Licenziato dal robot LA LETTERA L'azienda gli scrive: una macchina al suo posto. Addio al lavoro dopo 30 anni
Monica Autunno MELZO (Milano) UNA MACCHINA che svolge esattamente il suo lavoro, all'azienda non serve più: licenziato dopo 30 anni operaio disabile. Al suo posto un robot che non prende stipendio, non rischia infortuni e non ha neppure una famiglia da mantenere. L'uomo, Osmu Labib, originario del Marocco, ha 61 anni e una mano in meno, la destra. Gli rimase sotto una pressa il 6 marzo 1991, nella stessa azienda dalla quale ora viene allontanato, la Grief Italia srl; una ditta che produce taniche e contenitori a Melzo, nel Milanese, e che nell'aprile scorso, via missiva e senza nessun tipo di preavviso, gli ha dato il benservito. LA LETTERA che ha distrutto la serenità di Osmu, in Italia da quasi quarant'anni, sposato e con figli, parla di licenziamento per giustificato motivo, e per questo senza obbligo di preavviso. Tutto molto semplice. In fabbrica il marocchino era da molti anni assegnato all'attività di posa di tappi sui recipienti prodotti, prima del processo ultimo di verniciatura. Una mansione semplice, ma adatta alle sue condizioni fisiche. [ ... ] «Staffetta uomo-macchina inarrestabile» L'esperto dell'Ocse: «Saliranno le diseguaglianze ma si creeranno altri impieghi» di ELENA COMELLI PARIGI LA ROBOTIZZAZIONE di alcune funzioni all'interno delle fabbriche è un processo inarrestabile, ma i posti di lavoro che si perderanno da una parte potranno essere recuperati dall'altra, secondo Stefano Scarpetta, direttore del dipartimento Occupazione, Lavoro e Politiche sociali dell'Ocse di Parigi. [ ... ] Le perdite di posti di lavoro verranno compensate dalla nascita di nuove funzioni? «Al momento è difficile dirlo, ma ritengo che semmai ci sarà bisogno di più gente di prima. Il punto è che assisteremo a un aumento delle disuguaglianze. Per un altro 30% dei lavoratori, infatti, il lavoro cambierà in maniera consistente e si allargherà inevitabilmente il gap fra chi avrà le competenze giuste o avrà un'età adatta per evolversi, starà nel Paese giusto o nella regione giusta, rispetto a tutti gli altri che rischiano di restare indietro». [ ... ]. |
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QN, prima pagina e pagg. 8 – 9, 25 maggio 2018 | |
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“Giusta causa” ?
Arriva un Paint Cap Applicator – ho abbreviato in PCA – in fabbrica e un essere umano perde un reddito decente per sé e la sua famiglia, totalizzato con 30 anni di onesto lavoro.
La colpa non è del robot : esso non porta con sé un peccato originale ( tranne per coloro che considerano la riproduzione del corpo umano un sacrilegio ), non è il robot che licenzia ( come suggerito nell'occhiello figurato del pezzo riportato sopra ) ma il Padrone che esegue la sua brava parte di massacro sociale.
La selezione sociale corroborata dalla progressiva automatizzazione delle linee di produzione non guarda in faccia a nessuno, “italiano” nativo della penisola oppure cittadino importato da altrove, ogni sacrificio umano è lecito – “giusta causa”.
Tutto può avvenire senza la minima resistenza da parte degli “italiani”, che si azzuffano per l'accoglienza dei migranti – che certamente nello schema attuale incidono negativamente sulla disponibilità e qualità del lavoro – ma non ragionano sul contenitore, il modello economico che è in decrepitezza conclamata e sta macellando la gente.
Il burocrate dell'OCSE di Parigi spara il solito e ben conosciuto spot pro-globalizzazione e tecno-fideista, racconta balle sfacciate sull'occupazione – “ritengo che semmai ci sarà bisogno di più gente di prima” – ed è costretto dall'evidenza stringente del fatto di cronaca a dire una parte della verità – “Per un altro 30% dei lavoratori, infatti, il lavoro cambierà in maniera consistente e si allargherà inevitabilmente il gap fra chi avrà le competenze giuste o avrà un'età adatta per evolversi, starà nel Paese giusto o nella regione giusta, rispetto a tutti gli altri che rischiano di restare indietro”, che è una parafrasi edulcorata di “parecchi milioni di lavoratori verranno buttati in mezzo alla strada”.