Testata

Sogni




Una scena del film “Fino alla fine del mondo”


[ Claire ] Che sta facendo?
[ Sam ] Sta cercando di registrare i suoi stessi sogni. Il procedimento è lo stesso: capta i segnali del suo cervello, e li trasforma in immagini sullo schermo.
[ Claire ] Non sembra che ottenga buoni risultati.
[ Sam ] Aspettiamo...

dialogo

[ ... ]

1

Siamo ad uno stadio avanzato del processo di incapsulamento degli Homo nel Matrix.
Una vera-e-propria tossico-dipendenza tecnologica endemica di cui abbiamo già tanti esempi [ 1 , 2 ... ] – ed è sufficiente osservare quanta gente usa → viene usata dal furbofono nelle strade, sui mezzi pubblici, sulle auto ( anche al volante ), in ufficio ... eccetera – e furba, siccome la profilazione degli utenti oggi ci propone i gadget da comprare su Amazon e altri negozi on-line, e domani ci proporrà sogni su misura dai quali la grande maggioranza non vorrà più sloggare per tornare alla cruda materialità del Mondo Concreto, all'esame di Realtà basico consistente nella propria immagine allo specchio, senza filtri migliorativi e ritocchi digitali.


2

Wim Wenders ha anticipato il fenomeno di massa, descrivendone la dipendenza patologica, nel film “Fino alla fine del mondo” [ 3 ].
Oggi, chi guarda la sequenza sopra esposta, riconosce facilmente nel dispositivo portatile tenuto nelle mani dei protagonisti uno smartphone, e magari, riconoscendosi nella protagonista, si sente a disagio.
Quando il film uscì, correva l'anno 1991, ovvero 16 anni prima della produzione del primo iPhone.

Vi sono rappresentati anche i cruscotti computerizzati che oggi sono di serie sulle automobili [ 4 ] e altro.
Ma oltre il focus sui prodotti tecnologici ( pure importante per discorso che sto tramando ) persiste il leit motiv della tecnologia come mediazione tra il soggetto e la Realtà Concreta.
Come mostrato magistralmente all'inizio di questa sequenza, nella lascivia della protagonista Claire interpretata da Solveig Dommartin :




3

Allargando la prospettiva, c'è dell'altro ancora.
Come scrive Vincenzo Carlini in un'eccellente recensione sul sito Movieplayer.it [ 5 ] che vi invito a leggere integralmente :



Recensione Fino alla fine del mondo (1991)

Il mondo è un'illusione creata dalle forme e dai colori che l'uomo manipola a sua immagine e somiglianza. E questa illusione non può essere riprodotta tecnologicamente se non distruggendo la stessa natura umana. Un moderno romanzo per immagini firmato Wim Wenders.

Recensione di Vincenzo Carlini — 08/05/2006

Fino alla fine del mondo è, per proporzioni e per tematiche affrontate, il film più ambizioso girato da Wim Wenders. Sin dall'inquieto girovagare dei protagonisti (quindici città, sette nazioni e quattro continenti), la sensazione è quella di un lungo viaggio attraverso il mondo, ma come ruotando intorno allo stesso punto di un incolmabile vuoto interiore. Una voragine esistenziale causata dal progresso. Su tutto incombe l'imminente esplosione di un satellite nucleare che, una volta avvenuta, non farà altro che accelerare la progressiva divaricazione fra tradizione e modernità, gli stessi concetti chiave del film.

[ ... ].

Movieplayer.it


[ ... ]

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2 commenti:

  1. Io mi chiedo come mai un numero cosi' elevato di persone anelano a peggiorare la realta'.
    Ho scritto della sozzura in provincia di Foggia.
    Qui potrei pensare ai sinistranti razzzisti anti che importano delinquenti, balordi, nocenti, criminali a moltitudini e poi si ritrovano la guerra civile sotto casa.
    Ah, ma tanto ci sono i trastulli virtuali.
    Una forma di regressione generale.
    Mah.

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