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C19/N


Rimpiangeremo la grande truffa del rock and roll

di Riccardo Paccosi


Con l'avvento della società del distanziamento sociale, abbiamo assistito alla debacle totale del mondo artistico, in qualsiasi ambito disciplinare Laddove non si manifesta piena e pedissequa adesione degli artisti alla narrazione dominante, sussiste completa afasia, incapacità di elaborare criticamente e poeticamente quello che sta succedendo nel mondo.
Pensate un momento a quel che abbiamo visto in televisione o su Youtube negli ultimi otto mesi: abbiamo forse riscontrato guizzi creativi, prondità, innovazione dei canoni, linguaggi dirompenti? No, stiamo invece assistendo al fatto che, dall'incapacità d'interpretare il proprio tempo, si stia generando una mediocrità estetica virale che investe tutti i livelli di mercato, tutte le discipline, tutti i generi e sottogeneri. E l'esistenza di eventuali e brillanti eccezioni, non fa altro che confermare la normatività generale di quanto appena detto.

Una particolarità di questa fase, è rappresentata dall'allineamento ideologico degli ambiti storicamente preposti alla finta ribellione, in particolare l'ambito della musica rock.
Abbiamo infatti assistito al crepuscolare e livido spettacolo di ex-finti ribelli - Adriano Celentano, Piero Pelù, Vasco Rossi - che prendono parola non solo per certificare la narrazione dominante, ma anche per associarsi alla criminalizzazione di coloro che non la sostengono: ovvero associarsi alla condanna dei "negazionisti", ovvero alla condanna di chiunque ponga dubbi sulla gestione dell'emergenza pandemica da parte di media e governi.

Pensandoci bene, però, un allineamento ideologico di questo tipo, è una novità degli ultimi decenni.
L'andamento del mercato, infatti, nella seconda metà del Novecento poteva anche generare fratture su quella che era la superficie ideologica del potere costituito. Questa è una cosa a cui, di solito, si tende a non dar peso perché il "marketing della ribellione" era, altresì, un dispositivo attraverso cui il processo di rirpoduzione capitalista sussumeva e neutralizzava le istanze sovversive.
Eppure, per quanto Rolling Stones e Sex Pistols siano stati lanciati sul mercato allo scopo di accumulare profitto, il dispositivo di suddetto profitto constava di enunciati e simbologie che, per quanto innocui all'atto pratico, recavano comunque una semantica anti-sistema.
Insomma, se da una parte l'industria culturale sussumeva e neutralizzava la ribellione e la sovversione, dall'altra che dovremmo dire, oggi, dinanzi a un'industria culturale tutta uniformata sulla mera apologia dello stato di cose esistente e sulla ripetizione degli enunciati del potere?
Assistiamo, cioè, non solo a un processo di conformismo politico, ma finanche a un piegare l'autonomia dei linguaggi artistici alle necessità del catechismo ideologico. Nelle serie tv e nei fumetti americani, le tematiche Lgbt e a favore degli afroamericani, sono imposte in maniera forzata, ossessiva e, in alcuni casi, perfino incurante dei risultati di mercato stessi.
Un proccesso di subordinazione dei linguaggi culturali alla pedagogia politica che trova, come unico possibile paragone passato, l'Urss dagli anni '30 in poi.
In altre parole, forse ci ritroveremo a dover rimpiangere quella che è stata chiamata "la grande truffa del rock and roll": dinanzi a uno spazio culturale dove sussiste solo il catechismo ideologico, cioè, si potrebbe provare nostaglia per la finta ribellione che ci propinava nel secolo scorso l'industria culturale.

Nel frattempo, le voci a vario modo dissonanti nell'ambito artistico italiano si contano sulle dita di una mano. Gli unici professionisti di ambito artistico, cioè, che abbiano perlomeno problematizzato gli effetti a lungo termine del distanziamento sono e per ora restano: Enrico Montesano, Enrigo Ruggeri, Giovanni Lindo Ferretti, Edoardo Bennato.
Scopro solo ora che alla lista va aggiunto anche Morgan [1], con parole che, in un mondo normale, sarebbero condivisibili anche per chi pone al centro della sua visione la gravità dell'emergenza sanitaria. Ma poiché non siamo in un mondo normale...
"Le misure adottate per contenere la diffusione del virus sono più mortali del virus stesso: irresponsabilmente vengono fatte cose che avranno ripercussioni gravissime sulla psicologia dell'essere umano. I segnali si manifesteranno tra un bel po' di tempo, forse anni: come succede con la radioattività. Questo periodo sta scavando un solco irreparabile di problematicità e di malattia, di sofferenza psichica della società e del singolo essere umano: le conseguenze saranno gravissime. Superficiali i governanti che non hanno alcuna percezione dell'entità dei danni che fanno chiudendo scuole e teatri."

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Note

[1] : ''Morgan: "Sono uno dei più grandi intellettuali italiani". L'intervista'', Mattia Marzi, Rockol, 20 novembre 2020, [ https://www.rockol.it/news-718244/morgan-intervista-contro-vasco-bugo-fedez-e-bluvertigo ].

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{ prima pubblicazione del post su Facebook, il 23 novembre 2020 [ 2 ]; su VK : [ 3 ] }.


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