Il post di Brendan Carr su X [2].
Notizie, e Archivio di Marco Poli Dal diluvio di parole e commenti sul venturo governo federale degli Stati Uniti d'America [1], estraggo quelle di Brendan Carr, prossimo Presidente della Commissione federale per le comunicazioni – una figura simile a quello che era il Ministro delle Comunicazioni, le cui funzioni sono confluite nel Ministero dello Sviluppo economico :
Bis [3][4]:
E' abbastanza chiaro che Carr si riferisce alla censura applicata dai social net ai propri utenti, per orientare l'opinione pubblica verso le narrazioni ufficiali sulla pandemia bio-mediatica di Covid-19, sull'Operazione militare speciale del Cremlino nella cosiddetta ''Ucraina'', e altre. Negli ultimi anni sono venute alla luce queste operazioni sistematiche invalidanti il diritto delle persone ad esprimere il proprio punto di vista { ... [5] ... [6] ... }. 1 Quando si parla di libertà di parola negli USA, scatta immediatamente il riferimento al Primo emendamento alla Costituzione :
Notare che si parla di una eventuale azione del Congresso cioè del parlamento bicamerale statunitense, e non di soggetti privati. Da qui, comincia una matrjoshka di più involucri legali. 1.1 Paradossalmente, il Primo emendamento è stato usato in sede di giudizio a favore delle società che gestiscono le piattaforme social, dopo che gli Stati del Texas e della Florida avevano approvato leggi finalizzate ad impedire la rimozione di contenuti postati dai politici [8][9]: il 1° luglio scorso, la Corte suprema degli Stati Uniti ha riconosciuto a tali aziende il diritto di eseguire la moderazione dei contenuti inseriti dagli utenti ''a loro piacimento'' [10]. Per l'esecutivo federale venturo non sarà affatto facile dirimere e orientare un'azione tutelativa della libertà di parola all'interno di tali spazi telematici privati ma di vasto accesso pubblico. 1.2 Per prevenire le conseguenze legali derivate dalla pubblicazione da parte degli utenti di materiale illegale secondo le leggi vigenti, prevenendo così anche la censura preventiva agita dalle aziende che gestiscono le piattaforme, nel Communications Decency Act del 1996 ( Legge sulla decenza delle comunicazioni ) basato sul Communications Act del 1934 ( Legge sulle comunicazioni )[11] venne inclusa la Sezione 230 [12]. Al paragrafo (c) si legge :
Il paradosso inscritto è chiaro : da un lato, il fornitore di un servizio informatico non è considerato editore, dall'altro gli viene data carta bianca sulla censura più ampia fino alla dicitura ''altrimenti discutibile'', che contiene tutto il possibile, cioè sull'indirizzamento editoriale del discorso. Su questo punto, nel corso del 2020 è stata combattuto il primo round del contenzioso tra il presidente allora in carica, Donald Trump, e la proprietà di Twitter { [14][15] ... } che sappiamo essersi concluso con il ban dell'account del primo dopo i fatti di Capitol Hill [16][17], non solo su quella piattaforma social ma anche su Facebook, YouTube [18], e altre [19]. Poi gli scoop detti Facebook Files [20] e Twitter Files [21], e le ammissioni dei diretti protagonisti { [22][23] ... } hanno palesato uno schema censorio diretto dall'amministrazione Biden al fine di bloccare le opinioni critiche sulle narrazioni ufficiali principali, incluse quelle di Trump [24]. Infine, Elon Musk ha comprato la società Twitter Inc. [25] e ha cambiato il nome del social succinto ( 280 caratteri al massimo per post sono a disposizione degli utenti non abbonati ) in X [26], e Donald Trump, che nel frattempo ha lanciato la sua piattaforma social Truth { [27][28] ... [29] }, ha potuto riutilizzare il suo vecchio account [30][31]. 1.3 Da leggere. Per concludere il paragrafo, appunto la sezione dell'Electronic Frontier Foundation ( EFF ) dedicata alla Sezione 230 [32] ed in particolare alle protezioni conferite da quella legge ai blogger [33]. Sulla libertà di parola e di espressione delle proprie opinioni negli USA, consiglio un saggio di Elisabetta Grande [34]. |