(decompressione)
Berlino è un'ottima “prima tappa” di qualsiasi viaggio : camera di decompressione, nodo viario europeo e mondiale. Da qui si può partire per qualsiasi destinazione, ma si può anche rimanere.
Il bello è che ognuno, sostanzialmente, si fa i cazzi suoi, e la città sembra essere stata costruita allo scopo : strade larghe e poco trafficate (è più comoda e veloce la metropolitana capillare), marciapiedi larghi per non fare sfiorare biciclette e pedoni.
I tedeschi non sono certo campioni di simpatia, ed hanno prevenuto ogni contatto umano diurno.
Al ritmo.
A lavorare.
Testa bassa e grugno di chi pensa solo a produrre.
Paese del produci-consuma-crepa.
(sistema che consiglia severamente di contenere le emozioni, di per sè potenzialmente eversive).
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Berlino distrutta dalla guerra e ricostruita nella maniera più asettica ed invisibile, linee geometriche e basiche che scivolano via sui sensi senza lasciare nulla.
Quasi sempre.
Come se la gente fosse ancòra inibita dal dare una personalità e una caratterizzazione ai propri manufatti. La Germania ha perso l'anima alla fine della guerra, ed ancòra non l'ha ritrovata ?
Chissà, forse l'ha nascosta in qualche luogo segreto.
Sensi di colpa da bravi cristiani (tedeschi e polacchi, Berlino e Varsavia) non sopiti nè compiutamente elaborati.
I vecchi-rozzi-sporchi fabbricati d'epoca socialista, almeno, c'hanno una loro contestualizzazione che li giustifica e li fa apprezzare ... i moderni edifici sono identici - solo un po' meno sporchi - e non hanno alcuna scusa, nulla di veramente “moderno” : idee di 70 - 80 anni fa.
L'area di Potsdamer platz è stata la scena del più grande cantiere edile mai aperto in Europa, è dire poco che il risultato è stato deludente : pare che i tedeschi (e gli architetti da loro pagati per tratteggiare e dirigere i progetti) sappiano costruire solo fabbriche. Così appaiono, i grattacieli e i palazzoni disposti in circolo attorno a due (slarghi) piazzette asfittiche, evidentemente sproporzionate alla dimensione verticale dello spreco di vetro-acciaio-marmo che le circonda.
Ode al produci-consuma-crepa : ma per questo, mi bastava restare in Pianura Padana.
Forse, il particolare rapporto con l'arte nasce da questo ... una deviazione, una distrazione indispensabile per sopravvivere.
L'assalto dei graffitari come El Bocho [ 1 ] ai muri è un valoroso gesto civico.
C'è dell'altro.
Guardo la città attraverso gli occhi di Dima e Lena, che sono abituati a giocare con quanto vedono e credo sia un buon espediente.
Poi, ogni volta che posso, mi rituffo nell'underground della metro che sa di grasso meccanico più il fritto dei cibi preparati in decine di self-service. Si corre anche qua sotto (io li guardo correre) ma qualcuno un po' meno ... qualcuno è più umano.
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Visita al museo del cinema nel Sony center di Potsdamer platz : immanente la divina Marlene Dietrich, imponenti gli spazi dati alle origini, all'espressionismo e agli anni della Repubblica di Weimar, non mancano le analisi critiche del cinema di propaganda nazista e non abbastanza ampia è la retrospettiva del cinema spezzato tra est ed ovest negli anni della cortina di ferro.
Interessante.
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Ho fatto una scorpacciata ad un fast-food asiatico nella stazione di Friedrichstraße ... che quasi sono stato male.
13 - 10
note su Potsdamer Platz
Leggo sulla Lonely Planet di Berlino (6° edizione italiana : giugno 2009) a pag. 57 :
“Helmut Jahn ha progettato il Sony Center, che con la sua spettacolare piazza centrale sormontata da un tetto di vetro a forma di tenda e il suo elegante involucro di vetro enfatizza la sensazione di trasparenza e leggerezza ed è il complesso architettonico che più attira lo sguardo”.
No.
La (s)proporzione tra l'area circolare della piazza e l'altezza|materia degli edifici che la circondano è tale che il tetto non lenisce affatto la sensazione di chiusura claustrofobica che lo spettatore percepisce all'interno dello spazio coperto.
Il passaggio che ho trascritto dalla guida sembra copiato dal dépliant informativo del costruttore, forse l'enfasi di “trasparenza e leggerezza” - ma quale ? - era nelle intenzioni del progettista.
L'architettura circostante è massiccia a blocchi di lego, e nulla rimane impresso nella memoria, una volta visitato l'area di quello che fu il cantiere più grande d'Europa.
Rimpiango il povero spiazzo di terra che era, in cui il circo della bella trapezista de “Il cielo sopra Berlino” di Wim Wenders [ 2 ] fermava la carovana e piantava il tendone ... decisamente più romantico.
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Non dico che l'architettura berlinese sia brutta : è compassata e con una forte omogeneità stilistica ... vedi il mio lavoro : [ 3 ] (versione 0.9) in cui è inserita una sezione dedicata proprio alla piazza qui discussa.
Copertina
Due dettagli della copertura della piazza del Sony Center a Berlino, fotografati con una Canon EOS 1000D e obiettivo Tamron 70 - 300.
Link
Berlin Friedrichstraße station = scheda in wikipedia