ( il doppio registro colto/popolare ).
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Mi congratulo, Lorenzo !
RispondiEliminaAlla tua età, hai finalmente deciso di mettere la testa a posto ...
era ora !
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