L'AMMINISTRAZIONE DI FACEBOOK FINISCE COINVOLTA NEI DUE ASPETTI DELLA GUERRA GLOBALE IN ATTO: 1) L'ASPETTO RIGUARDANTE LO SCONTRO FRA CLASSE LAVORATRICE DEI PAESI OCCIDENTALI ED ELITES PROMOTRICI DELLA GLOBALIZZAZIONE; 2) L'ASPETTO RIGUARDANTE LO SCONTRO GEOPOLITICO FRA CONCEZIONE UNIPOLARE E MULTIPOLARE DEL MONDO.
di Riccardo Paccosi
Sta procedendo tutto a grande velocità.
La società americana Cambridge Analytica avrebbe, col sostegno logistico dell'amministrazione di Facebook, utilizzato i dati di milioni di utenti per orientare i risultati delle elezioni presidenziali americane e, forse, anche quelli del referendum sulla Brexit nonché delle ultime elezioni politiche nei paesi europei.
Questa notizia ha appena fatto in tempo a diffondersi, 48 ore fa, che immediatamente è stata aperta un'indagine dalla Federal Trade Commission americana, è stata convocata riunione d'emergenza alla Camera dei Comuni inglese, nonché effettuata un'interrogazione dal presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani. Infine, è partita in tutto il mondo una campagna virale con l'hashtag #DeleteFacebook, che invita a cancellarsi da questo social network.
Tutto questo, improvvisamente, getta nuova e nitida luce sulle parole pronunciate da George Soros al forum di Davos del 26 gennaio scorso: in quell'occasione, il noto e influente speculatore finanziario utilizzò premesse condivisibili come la posizione monopolista di facebook, per giungere poi a far comprendere, in maniera non troppo velata, come si fosse determinata una saldatura tra il social network e le istanze populiste (che Soros, nel suo intervento, ovviamente ha definito "nazionaliste").
Possiamo dire che facebook sia sprofondata con tutte le scarpe all'interno d'una dinamica di contrapposizione che investe, oggi, il mondo intero. Siamo dinanzi a una guerra globale, cioè, articolata su due livelli distinti ma al contempo profondamente intrecciati: il primo livello consta di una guerra sociale, per il momento declinata pacificamente entro il piano elettorale; il secondo livello consta di una contrapposizione geopolitica fra Stati riguardante il futuro assetto del mondo, per il momento declinata sotto forma di "guerra fredda".
1 – IL LIVELLO DELLO SCONTRO SOCIALE
Riguardo al primo livello, vediamo un'èlite liberista-globalista che vuole dissolvere gli Stati-nazione in quanto ostacolatori e rallentatori dei processi di accumulazione dei mercati finanziari. Insieme agli Stati-nazione, l'intento di questa èlite progressista - che s'identifica perlopiù con la sinistra politica - è quello di dissolvere inevitabilmente le Costituzioni e le legislazioni degli Stati e dunque, cancellando queste ultime, azzerare tutte le forme di protezione sociale conquistate dal movimento operaio nel XIX e XX secolo e fissate nelle normative nazionali.
Dinanzi a questo progetto di salto all'indietro nel tempo di oltre due secoli, la classe lavoratrice dei paesi occidentali risponde votando le formazioni politiche populiste; infatti queste ultime sono le uniche che - seppure a parole e in molti casi in malafede - accolgono le istanze di sovranismo e protezionismo provenienti dalla classe lavoratrice.
2 – IL LIVELLO DELLO SCONTRO GEOPOLITICO
A fianco di questo livello di guerra sociale, si delinea poi lo scontro geopolitico. L'assetto internazionale del mondo, sta assumendo una configurazione sempre più multipolare. Una configurazione di cui l'asse dei paesi raccolti nella sigla Brics - con il loro intento di creare un sistema di credito alternativo a FMI e Banca Mondiale - costituisce l'epifenomeno. E la Russia - materializzando questo multipolarismo con inedite saldature geopolitiche collegate ai gasdotti - rappresenta il nemico principale dei sostenitori della visione opposta, vale a dire la visione d'un mondo unipolare a guida anglo-americana che trent'anni fa, ai tempi del crollo del blocco sovietico, era stata invece ritenuta ineluttabile.
Oggi, le stesse forze che puntano in Europa e negli Stati Uniti alla dissoluzione degli stati-nazione e alla distruzione di tutte le forme di welfare state, sono le stesse che si dimostrano pronte a rischiare una guerra nucleare su suolo europeo al fine di scongiurare il consolidamento multipolare delle relazioni internazionali.
Queste forze hanno nomi e cognomi: per quanto riguarda gli Stati Uniti, sono le banche d'affari, le grandi corporation, l'èlite diplomatica e militare, il Partito Democratico e tutta l'area della sinistra liberal, l'ala neocon del Partito Repubblicano; per quanto riguarda l'Europa, sono le granzi aziende sovranazionali, i dirigenti della Commissione Europea e della Banca Centrale Europea legati per via personale alle banche d'affari americane, i leader dei partiti di centrosinistra nonché di quelli liberali di centrodestra.
Questo fronte progressista punta a una società senza protezioni in cui la maggioranza della popolazione divenga forza-lavoro a bassissimo costo e, al contempo, coltiva l'opzione di resettare il mondo con la guerra nucleare.
Chi invece si pone in continuità con una visione egualitaria della cittadinanza e del bene comune, chi si riconosce nel principio marxista d'una società fondata sulla cooperazione collettiva, chi si riconosce nella memoria storica dell'internazionalismo proletario contro le predazioni dell'imperialismo, chi ritiene vadano assunti al tempo di oggi alcuni dei principi dei movimenti socialista e comunista, non può che essere nemico del progetto sopra citato.
Questo vuol dire schierarsi contro quella filosofia imperiale che, da sempre, vuole imbrigliare gli uomini e le popolazioni sotto un principio di Unità trascendente: dunque significa schierarsi contro la dissoluzione degli stati-nazione e altresì schierarsi - contro gli Stati Uniti e contro l'Unione Europea - a favore dei Brics e cioè a favore d'un mondo multipolare.
Questo significa, qui e ora, avversare una campagna contro facebook la cui implicazione, oltretutto, consta del tentativo di invalidare o comunque screditare dei risultati elettorali a suffragio universale solo perché questi ultimi sono stati sgraditi alle èlite guerrafondaie del liberismo-globalismo.
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